Intervista a Maria Pia Corbelli del Terra di Siena International Film Festival

Maria Pia Corbelli
Il festival, ideato da questa versatile donna oltre il consueto, si appresta a spegnere le ventotto candeline senza perdere smalto.

Dal sesto numero de L’Altro Femminile, donne oltre il consueto, scarica il PDF della rivista o sfogliala online.

Maria Pia Corbelli racconta con entusiasmo di essere appena tornata da Roma. Ha consegnato la targa Manuel De Sica, una vita per la musica a Shigeru Umebayashi, talentuoso compositore giapponese autore di colonne sonore leggendarie come quella per La foresta dei pugnali volanti, pellicola del 2004 di Zhang Yimou, o per il più recente Mi fanno male i capelli di Roberta Torre. Le immagini dell’incontro a Roma, dove Umebayashi è giunto per ritirare il premio alla carriera in occasione del Festival del Cinema, dimostrano che il trasporto del musicista non era da meno. Si dà il caso, infatti, che la targa sia stata istituita nel 2015 in onore dello scomparso compositore Manuel De Sica, amico e collaboratore di Corbelli, da lei definito un intellettuale a trecentosessanta gradi, un artista dotato di grande umanità. E che la sua colonna sonora per la versione cinematografica de Il giardino dei Finzi-Contini, diretta dal padre Vittorio nel 1970, pare abbia colpito molto, all’epoca, il musicista giapponese. Maria Pia Corbelli ripercorre rapidamente la sua carriera partendo dalle origini. Gli inizi a Siena, dove giunse da Modena per collaborare con Silvio Gigli alla rivista La Voce del Campo; l’impegno nell’attività di restauro di capolavori cinematografici svolto per oltre dieci anni per conto dell’azienda Philip Morris Progetto cinema che volle proprio lei come responsabile e grazie alla quale Corbelli ebbe la possibilità di invitare nel centro toscano personalità internazionali, premi Oscar e Nobel. La volontà, conclusa questa esperienza, di rimboccarsi le maniche e creare un festival cinematografico nella città in cui ha scelto di vivere e che tanto le ha dato. Un festival che non ha mai subito interruzioni, nonostante i momenti difficili, come la crisi finanziaria del Monte dei Paschi e il Covid-19.

Corbelli risponde con cortesia, coinvolge amabilmente Vittoria Chillon, una delle sue giovani collaboratrici, e anche l’amica regista e sceneggiatrice Roberta Torre, che la raggiunge durante l’intervista. Dopo alcuni minuti l’impressione che si ha parlando con lei è quella di trovarsi davanti alla manifestazione di qualcosa di raro: il sincero entusiasmo unito a un’altissima professionalità. La capacità di avere mille volti, ognuno dei quali ha qualcosa di importante da raccontare.

Lei è giornalista, poeta, autrice teatrale, mentore per i giovani. Quale di queste definizioni sceglierebbe per sé? Oppure pensa che ognuna abbia caratterizzato un periodo preciso della sua vita?

«Io sono tante Mapi, come vengo chiamata. Mi calo nel personaggio. Se mi trovo con i ragazzi mi comporto da insegnante, anche severa quando è giusto, ma sempre trasmettendo la passione che serve per superare gli ostacoli e che viene prima dell’aspetto economico. Il denaro non deve mai essere il nostro interesse primario. La poesia l’ho ereditata da mio padre. Quando avevo tredici anni e abitavo a Modena gli dissi che volevo fare la scrittrice e fu lui a inviarmi a Siena, la sua città d’origine. Tra i suoi amici c’era Silvio Gigli, personaggio noto del giornalismo e della televisione, insieme a un altro mio maestro, Mario Celli. Ho passato intere giornate in tipografia, a odorare il profumo del piombo, ed è questa la scuola che è rimasta dentro di me. Mi ha insegnato che ci vogliono innovazione e tradizione e che senza il passato non si può guardare al futuro. Quando c’è il festival, invece, cambio identità e metto le vesti di presidente e conduttrice. Trasmetto la passione e l’entusiasmo che vivo e le persone lo sentono: per questo, negli anni, ho mantenuto i contatti, la stima sincera e l’amicizia di molti. Nonostante il narcisismo che domina il mondo del cinema.»

Come descriverebbe, in una frase, il rapporto con la città in cui ha scelto di vivere, Siena?

«Amo Siena e il Palio, e seguo la corsa da giornalista, pur non essendo un’assidua frequentatrice della mia contrada, il Leocorno. Ma sento che la città mi ha dato più di quanto le abbia dato io. Si immagini che, quando ho ricevuto la Medaglia d’oro del Comune di Siena dal Concistoro del Mangia nel ‘91, mentre ero sul palco del teatro ho visto cadere fiori dall’alto del loggione: erano le donne del Leocorno che mi omaggiavano! Era stata proprio la mia contrada a segnalarmi per il premio.»

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Continua a leggere l’intervista a Maria Pia Corbelli sul sesto numero de L’Altro Femminile.

Silvia Roncucci

Foto in alto: Maria Pia Corbelli

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