Lentamente muore di Martha Medeiros: sognare e vivere senza limiti

lentamente muore - Martha Medeiros
«Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.»

La mattina, adoro svegliarmi leggendo una frase, una prosa o una poesia, pensando che non sia una casualità ma un incoraggiamento per affrontare la giornata. Oggi mi sono imbattuta in Lentamente muore (A Morte Devagar), una bellissima poesia di Martha Medeiros e subito sono andata a leggere la sua biografia, perché non la conoscevo. Credo sia una cosa necessaria conoscere la storia dell’autrice; saperne di più mi consente di sentire più profondamente le parole e il vissuto della scrittrice mi aiuta a legare con il suo pensiero. Con mia sorpresa la sua biografia non è molto ricca di dettagli e non rivela la natura profonda e sensibile che ho trovato nel leggere queste bellissime parole, ma ugualmente penso che la poetessa le abbia scritte per mettere in risalto il fatto che, dal momento in cui ci arrendiamo e non tentiamo più di realizzare i nostri sogni e i nostri progetti, smettiamo di vivere, non letteralmente ma dentro di noi.

Martha Medeiros (Porto Alegre, 20 agosto 1961) è una giornalista e scrittrice brasiliana. Figlia di José Bernardo Barreto de Medeiros e Isabella Matos de Medeiros, è giornalista per il giornale Zero Hora di Porto Alegre e per O Globo di Rio de Janeiro. Si è laureata nel 1982 alla Pontificia Università Cattolica di Rio Grande do Sul (PUCRS) a Porto Alegre. Dopo aver lavorato in campo pubblicitario, si è trasferita per nove mesi in Cile e lì ha cominciato a scrivere poesie. Tornata a Porto Alegre, ha iniziato a scrivere come giornalista proseguendo anche la sua carriera letteraria.

La curiosità che ho trovato su questa poesia è che erroneamente era stata attribuita al poeta cileno Pablo Neruda; invece, Lentamente muore è di Martha Medeiros, pubblicata per la prima volta nel 2000 sul quotidiano Zero Hora. È dedicata alle persone che non hanno il coraggio di cambiare ed è definita un’ode alla vita. In effetti sono parole che portano a riflettere, sono forti e taglienti. Ne ascolto il suono, ne prendo atto, cammino insieme a loro, perché è questo il compito della poesia: condurre in luoghi inesplorati del nostro essere in cui spesso non vogliamo entrare. Mentre le parole scorrono, penso, e sicuramente anche voi penserete: quando sono diventata schiava delle abitudini? Ho rinunciato davvero ai miei sogni? È troppo tardi?

Troppi quesiti… non soffermatevi troppo sul perché e il quando sia accaduto. Il tempo passa e ciò che possiamo fare è utilizzarlo al meglio, cercando di migliorare il nostro vivere quotidiano. Questo non lo dobbiamo solo a noi ma a tutte le persone che amiamo e che influenziamo con il nostro umore. La soluzione, che poi è ciò che suggerisce la poesia, è esplorare nuovi luoghi, cercare nuove strade, nuove esperienze, nuovi volti da conoscere. Leggere, studiare, essere curiosi, creativi, sognare, lasciarsi andare, superare i propri limiti. Essere felici significa anche essere grati alla vita, saper godere della bellezza che abbiamo intorno e non dare tutto per scontato.

Prendiamoci cura di noi e delle parole che utilizziamo, perché hanno un’importanza fondamentale. Usandole nel modo corretto e con rispetto credo che possa essere possibile cambiare e realizzare le cose che crediamo impossibili. «Il sapere rende liberi, è l’ignoranza che rende prigionieri.» (Socrate)
Ora vi lascio alla lettura di questa bellissima poesia consigliando, se mi posso permettere, di non pensare a ciò che avete già fatto nella vostra vita, ma a ciò che potete ancora fare per realizzare almeno uno dei vostri sogni.

Debora Menichetti

In alto: Martha Medeiros – Foto di Cicero Rodrigues

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e non cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita,
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

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