La poesia nel dì di domenica: di nuovo insieme ad Anne Sexton

Anne Sexton
La sua poesia è il tormento di un’anima volubile e fragile. In pubblico sofisticata e affascinante, nel privato era tutta un’altra storia.

Vestita con abiti lunghi, prima di salire sul palco si toglieva le scarpe e si accendeva una sigaretta. Poi iniziava a leggere le sue poesie con una voce profonda e seducente. Erotica e vulnerabile, Anne Sexton aveva tutte le caratteristiche giuste per stregare chi andava ad ascoltarla.

Grande poeta degli anni ’60, si fa conoscere per il linguaggio schietto e passionale. È molto seguita e acclamata durante le sue letture pubbliche, ed è la migliore interprete delle sue poesie: i suoi versi, uniti al suo charme, hanno un impatto ammaliatore e immediato anche se raccontano il suo piccolo mondo incrinato. Parla infatti di aborto, di salute mentale, di adulterio e di sesso. Confida il suo immaginario intimo e l’impatto sul pubblico è potente.

Nelle performance pubbliche risulta affascinante e disinibita, ma fra le mura di casa è tutta un’altra storia. Nel privato Anne Sexton combatte con istinti suicidi, ricoveri in ospedali psichiatrici e una lunga storia di dipendenza da psicofarmaci e alcool. Scrivere poesie le concede il tempo per analizzare se stessa e comprendere l’origine dei suoi problemi. Non è una poeta facile da lasciare e grazie alla sua voce ribelle ha aperto la strada a un nuovo modo di essere donna e di fare poesia. Quindi, dopo Giovane e Noi,  Serena Betti e io abbiamo deciso di riproporvi un altro componimento estratto da Poesie d’amore, per la traduzione di Rosaria Lo Russo.

Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge Le tue mani ostinate di Anne Sexton. Buon ascolto.

Debora Menichetti

Foto in alto: Anne Sexton

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le tue mani ostinate

Poi a letto penso a te,
la tua lingua metà oceano, metà cioccolata,
alle case dove entri con disinvoltura,
ai tuoi capelli di lana d’acciaio,
alle tue mani ostinate
e come rosicchiamo la barriera
perché siamo due.
Come vieni e afferri la coppa di sangue,
mi ricompatti e bevi la mia acqua salata.
Siamo nudi.
Ci siamo denudati fino all’osso
e insieme nuotando risaliamo il fiume,
l’identico fiume chiamato Possesso
e vi sprofondiamo insieme. Nessuno è solo.

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