Michela Murgia una, due, tre, dieci… cento esistenze vissute con passione

Michela Murgia
Ci ha lasciatә ieri una grande donna. Abbiamo scelto di ricordarla attraverso la sua stessa voce, con le sue parole che rimarranno per sempre parte di noi.

«Non dire mai: di quest’acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata.»
(Accabadora, Einaudi, 2009)

«Tutti quei veicoli ad alto impatto emotivo e bassissimo conflitto critico che fondano le nostre convinzioni molto più di quanto possiamo arrivare a stimare, specialmente quando le assimiliamo da bambini.»
(Ave Mary: e la chiesa inventò la donna, Einaudi 2018)

«Dire che il fascismo è un’opinione politica è come dire che la mafia è un’opinione politica; invece, proprio come la mafia, il fascismo non è di destra né di sinistra: il suo obiettivo è la sostituzione stessa dello stato democratico ed è la ragione per cui ogni stato democratico dovrebbe combatterli entrambi — mafia e fascismo — senza alcun cedimento.»
(Profilo ufficiale Facebook, 2 settembre 2017)

«Il buon senso popolare è convinto nel profondo del fatto che sì, Adamo sarà stato anche ingenuo e sciocco a cascarci, ma alla fine dei conti il tutto è partito dalla donna. La colpa della morte, e insieme di tutta la condizione di fatica e limite propria dell’esperienza umana, è quindi di Eva, archetipo primo del genere femminile.»
(Ave Mary: e la chiesa inventò la donna, Einaudi 2018)

«Bisognerebbe difendersi dalle prime volte, perché consumano la nostra capacità di evocare la meraviglia.»
(Chirù, Einaudi, 2015)

«Come gli occhi della civetta, ci sono pensieri che non sopportano la luce piena. Non possono nascere che di notte, dove la loro funzione è la stessa della luna, necessaria a smuovere maree di senso in qualche invisibile altrove dell’anima.»
(Accabadora, Einaudi, 2009)

Michela Murgia
Michela Murgia, Salone internazionale del libro di Torino, 2023

«Perché alla fine ha ragione Stephen King, l’orrore è nel quotidiano, non è nel mostro che viene dallo spazio, è nella tazzina di caffè che non hai bevuto perché ha squillato il telefono.»
(Il mondo deve sapere, 2006)

«Non c’è stato di famiglia che possa vincere la battaglia contro i pomeriggi di sole estivo in cui si è riusciti a infilare il primo pallone in porta tra le grida dei compagni, o liberato insieme una libellula gigante entrata per sbaglio in un retino per farfalle. Cosa può il richiamo del proprio sangue contro la consapevolezza di essere stati la causa involontaria del primo sangue sgorgato dal ginocchio di un amico?» (L’incontro, Einaudi, 2014)

«Grace [Jones, ndr] nel documentario grida, salta, strepita, fa tutto “fortissimo” e rivendica questa forza. “Se sei un uomo forte, sei un professionista. Se sei una donna forte, sei una stronza.”»
(Morgana, Mondadori, 2020)

«Il dolore è nudo, e il nero serve a coprirlo, non a farlo vedere.»
(Accabadora, Einaudi, 2009)

«Capita a tanti di ammalarsi di tumore e di uscirne vivi. Dovremmo metterci tutti insieme noi sopravvissuti. E parlarne, farlo sapere che il cancro non è un “male incurabile”. Invece ti resta attaccato una specie di pudore. Forse perché dal cancro, anzi dall’idea di cancro, non si guarisce mai. I medici ti dicono: “Tutto ok, il male non dà segni di vitalità”. Sì. Tu però sai che il tumore è come un signore che, seduto su una panchina, se ne va dimenticando il giornale. Potrebbe tornare a prenderlo in qualsiasi momento. O non tornare mai più. Da lì ho deciso che voglio vivere tutto. Ho addosso quello che Carmen Consoli, in una canzone, chiama “il senso spietato del non ritorno”.»
(Donnamoderna, intervista, 8 marzo 2016)

Redazione

In alto: Michela Murgia a Verona durante la manifestazione “Se non ora quando” del 13 febbraio 2011 – Foto di Cinzia Inguanta

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