Le magnifiche diciotto: Toni Morrison, amatissima dall’America e dal mondo

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Prima donna afroamericana a vincere il Nobel per la letteratura. Le sue opere riempiono i silenzi della narrativa americana.

Nel pantheon delle  magnifiche diciotto, rubrica dedicata alle scrittrici Nobel per la letteratura, la figura di Toni Morrison spicca per un motivo ancor più profondo. La sua vittoria nel 1993 non fu solo un riconoscimento al suo genio letterario, ma segnò un momento storico. Toni Morrison fu infatti la prima donna afroamericana a ricevere questo prestigioso premio. Un traguardo che ha dato voce a secoli di storie silenziose, in particolare quelle delle donne della sua comunità, protagoniste di secoli di oppressione.
La sua vittoria fu motivata dalla sua capacità di dare vita a «un aspetto essenziale della realtà americana» attraverso «racconti caratterizzati da forza visionaria e rilevanza poetica.»

Toni Morrison, pseudonimo di Chloe Ardelia Wofford, nata a Lorain, Ohio, il 18 febbraio 1931 e scomparsa a New York il 5 agosto 2019, è considerata dalla critica un’autrice postcoloniale per i temi che ha trattato e il valore politico della sua opera.

Un’infanzia tra storie e studio

Chloe Anthony (o Ardelia) Wofford, la futura Toni Morrison, nacque in una famiglia operaia emigrata a Lorain per sfuggire al razzismo del profondo Sud. Fin da bambina, dimostrò una spiccata propensione per lo studio e una profonda passione per la lettura. Questa sua inclinazione fu probabilmente ereditata dai genitori, grandi amanti delle storie popolari.

Proseguì i suoi studi presso la Howard University di Washington, dove iniziò a farsi chiamare Toni. Successivamente, si specializzò in letteratura inglese alla Cornell University, presentando una tesi su William Faulkner e Virginia Woolf.

Dall’editoria alla cattedra, sempre al servizio della sua comunità

Dopo aver insegnato in diverse università tra il 1955 e il 1964, Toni Morrison intraprese una nuova e significativa carriera. Tra il 1964 e il 1983, lavorò come redattrice presso l’editore Random House di New York. Prima di questo incarico, Morrison era stata sposata e aveva divorziato dall’architetto giamaicano Harold Morrison, con cui aveva avuto due figli e da cui prese il cognome con cui oggi la conosciamo. Nel suo ruolo di redattrice, supervisionò la pubblicazione di numerosi autori afroamericani, tra cui figure di spicco come Gayl Jones, Toni Cade Bambara, Angela Davis e Muhammad Ali.

Nel 1974, Toni Morrison curò un progetto di particolare importanza: The Black Book. Questa raccolta di documenti storici esplorava la schiavitù e la vita quotidiana degli afroamericani nei secoli passati. Il lavoro di ricerca non solo ebbe profonde ricadute storiografiche e antropologiche, ma fornì a Morrison anche il materiale di partenza per uno dei suoi romanzi più celebri, Beloved. Infine, ottenne una cattedra intitolata a Robert F. Goheen presso la prestigiosa Università di Princeton, dove insegnò scrittura creativa fino a pochi anni prima della sua scomparsa.

La nascita di una scrittrice, la voce di un popolo

Il debutto di Morrison come romanziera è avvenuto nel 1970 con The Bluest Eye (L’occhio più azzurro).  È la storia tragica di Pecola Breedlove, una bambina nera che desidera avere gli occhi azzurri per sentirsi amata e accettata. Questo libro, innovativo per l’epoca, ha inaugurato una produzione artistica che ha affrontato in modo inedito le questioni razziali e di genere in America.

Nelle sue opere, ritornano con insistenza alcuni temi fondamentali: il valore della memoria, l’importanza della comunità e la forza femminile. Morrison ha espresso la chiara volontà di raccontare il mondo dal suo punto di vista di afroamericana e di donna. Di fatto si mise in opposizione dialettica sia alla cultura bianca dominante sia al potere maschile, anche all’interno della comunità nera. Attraverso la sua scrittura, ha dato una cornice di dignità alle tormentate vicende del suo popolo, in particolare delle donne, che sono le grandi protagoniste dei suoi romanzi. Queste sono indagate nella loro duplice oppressione – razzismo e maschilismo – e in una pluralità di aspetti come il ruolo nella società afroamericana, l’amicizia, la sorellanza, la maternità e la crescita personale.

Morrison ha sempre rigettato l’etichetta di «scrittrice poetica» poiché, a suo dire, spostava l’attenzione sullo stile, relegando le storie ai margini. Accettava invece con convinzione di essere definita «donna, scrittrice e nera», una posizione fertile che le ha permesso di colmare i silenzi della letteratura americana.

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Le magnifiche diciotto Nobel per la letteratura

La potenza di Amatissima

Tra i suoi romanzi, Amatissima (Beloved), pubblicato nel 1987, rappresenta un culmine della sua arte e le è valso il Premio Pulitzer nel 1988. Il romanzo è ispirato a una tragica vicenda di cronaca, quella di una schiava fuggiasca che uccise la figlia per non farla ricatturare. Morrison affronta la pesante eredità della schiavitù e del razzismo attraverso una storia dal forte impatto emotivo. È un libro che disorienta e prostra, ma che, come scrive Maria Tortora, «non può mancare.» La scrittrice ha dedicato Amatissima agli oltre sessanta milioni di schiavi morti durante il “Middle Passage“, la traversata che li conduceva dall’Africa alle Americhe.

Il romanzo è principalmente una storia di donne, madri, possesso e riscatto. Baby Suggs, schiava per sessant’anni, afferma: «A questo mondo non c’è la sfortuna, ci sono solo i bianchi.» La casa al 124 di Bluestone Road, dove vivono Sethe e sua figlia Denver, è infestata dal rancore di una bambina. Sethe, la madre, scappata dalla schiavitù, è tormentata da immagini dolorose e dalla paura radicata del possesso. La sua decisione di uccidere la figlia senza nome, Beloved (Amatissima), piuttosto che vederla tornare in schiavitù, è il cuore della tragedia. L’arrivo di Paul D, un vecchio compagno di schiavitù, inizialmente scaccia il fantasma. Poi, però Beloved ritorna con un corpo, risorta dall’acqua, a reclamare sua madre.

Il romanzo è permeato da una componente prodigiosa e spiritica che si fonde naturalmente con la realtà. Questo rende la storia magica e violenta, un’ondata emozionale intensa e senza confini. Morrison ha saputo raccogliere le storie di uomini che non hanno avuto voce, scavando nell’essenza della schiavitù e nelle indicibili sofferenze psicologiche patite, in particolare dalle donne schiave.

La narrazione di Morrison si declina attraverso uno stile diversificato e sperimentale. Ad esempio, in Beloved utilizza una forma particolare di realismo magico, di matrice africana. In Jazz, invece, cerca di riprodurre l’andamento musicale e  in Paradise impiega una polifonia di voci femminili. La sua lingua è evocativa, ricca di immagini. Impiega l’inglese parlato dagli afroamericani e sperimenta scelte inconsuete, richiedendo impegno ai lettori ma ripagandoli con immagini folgoranti.

Un esempio della forza dei suoi scritti si trova nel brano di Amatissima che descrive la sorellanza: «Tenendosi per mano, stringendosi l’una all’altra, volteggiavano sul ghiaccio. […] Ognuna di loro sembrava voler aiutare l’altra a stare in piedi, eppure ogni ruzzolone non faceva che raddoppiare la loro gioia.» Questo passaggio cattura l’idea di cadere insieme, rialzarsi insieme, e ridere insieme ancora più forte, simbolo della resilienza femminile. In un altro estratto, l’incontro tra Sethe e Paul D è un’esplorazione complessa dell’intimità e del desiderio, dove le aspettative vengono deluse e i personaggi si confrontano con la propria vulnerabilità.

Un monumento alla cultura americana e mondiale

Dal suo Premio Pulitzer e, in particolare, dopo il Nobel, Toni Morrison è diventata un vero e proprio monumento vivente della cultura americana. È stata anche un riferimento importante per l’intera comunità nera degli Stati Uniti. La sua vasta opera, che include romanzi, saggi, testi teatrali e libri per bambini, ha esplorato la perdita d’identità dei neri nei momenti più minacciosi della storia americana.

La sua profonda influenza si riflette anche nella sua vicinanza al Partito Democratico e nel suo schierarsi con Barack Obama per le elezioni presidenziali del 2008. Non a caso, il suo libro Amatissima è stato adattato al cinema nel 1998 in un film diretto da Jonathan Demme, con protagonisti Oprah Winfrey e Danny Glover

Sebbene la pellicola sia passata inosservata in Italia, il sodalizio con Oprah Winfrey è stato fondamentale per far conoscere i suoi romanzi a un pubblico più vasto. Ciò avvenne grazie al Book Club dello Oprah Winfrey Show, che generò un picco di vendite superiore persino a quello del Nobel e del Pulitzer messi insieme.

Toni Morrison ha cambiato per sempre il modo di raccontare un mondo, dando voce a chi non l’aveva. La sua è una delle diciotto voci femminili che hanno contribuito a modellare la letteratura mondiale, dimostrando che la parola può essere un’arma potente nella lotta per un mondo più giusto e umano. La sua eredità continua a vivere, amatissima dall’America e dal mondo, un faro che illumina le crepe e le fragili speranze del nostro tempo.

Cinzia Inguanta

Foto in alto: Toni Morrison, New York City, 26 febbraio 2008, di Angela Radulescu da Wikimedia Commons

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