Pillole di femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #46

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Dal quinto numero de L’Altro Femminile, la pillola di oggi da Outside (Emma Books, 2020) della scrittrice Velma J. Starling.

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.

Billy ha dieci mesi ed è un tosa inu, originario del Giappone. Sessanta chili di bastianazzo da combattimento color cioccolata con la forza di un orso, il carattere di un cucciolone e lo stomaco di uno struzzo.

Il problema sta appunto nello stomaco. Dopo due giorni di inappetenza e atteggiamento depresso, ieri il proprietario ce lo ha portato. Ci sono volute le lastre all’addome per scovare il problema: quel salame si è ingoiato tre palline da tennis, finite nel suo giardino dal centro sportivo dietro casa sua. Abbiamo predisposto l’intervento e oggi siamo stati in sala operatoria in tre, ad aprire e ricucire la pancia di Billy. Il salame si è risvegliato dall’anestesia ed è in sala degenze, imbottito di antidolorifici. Dovrà passare qui la notte.

Adesso sono quasi le sette: in ambulatorio siamo rimasti Giorgio e io. Paolo si è dileguato un quarto d’ora fa, gli scadeva il parcheggio. Giorgio dovrà rimanere a sorvegliare Billy fino alle dieci, quando Teresa gli darà il cambio.

«Lia, vado a casa. Torno più tardi.»

«Come?» Devo aver capito male.

«Mi raccomando il cane, eh? Non ha una bella cera.»

«Un attimo. In che senso vai a casa?»

«Nel senso che Alessandro ha due linee di febbre, quindi vado a mangiare e torno verso le otto, massimo otto e un quarto.»

«Giorgio, no, stasera non posso. Il turno era tuo, io ho da fare. Con Ale non c’è Susanna, in ogni caso?»

«Sì, però mi fa piacere vederlo, prima che vada a dormire.» Prende la giacca dall’attaccapanni. «Tanto, in questi casi tu dai sempre la disponibilità.»

«Per stasera non l’avevo data! Ti ho avvisato da giorni che oggi non potevo fermarmi, ricordi?»

«Calmati, mi sarò confuso, non mi pare una tragedia.»

«Giorgio, io – ho – un – impegno.»

«E io – ho – una – famiglia, che cazzo!» Afferra la valigetta. «Lia, se per un’oretta in più devi piantarmi una grana ogni volta, forse tutta ’sta passione per questo lavoro non ce l’hai. Io per almeno tre o quattro anni dopo la laurea ne ho fatti a valanghe, di straordinari.»

Mi impongo di sorvolare sull’uso del turpiloquio, devo rimanere calma. «Ti sembra che mi sia mai tirata indietro? Oggi però…»

«Lo vedi? “Oggi però.” Sì, ti stai tirando indietro.»

Non riesco a credere alla sua faccia tosta. «Stasera: dopo mesi che non mi sono mai rifiutata una volta. E per inciso, se ci sono da fare così tanti straordinari, forse vuol dire che in questa struttura iniziamo a non bastare più.»

Ha la faccia di un prete di fronte a una scarica di bestemmie. «Ma sei deficiente?! Secondo te, per le poche ore in più che vi chiedo dovrei prendere un’altra persona, eh, genio? E con cosa la pago?»

Dal turpiloquio generico è passato all’insulto. Resta sul pezzo, Lia, resta sul pezzo. «Per le ore che mi chiedi. Non hai le stesse pretese con le tirocinanti e con Paolo, e non sto parlando solo dei turni come questo.»

«Sai che per le questioni più delicate non posso affidarmi alle tirocinanti .»

«E Paolo? Non poteva farle lui, queste tre ore?»

«Lo uso per altre incombenze, non certo per questa.»

«Scusa?»

«Andiamo, da che mondo è mondo per i lavori di assistenza è più indicata una donna.» Indica Billy, ancora addormentato. «Devi solo stare qua a non far nulla finché non torno, non è che serva una mente.»

Passo sopra anche ai commenti sessisti – Ada a quest’ora avrebbe dichiarato guerra – e cerco di farlo ragionare con le buone. «Giorgio, stavolta no. Ti prego, non incasinarmi proprio questa sera.»

«Oh che palle!» Emette un verso, accompagnato da un eloquente sventolio delle mani. «Allora, diciamo che ti faccio un favore e me la sbrigo in quaranta minuti, eh? Contenta? Mica possiamo lasciarlo da solo, il cane, spero che almeno questo ti sia chiaro.»

«Qua… quaran…»

«Sì, sì, quaranta, basta che la pianti!»

Cammina veloce, esce e si chiude la porta alle spalle. Avrei dovuto mettergli fisicamente le mani addosso, per trattenerlo. Stringo i pugni, chino la testa. Un fastidio pungente si insinua agli angoli degli occhi. Perché gli permetto di trattarmi così?

Perché devo tenermi il lavoro, ecco perché.

Velma J. Starling

Estratto dal romanzo Outside, di Velma J. Starling, ed. Emma Books (2020)

In alto: Elaborazione grafica di Erna Corsi

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