Le dee vergini: introspezione e creatività. Estia e la vita interiore

Questa dea rappresenta la stabilità interiore, la meditazione, il dialogo interno, nonché un nucleo importante di creatività.

La terza dea vergine a cui ci dedichiamo è Estia, rappresentata da un punto di vista astrologico da una Luna in Pesci, oppure una Luna Nettuno, o in dodicesima casa. Questa dea fu la prima nata di Saturno a cui era stato predetto che sarebbe stato detronizzato da uno dei suoi figli, e che pertanto prese l’abitudine di divorarli non appena usciti dal ventre della loro madre, la titanide Rea.

In qualità di primogenita quindi la nostra Estia fu la prima a venire ingoiata dal padre. A lei seguirono Demetra ed Era, dee violate di cui ci occuperemo in seguito, e i fratelli Ade, Poseidone e Zeus. Arrivò il giorno in cui proprio quest’ultimo forzò il padre a espellere i fratelli ed Estia, dal momento che era stata inghiottita per prima, fu l’ultima a uscire dalle viscere paterne.

La dea rimase da sola all’interno del ventre di Crono, al buio, più a lungo di tutti i suoi fratelli. Già questo racconta tutto di lei e in effetti la mitologia non vi si sofferma se non per pochi altri accenni. Ci viene descritta più volte la sua castità: innanzitutto nel rifiutare di unirsi in moglie a uno dei potenti fratelli e poi nell’ostinato rifiuto che oppose alla dea dell’amore, Venere, i cui piaceri disdegnò sempre.

Ancora, ci viene narrato che la dea rinunciò a rivestire qualsiasi ruolo di spicco tra gli Olimpici ed è proprio questo aspetto ad aver determinato la scarsità di aneddoti che la vedono come protagonista. Estia diventerà quindi la dea del focolare domestico, una sacerdotessa, una dea senza volto, nascosta, da cui la mancanza di una sua iconografia precisa, ma venerata in ogni casa e in tutti i templi. La prima e l’ultima a essere invocata, poiché primogenita del dio Crono e ultima a uscirne.

Analizzando questo archetipo femminile possiamo notare innanzitutto come questa dea mostri una differenza sostanziale rispetto alle altre due dee vergini, Artemide e Atena; queste ultime sono infatti concentrate su traguardi “esterni” – un progetto, una realizzazione – mentre Estia è focalizzata su un obiettivo interno, ma, come nel caso degli archetipi femminili, non dipendente dalle relazioni. Il suo vero scopo è la vita interiore, la spiritualità, la creatività, il contatto con quel centro intelligente divino che ognuno di noi possiede. Lei è quella voce che parla comunque, anche quando non le diamo credito.

Tutti noi possediamo un pezzetto dell’archetipo di Estia, che possiamo riconoscere ogniqualvolta udiamo quella vocina che ci collega alla nostra verità interiore. Estia rappresenta la mancanza del bisogno di influenzare le decisioni altrui o il mondo in generale, è un tipo di Luna che si disinteressa dei ruoli ben definiti, tant’è che la dea cedette il suo posto sull’Olimpo a Dioniso. Estia rappresenta la stabilità interiore, la meditazione, il dialogo interno, nonché un nucleo importante di creatività.

"Estia in Grazia", Egitto, VI secolo d.C., Collezione Dumbarton Oaks
“Estia in Grazia”, Egitto, VI secolo d.C., Collezione Dumbarton Oaks

Il problema di questo femminile è sicuramente un eccesso di rapporto con l’inconscio e con l’interiorità in generale, che può, in assenza della mediazione da parte di altri archetipi, condurre la persona a inibire la socializzazione e a essere fortemente carente sul piano della concretizzazione. La creatività infatti è del tutto sterile se non viene espressa, così come inutile finisce per essere la voce interiore, se non consente di dare vita a qualcosa. Questo femminile è inoltre particolarmente sensibile al linguaggio simbolico, che riesce a decifrare con maggiore facilità rispetto ad altre lune, ma, ancora una volta, questo è lettera morta, se non viene comunicato.

Il femminile Estia ama molto la solitudine, ne ha in realtà bisogno proprio per connettersi con se stesso, ma, se in eccesso, può portare all’isolamento per l’incapacità di condividere i propri contenuti. In un tema natale questo archetipo spesso descrive madri che sono percepite di una profondità pressoché insondabile, però in un qualche modo evanescenti, poco presenti, tant’è che uno dei problemi di questo femminile è il rapporto col corpo.

La Luna Estia delinea una mamma fortemente ispirata, il che può andare benissimo per un figlio adulto, perché può diventare un esempio, però finché è molto piccolo questa modalità può far sentire il bambino immerso in una fortissima angoscia, dovuta alla solitudine che avverte introno a sé. Vi è poi il tema della diversità collegato a questo archetipo. E avere una mamma diversa dalle altre, ovvero in qualche modo strana, mette sempre in crisi i bambini piccoli, anche se, ancora una volta, superata l’infanzia questo tipo di madre può far sentire una persona autorizzata a vivere più serenamente la propria diversità dalla norma.

Concludiamo con la dea Estia la conoscenza delle dee vergini. Questi archetipi femminili hanno dovuto attendere molto tempo per vedere un riscatto sociale e culturale, forse solo da pochi decenni possiamo dire di avere la possibilità di viverle appieno. E sono proprio loro ad aver consentito alla donna di conoscere se stessa e di sperimentare l’ebrezza di vedere un proprio progetto prendere forma nel mondo, cosa, fino a poco tempo fa, consentita per lo più solo al mondo maschile. In questo risiede, a mio avviso, la grande bellezza di questi tipi di femminile.

Iniziando dal prossimo articolo, faremo la conoscenza delle “dee vulnerate”, gli archetipi che si dedicano alle relazioni, alla cura e al nutrimento. Scopriremo le loro meravigliose caratteristiche, ma vedremo anche che, qualora non siano mediate dalla presenza di una dea vergine, possono divenire fonte di grandissima sofferenza per chi le mostra nel tema natale.

Stefania Marchesini
FB: Il Salotto Astrologico di Stefania Marchesini
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Foto in alto: Estia – Hestia Giustiniani, II secolo d.C., copia di un originale in bronzo del V secolo a.C. Roma, Museo Torlonia.

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