La segretaria del dottor B., miniracconto di Elena Marrassini

Elena Marrassini - La segretaria del dottor B.
[…] Siamo da sole, io, lei e la vecchia al telefono. Lo sento che è vecchia da come le si rivolge: si parla così solo ai vecchi e ai bambini.

La segretaria alla reception degli studi medici assortiti batte sui tasti del pc e produce nel silenzio un suono penetrante e lucido, come le sue unghie di smalto cotto. 

«Signora Isa» sussurra, e mi fa cenno di andare da lei al banco mentre compone un numero di telefono. Chiudo il libro che ho in grembo, abbasso gli occhiali sul naso, ché dalla distanza ci vedo ancora bene, e noto che non batte solo con gli indici, usa tutte le dita, pollice compreso. Dattilografa? Esiste ancora? Magari ha imparato a usare tutte le dita affinché il laccato delle unghie si consumi in maniera uniforme.

È sveglia la ragazza, batte sui tasti veloce, velocissima, senza perdere la concentrazione anche se parla al telefono tenendo la cornetta tra orecchio e spalla con la testa piegata sopra il suo profumo buono come di vaniglia e di fragole che si sente fino a qui.

Siamo da sole, io, lei e la vecchia al telefono. Lo sento che è vecchia da come le si rivolge: si parla in quel modo solo ai vecchi e ai bambini. Immagino lo sforzo di averla dovuta chiamare, alle 15 di un lunedì pomeriggio, con tutta la settimana davanti. E le unghie che ancora hanno la luce del weekend appena trascorso. Mi porge un foglio, lo prendo e torno a sedermi. Carta al sapore di vaniglia e fragole, la mangerei.

«Signora B.? Chiamo dallo studio del dottor B.» le dice, e la vecchia ha capito subito: amato dottor B., quello delle punture alle rughe glabellari, quello che dona l’espressione rilassata, a lei che rilassata non deve esserlo stata mai, mi pare di vederla. E di sentirla. In effetti si sente da qui, urla che sembra un pianto rotto. La sua barboncina Vanessa non c’è più.

«No. Signora, cosa mi sta dicendo? Adoravo Vanessa, mi dispiace tantissimo, come è successo? Ah, capisco, quindi era una vecchina, povera Vanessa.» E subito la segretaria vorrebbe mordersi le labbra per ciò che ha detto, quelle labbra che ancora non hanno bisogno degli aghi del dottor B.

E se ne accorge, lei, se ne accorge che la vecchia ha bisogno di coccole e gliele fa, anche se sono coccole al telefono. Smette di battere sui tasti e fa le coccole alla vecchia, tesoro di ragazza profumata alla vaniglia e fragole.

Anche io da vecchia voglio una segretaria che mi telefoni, mi consoli, mi ricordi gli appuntamenti con gli aghi che mi daranno quell’espressione sul volto, quella che da giovane non ho mai avuto. Che mi faccia una manicure perfetta come la sua e si affezioni alla mia barboncina Vanessa, anzi al mio schnauzer. Perché io da vecchia avrò finalmente un cane di razza schnauzer. Maschio. Di taglia media. Intelligente, giocherellone, affabile. Soprattutto fedele.

Lo chiamerò Vanessa e nessuno me lo farà notare, perché sarò vecchia e con l’espressione sempre serena e rilassata, da non rompere, da non scheggiare più.

Elena Marrassini

Foto in alto: di MedicAlert UK su Unsplash

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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