La poesia nel dì di domenica presenta Tsering Woeser e la poetica dell’oppressione

Tsering Woeser
Tsering Woeser, attivista, blogger e scrittrice tibetana che usa le parole come mezzo di resistenza e  libertà di espressione.

Tsering Woeser è una delle voci più influenti e coraggiose della letteratura tibetana contemporanea. Nata nel 1966 a Lhasa, nel Tibet centrale, è cresciuta sotto l’occupazione cinese, un’esperienza che ha profondamente segnato la sua opera letteraria e la sua vita. Le sue poesie e i suoi scritti non sono solo opere di valore poetico, ma testimoniano anche la resistenza culturale e la lotta per i diritti del suo popolo.

Dopo aver studiato letteratura cinese all’Università delle Minoranze Nazionali del Sud-Ovest a Chengdu, la poeta ha inizialmente scritto in cinese, cercando di conciliare le sue radici tibetane con il contesto politico e culturale dominante. Costretta a vivere a Pechino per motivi di sicurezza, la sua lontananza dal Tibet è vissuta come una prigione, che non le ha impedito di continuare la sua battaglia attraverso la scrittura.

La sua opera ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello internazionale, tra cui il Courage in Journalism Award della International Women’s Media Foundation nel 2010, il Premio Internazionale per la Libertà di Stampa del Comitato per la Protezione dei Giornalisti e il Premio PEN per la Libertà di Scrivere. Questi premi testimoniano il coraggio e la determinazione di Tsering Woeser nel denunciare le ingiustizie e mantenere viva la memoria culturale e storica del Tibet.

La sua poesia, intrisa di passione e dolore, non è solo espressione artistica, ma un vero e proprio atto di resistenza che denuncia le violazioni dei diritti umani e sensibilizza l’opinione pubblica internazionale. Tsering Woeser è un esempio di come la letteratura possa trascendere i limiti fisici e diventare un’arma di difesa e di lotta.

La sua affermazione «C’è un popolo – quello tibetano – che può essere difeso anche con un foglio di carta su cui viene scritta una poesia che si trasforma in coltello» riflette perfettamente l’essenza della lotta pacifica e simbolica dei tibetani.

Attraverso le sue parole, riesce a trasformare la poesia in un potente strumento di resistenza e difesa, capace di tagliare attraverso la censura e portare alla luce le sofferenze e le domande di un popolo intrappolato in un paese ufficialmente multietnico ma che non ammette il diritto alla differenza. Dimostra come l’arte e la letteratura possano essere utilizzate per combattere l’oppressione e promuovere la giustizia, rendendo la parola scritta un coltello affilato contro l’ingiustizia.

Ed è proprio con questa poesia che vogliamo farvi conoscere e amare questa poeta, simbolo di coraggio e libertà. Una vera donna oltre il consueto.

Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi Un foglio di carta può diventare un coltello di Tsering Woeser. Buon ascolto.

Debora Menichetti

Foto in alto: Tsering Woeser

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un foglio di carta può diventare un coltello

Un foglio di carta può diventare un coltello
– anche piuttosto affilato.
Stavo soltanto voltando la pagina
quando l’anulare della mano destra
mi si è tagliato sulla nocca.
Nonostante fosse piccola,
la ferita ha iniziato a sanguinare.
Un filo sottile come la seta, e pungeva un po’.
Sorprendente trasformazione,
dalla carta al coltello:
ci dev’essere stato un errore o
qualche tipo di svolta.
Un normale foglio di carta… un brivido di paura.

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1 commento su “La poesia nel dì di domenica presenta Tsering Woeser e la poetica dell’oppressione”

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