La poesia nel dì di domenica: “Mattutino” di Louise Glück

louise gluck
Ricordiamo oggi la poeta, morta a ottant’anni il 13 ottobre scorso, che nel 2020 ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura.

Louise Glück, considerata una delle più grandi esponenti della poesia americana, è nata a Long Island nel 1943 da una famiglia di immigrati ebrei originari dell’Ungheria. I genitori hanno sicuramente influito nella sua formazione. Dal padre, che avrebbe voluto diventare scrittore, ha ereditato l’inclinazione letteraria e dalla madre, una delle poche donne laureate in quei tempi, l’interesse per la letteratura e la mitologia classica.

Ha pubblicato una dozzina di raccolte di poesia, la prima, Firstbone, è uscita nel 1968. Quello che colpisce chi legge è il suo tono asciutto, essenziale, il suo rigore espressivo che derivano anche dall’elaborazione di un’anoressia nervosa di cui ha sofferto durante l’adolescenza. Un interessante viaggio all’interno dei suoi versi è stato curato dalla redazione di Le Lettere.

Il Premio Nobel è arrivato dopo altri riconoscimenti molto importanti: nel 1993 le è stato assegnato il Premio Pulitzer per la raccolta L’iris selvatico e nel 2014 ha vinto il National book Award.

Quando l’Accademia svedese la scelse «per l’inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza dell’individuo» rispose con un commento piuttosto sarcastico: «Potrò comprarmi una casa in Vermont.»

La prima poesia che presentiamo è tratta dalla raccolta L’iris selvatico in cui la poeta dialoga con i fiori in un giardino, che si trova proprio nel Vermont, citando i suoi familiari, in questo caso il padre.

È una poesia intima, personale, con risvolti che rimandano a Emily Dickinson, che la poeta non ha mai gradito perché voleva essere solo se stessa.
L’elaborazione video è realizzata da Debora Menichetti.

Serena Betti

Foto in alto: Louise Glück

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Mattutino

Padre irraggiungibile, quando all’inizio fummo
esiliati dal cielo, creasti
una replica, un luogo in un certo senso
diverso dal cielo, essendo
pensato per dare una lezione: altrimenti
uguale… la bellezza da entrambe le parti, bellezza
senza alternativa… Solo che
non sapevamo quale fosse la lezione. Lasciati soli,
ci esaurimmo a vicenda. Seguirono
anni di oscurità; facemmo a turno
a lavorare il giardino, le prime lacrime
ci riempivano gli occhi quando la terra
si appannò di petali, qui
rosso scuro, là color carne…
Non pensavamo mai a te
che stavamo imparando a venerare.
Sapevamo solo che non era natura umana amare
solo ciò che restituisce amore.

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