Pillole di Femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #42

«Sono tredici giorni e tredici notti che non penso ad altro, che ogni sera durante la cena guardo i servizi al telegiornale.» La pillola di oggi è di Paola Giannò che nel 2018, per un esercizio di scrittura sul flusso di coscienza, aveva immaginato qualcosa di impensabile sul ponte Morandi. Eppure…

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.

Anche oggi ho timbrato. Sono trentadue anni che timbro, ogni mattina alle sette e trenta precise. Sono una persona precisa io, lo sono sempre stato ed è sicuramente una delle ragioni  per cui il dottor Santoni ha proposto al Consiglio la mia candidatura per la poltrona vacante di Direttore Tecnico.
Se tutto andrà come previsto sarà tutto perfetto e io porterò Linda e i ragazzi a mangiare il pesce a Portofino, e magari faremo finalmente il viaggio alle Maldive che vogliamo fare da tutta la vita.

Sarebbe stato tutto perfetto se io non fossi un coglione  e se, almeno una volta nella vita,  avessi lavorato come si deve invece di rimandare la perizia che è sul mio tavolo da diciotto mesi. No, dico, diciotto mesi. Ma ti rendi conto che razza di cretino che sei? Io ci ho provato a parlarne con il dottor Santoni, ma poi non c’è stato il tempo.

Non c’è stato mai il tempo in diciotto mesi. Io avrei voluto non autorizzare quella verifica, perché anche un bambino di otto anni avrebbe capito che non era più il caso di continuare ad autorizzare interventi provvisori che stavano solo spostando il problema ormai da non so quanto. Anche un bambino lo avrebbe capito e io, con una laurea in ingegneria con centodieci e pure la lode, sono stato a palleggiarmi quella cazzo di verifica.

Per cosa poi? Solo e unicamente per non indispettire il dottor Santoni, che di queste pratiche spinose non ha mai voglia di parlare. Solo perché sono uno schifoso e rivoltante leccaculo, un uomo zerbino che pur di non mettersi in contrasto con il capo rinnegherebbe perfino sua madre.
Sono passati tredici giorni da quel cazzo di quattordici agosto.

Sono tredici giorni e tredici notti che non penso ad altro, che ogni sera durante la cena guardo i servizi al telegiornale e penso che il mio cuore si fermerà e io crollerò morto stecchito sopra quel cavolo di piatto di mozzarella e pomodoro condita con origano, basilico e un filo d’olio.

Sono tredici giorni che non riesco a guardarmi allo specchio. Sono tredici giorni che entro ogni mattina in ufficio, saluto, sorrido, mi siedo alla scrivania e alle undici precise prendo il caffe con il dottor Santoni, macchiato e senza zucchero come piace a lui anche se a me il caffe macchiato non è mai piaciuto. Sono tredici giorni che mi faccio schifo.

Non lo so se qualcuno si accorgerà mai di quella cartellina trasparente per inserti con l’etichetta “Morandi“ che è sulla mia scrivania da diciotto mesi.
Potrebbe anche accadere che nessuno si ricordi, è già successo altre volte e non ci sarebbe da meravigliarsi. Certo le altre volte non c’erano state quarantatré vittime, ma è anche vero che non c’è mai stata un’altra volta come questa.

Non è mai successo che il ponte di un’autostrada venisse giù sopra la città come se fosse stato costruito con i mattoncini della Lego. Potrebbe anche succedere che quella maledetta promozione sia già stata autorizzata e venerdì prossimo il dottor Santoni mi convochi nella sua stanza per darmene notizia e stringermi la mano.

Non so cosa fare di quella maledetta cartellina trasparente, vorrei bruciarla in modo che sparisca per sempre, ma se anche le dessi fuoco so bene che non sparirà mai e resterà per sempre pesante come i corpi di quelle quarantatré persone.

Paola Giannò

In alto: Elaborazione grafica di Erna Corsi foto di pastel100

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