Pillole di Femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #30

Nella recente serie Netflix, una coraggiosa Anna dai capelli rossi affronta il tema della parità di genere sfidando un’intera comunità.

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.

Qualche giorno fa vi ho parlato della serie Netflix Chiamatemi Anna. All’interno dell’articolo c’è una piccola citazione, tratta dal settimo episodio della terza stagione. Senza spoiler eccessivi, vi dico che uno dei personaggi si comporterà in modo molto irrispettoso con una ragazza, situazione che, rapportata ai nostri giorni, purtroppo è ancora comunissima. Anna si accorge del torto subito ed è l’unica, tra i coetanei, che prende le difese della povera ragazza offesa. Mossa da un fervore incontrollabile, di nascosto, la notte, scrive un articolo e lo stampa, facendo trovare il giornale la mattina dopo davanti alla chiesa. Ovviamente desterà scandalo. Una ragazzina di sedici anni che afferma con tanto impeto che le donne sono libere, che non sono assoggettate né assoggettabili agli uomini e che, anzi, hanno pari valore e dignità. Le azioni di Anna portano a una censura imposta, ma i ragazzi non ci stanno.

Sig.na Stacy: «Vorrei avere notizie migliori. Penso che l’unica opzione sia stare al loro gioco per un po’ e poi in futuro, magari, ci ripenserò.»

Gilbert: «Nessuno li costringe a leggere il giornale. E quali sono queste nuove regole?» La signorina Stacy passa un foglio a Gilbert, che lo legge a voce alta. «Che tempo fa, i cappelli, racconti agricoli, ma alla zootecnia nessun accenno o riferimento.»

Moody: «È un bene che non scriva più.»

Diana: «Che cosa hai detto?»

Moody: «Se Anna fosse qui direbbe semplicemente “usate l’immaginazione” e poi troverebbe il modo di rovinare ciò che è rimasto del giornale a tutti noi.»

Gilbert: «Non ci dimentichiamo com’è cominciato tutto. È cominciato con Billy Andrews che manca di rispetto a Josie Pye.»

Tillie: «E Anna avrebbe dovuto farsi gli affari suoi.»

Gilbert: «Anna ha difeso una persona che ha subito una crudeltà, quella persona potevi essere tu.» Gilbert prende il giornale e inizia a leggere. «“Le donne contano anche da sole, non in relazione a un uomo.” Qualcuno qui è in disaccordo?» Tutti tacciono, Gilbert continua a leggere. «”Tutte meritiamo il diritto all’autonomia fisica e di essere trattate con rispetto e dignità. Di dire basta ed essere ascoltate, invece di venire costrette e derise e convinte che gli uomini sappiano più dei nostri desideri di noi.” Che ne pensi, Moody, ne sai più tu di quello che c’è nella testa di Ruby di lei?»

Moody: «Io a malapena so una cosa.»

Ruby: «Di sicuro io ne so più di lui.»

Gilbert continua a leggere: «”Non sono gli uomini che completano le donne, le donne sono già complete nel momento in cui vengono alla luce.” Lo sapete che difenderebbe ognuno di voi. Malgrado ciò che state dicendo di lei, lei farebbe la cosa giusta. Ecco chi è lei.»

Dopo l’ultima frase di Gilbert entra Anna, che viene accolta a braccia aperte dai suoi amici. Insieme mettono a punto un piano per rivendicare il loro diritto alla libertà di parola.

Nonostante siano passati tanti anni dalla fine dell’800, periodo in cui è ambientata la serie, le donne non si sono ancora completamente liberate da restrizioni e divieti imposti dagli uomini, e questo in qualsiasi campo. Nella finzione della serie la differenza la fa il cipiglio orgoglioso e sfrontato di una giovane donna, ma nella realtà dobbiamo farla noi, donne e uomini, e non cedere mai il passo a chi ci vorrebbe meno.

Serena Pisaneschi

Foto in altro: di Kellepics su Pixabay e Valerio Errani

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