Dead to me, la solidarietà femminile oltre i limiti convenzionali

Dead to me
Fino a che punto può arrivare l’empatia tra donne? Fin dove ci si può spingere per dare e ricevere quel sostegno che spesso manca?

Dead to me è una serie Netflix uscita nel 2019 che conta tre stagioni, la terza arriverà qui in Italia in autunno. La storia è molto semplice. Jen e Judy si incontrano in un gruppo di sostegno per persone che hanno subito un lutto, stringono amicizia e, ben presto, il loro legame diventerà molto profondo. Sicuramente vi starete aspettando un “ma”, ebbene vi deluderò dicendovi che, al posto del “ma”, c’è un grandissimo “nonostante”.

Senza svelarvi niente della trama, che puntata dopo puntata regala suspense, colpi di scena e la bramosia di vedere la successiva, posso dirvi che non rimarrete delusi. A cominciare dalle due donne protagoniste, così diverse e tanto complementari, fino ad arrivare a inevitabili risvolti emotivi che nasceranno in chi seguirà le loro vicende. Jen, la bravissima Christina Applegate, è una donna irascibile, determinata, indipendente. Madre di due figli, gestisce il lutto della vedovanza con spavalderia, l’unica arma che ha per combattere i suoi sensi di colpa. Judy invece è una donna dolce, materna e remissiva. L’altrettanto brava Linda Cardellini dà vita a un personaggio adorabile e altruista, che subisce la vita più che affrontarla. C’è tanto dentro le esistenze di ognuna, ma quelle che più sono evidenti sono le mancanze emotive che entrambe provano sulla pelle. Jen e Judy sono estremamente diverse ma così complementari da non poter fare a meno l’una dell’altra, anche quando vicende, verità nascoste e scelte sbagliate si metteranno tra loro.

Secondo la mia lettura, Dead to me è una serie che va oltre quello che bravi sceneggiatori scrivono e capaci attrici mettono in scena. È una serie che parla di solitudine, di bisogno di aiuto, di empatia. È un grandissimo esempio di solidarietà femminile, mostra un legame stranissimo e intenso, a tratti forse morboso, ma che solleva vicendevolmente le donne che si trovano a vivere la storia raccontata. Perché al di là della trama, della spettacolarità e del bisogno di tenere incollato chi guarda ai fini dello share, quella che davvero colpisce è la parte umana di Jen e Judy. Due donne che si trovano nel modo più assurdo che possa esistere e che si restano accanto nonostante tutto. Il bisogno di non sentirsi sole, la necessità di sapere di poter contare su qualcuno. Il diritto di essere arrabbiate, fragili, stanche, tristi, abbattute, in difficoltà… in una parola: umane. Io non vedo l’ora di vedere la stagione conclusiva di questa serie per ritrovare ancora tutte e due nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà e ben oltre la morte (altrui). Perché certe amicizie vanno al di là di tutto, come dovrebbe sempre fare l’amore vero. E l’amicizia profonda che cos’è se non un amore vero? Jen e Judy ce l’hanno dimostrato benissimo.

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Una scena di Dead to me

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