Boomer: meglio il walkman o Spotify? Generazioni a confronto

Walkman o Spotify
Al giorno d’oggi accedere alla musica è molto facile, ma siamo sicuri che questa facilità non ne pregiudichi  la qualità e il godimento?

Carissime boomer, meglio il walkman o Spotify? Sono boomer anche io, anche se faccio di tutto per nasconderlo. Dico sempre che ho tre età: quella mentale, quella anagrafica e quella del corpo. Tralasciamo l’ultima e concentriamoci sulle prime due.

C’è una splendida gag di Teresa Mannino che si paragona agli adolescenti di adesso quando sostiene, più o meno come sto cercando di fare io ora, di sentirsi ancora adolescente dentro: nella sua testa è ancora una quindicenne che ascolta gli Spandau Ballet con il walkman.

Peccato che quindici anni non li abbiamo più, peccato che gli Spandau Ballet siano andati in pensione e peccato che adesso ci siano gigaglioni, teraglioni di musica quasi gratuita in vari cloud e il walkman sia stato rimpiazzato da un cellulare che, connesso a internet, permette di ascoltare quasi qualunque cosa gratis.

Ecco, non ascolto più nulla in cuffia, se non in rare occasioni, ma ascolto musica sempre. Continuo a vantarmi con tutti dei miei settanta gigabyte di musica che conservo gelosamente su due dischi fissi (uno di backup). Perché scegliere questa modalità se ho a disposizione così tanta varietà melodica nel cloud?

Perché noi boomer abbiamo un repertorio musicale diverso da quello degli adolescenti e dei giovani o anche solo dei trentenni di oggi. E io, del mio repertorio musicale, vado piuttosto fiera. Intendiamoci: non ho smesso di ascoltare le novità musicali, ma seguo percorsi tutti miei, che vengono da molto lontano.

Non solo ho tanti classici (che onestamente si trovano ovunque) del rock, del funky, del jazz, della musica sinfonica, ma anche e soprattutto perché in questi settanta GB di musica che ho raccolto con cura nei decenni ci sono cose rarissime, indie, alcune non più in commercio se non a prezzi pazzeschi. Ad esempio?

tango dei miracoliAd esempio Tango dei miracoli di Riondino, quando ancora si faceva chiamare David e non Davide. Uscito in edicola nel 1987 e completamente illustrato da Manara. Oggetti di culto direi. Lo si trova a prezzi abbastanza infedeli su eBay.

Come per esempio Sajncho Namčylak. Oppure come una raccolta di musica greca raccattata accidentalmente per strada durante un viaggio. Gente, musicisti, che su Spotify, Amazon Music e tutti i grandi cloud a pagamento che propongono miliardi di brani, non si trova.

Non sto dicendo che ascoltare musica col walkman fosse meglio, dico solo che raccogliere musica durante il corso della vita scambiandosela con gli amici su musicassette tutte colorate e scritte a mano, o trovandola seguendo percorsi imprevisti, è molto diverso dall’averla servita su un piatto d’argento con la stessa noia con cui si passano in rassegna le immagini di Instagram.

Io ho sempre avuto un rapporto molto intenso con la musica: a dodici anni andavo a scuola con una musicassetta di Wish You Where Here e pretendevo che i miei compagni condividessero con me la grande emozione che mi dava il suo ascolto. Per anni sono stata punita nel mio amore per la musica, un amore non così condiviso come si potrebbe pensare.

Mio marito continua a dire che uomini e donne (mi dice che una ricerca scientifica di non so che università lo ha confermato) hanno un approccio diverso alla musica: pare che il testo per gli uomini sia indistinguibile a un primo ascolto. Mio marito, infatti, non capisce nemmeno i testi in italiano se non li legge mentre vengono cantati. Mi dice che è per questo che io ho spesso la pelle d’oca per certe canzoni e lui invece si perde ad ascoltare solo la melodia. Sarà vero?

Onestamente non so se sia vero o meno, ma so che il viscerale rapporto che ho con certe canzoni, italiane, straniere, world, mi caratterizza da sempre e da sempre faccio moltissima fatica a trovare una tale passione per la musica in altri individui che non siano i musicisti stessi. Vorrei tanto, ma davvero tanto, sapere se sono l’unica donna a provare questo. Mi sentirei meno sola. E infine di nuovo quella domanda: meglio il walkman o Spotify?

Laura Massera

Foto in alto: di Florin Shmetz su Unsplash

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