Il grembo paterno di Chiara Gamberale, una culla che può diventare una prigione

Chiara Gamberale
Una notte intera per fare i conti con la vita e scoprire che l’amore devoto e infinito abita da un’altra parte.

Ho da poco concluso l’ascolto de Il grembo paterno, ultima fatica di Chiara Gamberale uscito per Feltrinelli il 28 ottobre 2021. L’autrice, già recensita in passato, ci regala un’altra eroina contemporanea, Adele, mamma single della piccola Frida. La sua storia è raccontata alternando presente e passato come corde di una treccia. Nella lunghezza di una notte (o forse di tutta la sua vita), i periodi della vita di Adele si scambiano in un’altalena affascinante e introspettiva. La protagonista così affronta situazioni vissute, per analizzarsi davvero per la prima volta e comprendere tanto di sé, probabilmente tutto.

Il grembo paternoOltre a Adele, Gamberale traccia personaggi che rimangono ben impressi nell’immaginario. La sua capacità di renderli tangibili è seconda solo alla sua bravura nel coinvolgere chi legge con storie che potrebbero essere quelle di chiunque. Al di là di nomi, luoghi o dettagli fisici, Chiara Gamberale dipinge caratteri e psicologie con pennellate definite e intrise di realtà. Così noi assistiamo alle dinamiche di una famiglia media, di una ragazzina alle prese con i primi amori, con l’adolescenza, con le fatiche (spesso romantiche) dell’età adulta e, soprattutto, scopriamo l’importanza del rapporto tra Adele e suo padre, che segnerà in modo profondo ogni altro suo rapporto con gli uomini.

In una notte d’inizio lockdown, anzi proprio “la notte” d’inizio, Adele si trova a fare i conti con il suo cammino di essere umano. È una notte di bilanci, di esami e di consapevolezze. Messa di fronte a un punto di rottura, di non ritorno se vogliamo, la seguiamo aspettare l’alba e, con lei, l’arrivo di una nuova certezza. C’è stato un tempo in cui le donne venivano indottrinate al dovere dell’amore assoggettato, al principe azzurro, all’insano bisogno di dover rispondere ai dettami della favole, alla falsa verità secondo la quale l’unico vero amore della vita possa essere solo quello verso un uomo.

In quelle ore in cui il buio culla insieme passato e futuro, tra la sirena di qualche ambulanza e il respiro sereno di sua figlia, Adele capisce che ha vissuto sempre dovendo obbedire a una menzogna. Capisce che non esiste uomo a cui doversi asservire, che sia quello che l’ha messa al mondo o che dice di amarla, perché l’unico amore vero, sconfinato e devotissimo è quello per i figli. È una consapevolezza importante, illuminante, salvifica. Un tesoro che le è costato molto e che ha conquistato proprio come va fatto: crescendo, accogliendo il sentore non conforme e leggendosi dentro giorno dopo giorno, dopo giorno.

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Chiara Gamberale

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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