L’isola dell’abbandono di Chiara Gamberale: ripartire da se stessi

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La parola “abbandono” non ha sempre un’accezione negativa, molte volte vuol dire anche lasciarsi andare per ritrovare la leggerezza di vivere.

«Ciao, sono Serena e sono gengle da nove anni.» Se fossi stata una dei personaggi che aprono L’isola dell’abbandono, romanzo di Chiara Gamberale edito da Feltrinelli, mi sarei presentata esattamente così. La storia che ci racconta Gamberale è quella di Arianna, un donna di quarant’anni diventata mamma da poco, e iniziamo a conoscerla proprio durante un incontro di genitori single. Se ne sta in disparte un po’ scettica, in profonda crisi con il compagno e se stessa, e ascolta i racconti degli altri partecipanti senza credere troppo in quel tipo di terapia.

La voce narrante ci parla di questa donna e di tutta la sua storia pezzo dopo pezzo, andando avanti e indietro da un coprotagonistaL'isola dell'abbandono all’altro. Ci parla del suo amore forte per un uomo debole, ma anche della sua debolezza di fronte allo stesso uomo che, su di lei, esercita una grande forza attrattiva. Ci parla di scelte, di smarrimenti e di rinascite, di tristezza e impotenza di fronte al non conosciuto ma anche fiducia nel nuovo e diverso.

Ma perché il titolo L’isola dell’abbandono? Perché una parte della storia è ambientata a Naxos, per il parallelismo con il mito di Arianna e Teseo e anche per un certo numero di abbandoni di diversa natura. Arianna si troverà a fare i conti con se stessa, con la percezione della vita che scorre nonostante lei. Con la terrificante consapevolezza che le cose accadono, che non può controllare tutto o vivere nella paura, perché sarebbe come non vivere.

L’abbandono amoroso, poi, è qualcosa su cui non ha potere, ma può decidere di lasciarsi andare a un altro tipo di abbandono. Mollare le redini del controllo, perdere il famoso filo, smettere di annullare se stessa per mettere in primo piano qualcun altro, di sentirsi responsabile per tutto e tutti. Abbandonarsi agli eventi della vita quindi, farsi portare da loro, nel bene e nel male, tenendo intatta la propria identità in amore come nella genitorialità.

Nel suo romanzo Chiara Gamberale affronta molti temi: dolore, coraggio, forza, debolezza, paura, ma soprattutto amore, anche e innanzitutto verso se stessi. Perché, come dice Lidia, un’altra mamma del gruppo di genitori single: «se sapessimo di cosa abbiamo bisogno, non avremmo bisogno dell’amore.»

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Chiara Gamberale

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