Quando le montagne cantano, la forza di una donna che non si è mai arresa

nguyen phan que mai
Quante difficoltà si possono affrontare nella vita? Tutte quelle che ci separano dal raggiungimento del nostro sogno.

La prima parola che mi viene in mente ripensando a Quando le montagne cantano di Nguyen Phan Que Mai, edizioni Nord, è: famiglia. Ho avuto il piacere di ascoltare questo romanzo tramite Sorytel e devo dire che sono state dieci ore e quaranta minuti intensi e coinvolgenti, una compagnia che ha saputo catturarmi e farmi emozionare.

L’autrice ci porta in Vietnam e dentro la storia di una famiglia, appunto, e lo fa usando due voci: Dieu Lan, la nonna, e Huong, la nipote. La ragazza narra il suo presente, la sua vita durante la guerra e subito dopo, la nonna invece si rivolge alla nipote raccontandole tutta la sua vita. È affascinante assistere a questa altalena di momenti vissuti, passare dall’ottica di Huong, un’adolescente che cerca di vivere la sua età, a quella di una donna anziana che porta sulle spalle il peso della propria storia. Dall’invasione francese all’occupazione giapponese, passando attraverso la riforma agraria e arrivando fino alla guerra del Vietnam, Dieu Lan ci trasporta in quella che è stata la sua vita travagliata. Conosciamo così i dolori che ha subito e le difficoltà che ha affrontato. La fuga dai comunisti, la separazione dai figli, ma soprattutto quella grande, tenace, incrollabile fiducia di rivedere, un giorno, la sua famiglia di nuovo unita.

Quando le montagne cantanoIo me le sono immaginate così, l’una seduta di fronte all’altra con un tè verde tra le mani. Dieu Lan che si commuove – facendo commuovere anche noi – Guava (nomignolo di Huong) che l’ascolta e capisce finalmente da dove arrivi la forza di sua nonna. Hanoi è bombardata, loro sono sfollate sulle montagne ed è lì che parlano, è lì che Dieu Lan comincia ad aprire il suo cuore alla nipote e Huong passa la linea dell’infanzia. Chi legge assiste a questo scambio, quasi un passaggio di testimone che non è solo tramandare la storia di una famiglia, ma quella di un intero Paese. Veniamo messi a conoscenza di aspetti sconosciuti, soprattutto perché, come è noto, la storia la scrivono i vincitori. Sentiamo l’umanità e odiamo la barbarie, percepiamo forti i legami di sangue e d’affetto, impariamo il rispettoso culto dei morti. Tocchiamo con mano tutto quello che ha dovuto passare un popolo – e potrebbe essere un qualsiasi popolo del mondo – per le scelte di pochi potenti. Tutto questo grazie alla voce di Dieu Lan, è lei la memoria che racchiude e abbraccia, la speranza che non si è mai persa. Huong ascolta e conserva, fa tesoro, e noi insieme a lei.

Il linguaggio usato dall’autrice è toccante e diretto allo stesso tempo. Il legame che vediamo crescere tra nonna e nipote cresce pagina dopo pagina, nell’abbandono alle confidenze di Dieu Lan e nell’accoglienza di Huong. Nello starsi accanto e proteggersi a vicenda, nel sostenersi nei momenti di sconforto. Non c’è dubbio che Dieu Lan sia la roccia a cui si aggrappa la ragazza, anzi tutta la famiglia, e non solo in senso figurato. «La nonna una volta mi ha detto che le sfide affrontate dal popolo vietnamita nel corso della storia sono come una montagna altissima. Io ne sono abbastanza lontana per scorgerne la vetta, ma ne sono ancora abbastanza vicina da accorgermi che adesso, quella montagna, è mia nonna. Sempre davanti a noi, sempre forte, sempre qui per proteggerci.»

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Nguyen Phan Que Mai

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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