Natascia Ugliano, l’illustratrice con la passione per il teatro

Natascia Ugliano
Da Milano a Firenze, dalla scenografia ai costumi e poi all’illustrazione alla scoperta del mondo in punta di pennello. 

Natascia Ugliano illustratrice con la passione per il teatro, mi accoglie con un raggiante sorriso sulla porta del suo atelier Fatacadabra. È un luminoso pomeriggio primaverile e, mentre mi accomodo su una poltrona un po’ retrò, accetto l’offerta di un caffè. Lascio vagare liberamente lo sguardo sui particolari che rendono l’ambiente caldo e accogliente, mentre i profumi di colori e solventi si mescolano a quello del caffè in arrivo e alle parole della nostra chiacchierata. 

Quando eri bambina, quale era il mestiere che pensavi di fare da grande?  

«Ho iniziato a disegnare fin da piccola, mi piaceva moltissimo; all’asilo avevo sempre dei colori con me in qualche tasca, poi alle medie il sogno era diventato il liceo artistico, che le professoresse consigliarono caldamente ai miei genitori. Fu quasi inevitabile la scelta del percorso accademico per frequentare il Corso di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera; da lì il mio sogno diventò realtà e non ho più smesso di disegnare.» 

Hai lavorato per dieci anni nel mondo del teatro e del cinema, c’è qualcosa che ti manca di quel periodo?  

«Ho avuto il privilegio e la fortuna di lavorare già durante gli ultimi anni di Accademia con le eccellenze del mondo del teatro, costumisti come Gabriella Pescucci e Nanà Cecchi, e altri bravissimi scenografi. Il teatro diventa una casa, diventa tutto il tuo mondo, ti assorbe completamente. Ho lavorato tanto per la lirica, per grandi produzioni e in teatri meravigliosi come La Scala, il Regio di Parma, il Massimo di Palermo, il Comunale di Bologna. Sono stati anni intensissimi con tanti viaggi a Londra e New York. Del teatro mi mancano soprattutto le persone conosciute, si creano legami forti, con molte sono tutt’ora in contatto e l’affetto resta per sempre.» 

Il tuo ricordo più bello? 

«I ricordi sono davvero molti. È stato meraviglioso quando, a ventiquattro anni, vivevo a Londra e, mentre studiavo inglese, lavoravo per una piccola compagnia teatrale al Barons Court Theatre. In quel periodo disegnai e firmai per la prima volta i costumi di due spettacoli, un bellissimo ricordo. Ma probabilmente non scorderò mai la sera in cui una straordinaria costumista, in un bellissimo ristorante di Parma, dopo la prima al Regio dell’opera Norma di Vincenzo Bellini, con una gentilezza incredibile mi chiese di diventare sua prima assistente costumista. Quel momento fu davvero magico e una dimostrazione di stima e affetto che non dimenticherò mai, pur avendo poi scelto altre strade.» 

Sarebbe stato possibile lavorare nel teatro e conciliare la tua attività con le esigenze di una famiglia?  

«Credo che tutto sia possibile, sicuramente non è semplice. Si tratta di scegliere e sapere dove si vuole arrivare. Lavorare in teatro come costumista o con altri profili richiede grande impegno, orari elastici e viaggiare e pertanto essere spesso lontano da casa. A un certo punto ho scelto il disegno, l’illustrazione e i libri. Questo mi ha permesso di realizzare il desiderio di esserci per la mia famiglia, per i miei figli, svegliarmi con loro, seguirli nella crescita, essere accanto a mio marito. Si tratta, come dicevo, di scelte professionali e di vita.» 

Natascia Ugliano, Scoprire la luna

Se tu fossi stata un uomo credi che avresti fatto la stessa scelta? 

«Non so se per un uomo sarebbe stato diverso, la mia scelta è stata soggettiva e dettata da un desiderio professionale ma anche personale; avevo iniziato a studiare illustrazione per l’infanzia due anni prima di lasciare il teatro. Credo che ognuno debba fare una scelta dopo aver capito dove vuole arrivare, cosa desidera. In alcuni lavori l’impegno richiesto è tanto, a volte scegliere un’attività che ti porta spesso e a lungo lontano da casa si concilia male con l’avere una famiglia. I fattori in gioco sono diversi, comprese le necessità economiche, ma credo siano soggettivi e ognuno, uomo o donna, li debba valutare in base alla propria vita.» 

Nel collaborare con case editrici sia italiane che straniere hai incontrato differenze nei confronti della tua professionalità?  

«Sicuramente all’estero c’è un grande apprezzamento per la cultura artistica italiana, per la nostra creatività in generale, nonché grande professionalità e rispetto per la preparazione che distingue il lavoro di ognuno. Ho collaborato con case editrici americane, inglesi , tedesche, cinesi, spagnole e mi sono sempre trovata bene incontrando correttezza e precisione nei pagamenti. I compensi sono molto diversi rispetto a quelli dell’editoria italiana, ma credo che altrove i libri siano considerati con maggior attenzione, oltre che essere più diffusi, rispetto al nostro paese. In Italia l’editoria per l’infanzia ha ripreso vigore negli ultimi anni, ma le piccole case editrici fanno sempre fatica, i costi di distribuzione sono ancora elevati e di conseguenza le royalties e gli anticipi sono più bassi. Lavorare nel proprio paese è una gioia, ma vivere esclusivamente d’illustrazione è sicuramente più difficile qui in Italia.» 

La natura e soprattutto alcuni animali sono l’elemento predominante delle tue illustrazioni. C’è un messaggio in particolare che vuoi trasmettere? 

«Amo la natura, è una fonte d’ispirazione continua, con i suoi colori e le forme non smette mai di stupirmi; spero di trasmettere queste emozioni con le mie immagini. Credo che rallentare, godere delle meraviglie che ci circondano e osservare un animale nel proprio habitat sia un’opportunità ineguagliabile. Il bosco si presta moltissimo all’ascolto, alla scoperta, al silenzio. Personalmente ho una predilezione per i lupi, che hanno grande forza di sopravvivenza e  capacità di adattamento; le volpi, spesso bistrattate,  sono animali tenaci e a mio parere di una bellezza e simpatia incredibili.» 

Ci regaleresti una frase o un commento di una/un tua/o giovane allieva/o che ti ha particolarmente colpita? 

«Proprio ieri una mia allieva, una giovane avvocata, durante il corso di pittura a olio, arrivata quasi a ultimare il suo quadro mi ha detto: “Grazie infinite per avermi fatto scoprire la pittura a olio.” La scoperta, questo è! La maggior parte dei miei allievi adulti arrivano dicendomi che non hanno mai tenuto una matita o un pennello in mano e non sanno far niente, ma avrebbero sempre voluto provare. Quando scoprono che è possibile, che dentro di loro c’è un mondo di colori e li sento affermare «Mi fai sentire un’artista!» è sempre una soddisfazione impagabile. A volte dire a qualcuno che è in grado di farcela vale più di tutto!» 

Paola Giannò 

Foto in alto Natascia Ugliano

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