Inseguimenti spettacolari, vita familiare, intelligenza artificiale sono stati alcuni dei temi dei telefilm anni ’80. Ricordiamone alcuni.
Nella mia Top ten di Natale vi ho parlato di alcuni telefilm anni ’70 che, ogni volta che passano in tv, mi fanno fare un tuffo nel passato. Voglio continuare la serie nostalgica ricordando con voi alcune serie tv degli anni ’80, anche queste iconiche e mai dimenticate. Scartabellando tra le pagine virtuali di internet ne ho trovate un bel po’, quindi credo proprio che non basterà un solo elenco.
Laverne e Shirley. Nato come spin-off di Happy days racconta la vita di due amiche, entrambe impiegate nella stessa birreria, e delle loro avventure lavorative e amorose. La serie è approdata in Italia nel 1980 e purtroppo sono state trasmesse solo le prime tre stagioni. Io però me ne ricordo con grande piacere.
I Jefferson. Sfido chiunque a dire di non aver mai visto una puntata di questo telefilm. Il sarcasmo di George era pungente, ma anche sua moglie Wizzie non gliele mandava a dire. Memorabili i siparietti tra George e la domestica Florence. Nella serie sono presenti anche i Willis, probabilmente la prima coppia interraziale della televisione. Trasmessa in Italia dall’81, fortunatamente per tutte e undici le stagioni.
Love boat. Su, tutti in coro: «Mare, profumo di mare…». Chiunque si ricorda questa sigla e io ho appena scoperto che a cantarla era niente di meno che Little Tony. È la nave più famosa della serie tv. A una coppia in crisi bastava farsi una crociera per risolvere i propri problemi. Più economico della terapia e con una vista migliore.
Il mio amico Arnold. Sono più che certa che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha esordito con un: «Che cavolo stai dicendo, Willis?». Ci ricordiamo tuttə le avventure di Arnold e suo fratello Willis, bambini di Harlem adottati dal ricco e bianco Phillip Drummond. Se ne I Jefferson abbiamo incontrato la prima coppia interraziale, qui troviamo una famiglia intera.
Supercar. Una macchina che guida per noi, parla, e ci viene a prendere quando non c’è parcheggio? Alzi la mano chi non la vorrebbe. Se poi è sportiva, con le strisce di led rossi che si muovono sul muso e David Hasselof (degli anni ’80) a bordo tanto meglio. Michael Night e la fedele KITT erano soliti girare per l’America per acciuffare criminali e a noi piacevano molto i salti, le corse e le chiacchierate tra i due. KITT rappresenta forse la prima forma di intelligenza artificiale della tv, ma ogni tanto aveva anche tratti umani.
Hazzard. Anche in questo telefilm c’è una splendida macchina come protagonista. Il Generale Lee, una Dodge Charger del 1969, è sempre al centro di spettacolari inseguimenti che i due cugini Dukes, Luke e Bo, non mancano mai di fare a ogni puntata, sempre alle spese dello sceriffo Rosco e del commissario Boss Hogg. A chiudere il terzetto di cugini c’è Daisy Duke che, in sette stagioni, penso non abbia mai indossato pantaloni più lunghi del minimo indispensabile al pudore.
Ralf Supermaxieroe. Cosa succede se sei un tranquillo professore di liceo e, un giorno, degli alieni ti consegnano una tuta che dà super poteri per combattere i cattivi ma tu perdi il manuale di istruzioni? Questo è quello che capita a Ralph, che combatte il crimine un po’ a intuito e non riesce a volare (e atterrare) con la grazia di Superman.
CHiPs. Stavolta il crimine si combatte a Los Angeles e a bordo di belle e ingombrati moto. Johnny e Ponch sono due centauri della California Highway Patrol e battono le strade della grande città californiana per contrastare i delinquenti di turno, molto spesso con spettacolari inseguimenti.
I Robinson. Credo che sia stata una delle serie tv più famose degli anni ‘80/’90. L’umorismo di Cliff, l’intesa con la moglie Clare, le tematiche portate e affrontate con i cinque figli erano il punto focale della narrazione. Nella serie si raccontavano vicissitudini di vita ordinaria con leggerezza ma anche con serietà.
Super Vicky. Se in Supercar c’era un’automobile sensiente, qui si va oltre e troviamo addirittura un robot con sembianze umane, Vicky, appunto. È stata creata come progetto per assistere i bambini portatori di handicap, ma di fatto viene “adottata” dalla famiglia del suo ideatore come se fosse una bambina normale. Non mancano incomprensioni, pasticci e vicini ficcanaso.
Serena Pisaneschi
Foto in alto: di Raphaël Biscaldi su Unsplash
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