Vita in campagna. Appunti di viaggio di una cittadina in trasferta #23

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Non so se sono più confusa io o la primavera: sono arrivati i grilli, ma qualche sera c’è ancora bisogno di legna nella caldaia.

Anche quest’anno la primavera ci confonde e ci sorprende. Circondata da un verde che più che verde è verdissimo, vivo questa primavera con un forte sentimento di ambivalenza e con stati di ebbrezza alternati a preoccupazione. Nelle prime ore del mattino e la sera il freddo si fa sentire e alle volte una felpa non basta. Durante il giorno ci sono delle piacevolissime ore primaverili, e dalle 13:00 alle 16:30 è piena estate. Diciamo che l’outfit a cipolla è il più gettonato.

Come ho scritto più volte il cambiamento climatico in campagna si vive in modo molto diverso e con più preoccupazione. Il contatto stretto con il mondo vegetale e quello animale è palpabile, visibile: la realtà è evidente, tutta davanti agli occhi senza veli o maschere.

La luce di una giornata serena improvvisamente cambia. Il sole scompare, il cielo azzurro si riempie di nuvole, che a volte si gonfiano, si fanno più nere e nel giro di pochi istanti rilasciano una pioggia fitta che dura pochi minuti. Ci sono giorni  invece in cui il caldo umido crea una fastidiosissima cappa, si sentono tuoni lontani che piano piano si avvicinano e inizia un temporale… come d’estate.

Poi ci sono mattine che sembrano più invernali. Mi sveglio immersa nella nebbia, ma quando si alza il paesaggio è verde brillante, e colorato. Le querce del bosco sono piene di foglie da tempo e i mandorli e i ciliegi sono in fiore.

Tutto è arrivato con molto anticipo: il cuculo si è annunciato già ai primi di aprile dichiarando definitivamente obsoleta la filastrocca di cui è protagonista. Verso sera si sentono i grilli cantare. E vespe, calabroni e altri insetti non meglio identificati hanno fatto il loro ingresso trionfale e incrociandomi spesso nell’orto e nel giardino hanno banchettato alla grande. Una mattina mi sono svegliata con gli occhi gonfi a causa di un paio di “pizzichi” e da quel giorno sto seriamente pensando a un abbigliamento tipo coltivatorə d’api!

È come se le stagioni cominciassero ad avere una crisi d’identità, fossero confuse. E la primavera, che è la stagione della rinascita, dell’esplosione vitale della terra, è quella che in qualche modo ne risente di più. Imprecisa, caotica, smarrita è in balia degli eventi. Più che controllarli e gestirli si lascia trascinare, anche se quanto a bellezza è sempre molto generosa.

Ogni tanto mi concedo qualche passeggiata intorno a casa, perché i colori e i profumi di questo periodo sono una vera panacea. Il tappeto dei prati è ricco di cipollacci, fiori di timo, ombrellini pugliesi, peverine, ranuncoli e una straordinaria varietà di graminacee che adoro mettere anche nei mazzolini di fiori come l’avena fatua e la dattile. Sui greppi hanno iniziato a fiorire ginestre e rosa canina, ma quest’anno ho ammirato anche molte orchidee tra cui la purpurea e la provenzale.

Da qualche giorno si è fatto intenso lo scrocchio dei caprioli, così viene definito scientificamente il loro riconoscibilissimo abbaio. E nei campi sotto casa l’erba alta nasconde molti piccoli cinghialetti. Li vedo perché quando stendo i panni gli adulti mi sentono e cominciano a correre e l’erba si muove come se tanti piccoli gnomi soffiassero un po’ di vento.

Il recinto da cui mi hanno rumorosamente salutata i cinghiali

Questi animali, ogni anno più grossi, non riescono a nascondersi, e nemmeno lo farebbero in verità. Qualche giorno fa, infatti, tornando dal paese in auto, durante la discesa ho visto qualcosa di grande e marrone: credevo fosse un tronco. Quando ho visto che si muoveva lentamente ho realizzato che erano due grossi cinghiali e ho rallentato. Il mio arrivo però non li ha turbati. Mi sono fermata ad aspettare e guardandomi intorno, per distrarmi e non farmi assalire dalla paura, ho visto che di lato alla strada, tra gli alberi, c’erano i piccoli che giocavano.

Devo averli incuriositi perché poi è successa una cosa piuttosto particolare. Mentre sistemavo la spesa ho sentito dei grugniti vicinissimi. Il primo pensiero è stato quello di non aver chiuso il cancello del recinto, visto che avevo le mani piene di sacchetti. Insultandomi per la solita sbadataggine sono uscita guardandomi intorno con molta circospezione e timore. Il rumore era forte, ma non vedevo nulla. Poi ho alzato gli occhi: dietro il recinto, in fila indiana, ho visto i cinghiali, grandi e piccini, che ammiravano gli iris, il viburno palla di neve e sicuramente avevano un po’ di acquolina in bocca pensando alle ghiande che avrebbero trovato sotto le due grandi querce. Non mi sono mossa. E per un po’ neppure loro. Ho pensato che forse era un saluto gentile… e ho benedetto la recinzione che abbiamo messo qualche anno fa dopo visite “pesanti” che hanno distrutto buona parte dell’orto.

A proposito: le verdure estive sono state piantate. Questa variazione meteorologica continua mi crea un po’ di apprensione. Per arginarla ho deciso che la parola d’ordine che mi accompagnerà d’ora in avanti è “fiducia”.

Poco fa, mentre ero nell’orto, sono stata sorpresa da una pioggia asciutta: una folata di vento ha trascinato con sé fiori di acero, di noce e di photinia che mi hanno travolta e avvolta di profumo. Una sensazione che definirei frizzante!

Non mi era mai successo prima. Grazie, Primavera. Sarai turbata e disorganizzata, ma ti ringrazio per i preziosissimi momenti di stupore che riesci sempre a regalarmi.

Serena Betti

Foto di Serena Betti

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