Pillole di Femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #86

Un racconto claustrofobico ambientato in una torre medievale, dove una donna combatte contro la solitudine e la follia.

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.
Con grande piacere pubblichiamo “Caterina Picchena” il racconto con il quale Eleonora Falchi ha partecipato alla nostra seconda call del 2024. Partecipa anche tu, hai tempo fino al 31/05/2024.

CATERINA PICCHENA di Eleonora Falchi

… Frains, mon amour, dobbiamo affrettare le nozze per nostro figlio che porto in grembo. Come sono felice, come è bello il palazzo in cui viviamo nella mia San Gimignano, voglio suonare un po’ per te…

Nooo! Era il solito sogno, nessun palazzo qui. La cella tonda è senza via d’uscita. Tondo anche il foro della latrina. Mi hanno detto che la latrina è un lusso concessomi perché sono donna. Gli altri prigionieri non ce l’hanno. Il foro è stretto, non ci passo, è inutile, non posso scappare. La gamba c’è entrata, il braccio pure, ma la testa, la testa non ci passa. Ho premuto, ho provato di punta, di lato, niente la testa non passa. Non mi hanno lasciato nemmeno il cucchiaio della broscia per allargarlo. Ho provato con le unghie, le mie dita sanguinano, ma la testa ancora non passa.

La finestra allora, la finestra, unica altra via verso l’esterno. La finestra ha le sbarre, sono troppo grosse da rompere. Sono in cima alla torre, non posso uscire dalla finestra.

La porta. La porta è forte, dura, chiusa. La porta è troppo chiusa.

La cella è tonda, il foro è stretto, giro giro su me stessa e vedo la finestra, vedo il mare dalla finestra.

Ecco, dal mare arriverà il mio giovane marito a salvarmi. Devo stare pronta ad avvistare la barca e farmi vedere. Non sa dove mi hanno rinchiuso nella torre.

Mi bruciano gli occhi a forza di guardare il mare.

La cella è tonda, il foro è stretto, giro giro su me stessa e non trovo via d’uscita, mi tengo forte sul davanzale con le braccia e cerco il mio pescatore nel mare.

Frains perché non mi ci hai voluto? Sono venuta in Francia con Curzio nostro figlio, dovevamo sposarci. Frains vedi cosa è successo per causa tua?

Dovevo dare un padre a Curzio, non è restato allora che il giovane pescatore.

Curzio, figlio mio, dove sei? Ti hanno portato via, ti hanno strappato dal mio grembo e mi hanno chiuso in questa cella. Gli altri due sono grandi, ma tu, tu sei solo un fanciullo.

La cella è tonda, il foro è stretto, fa freddo o fa caldo.

Quanto tempo è passato? Non lo so, i miei capelli sono lunghi, quando arrotolo le ciocche con le dita e le guardo: sono grigie, le mie vesti sono sporche, rotte, consunte, soprattutto sotto le braccia, con cui mi reggo sul davanzale. Le mie braccia…; queste piaghe sono venute a forza di tenermi su alla finestra per guardare il mare. Piaghe anche sotto i miei piedi. Il resto non lo so, non c’è uno specchio, non c’è niente, solo la finestra e la latrina.

La cella è tonda, il foro è stretto, giro giro o gira la cella?

Voglio andare alla finestra, adesso che c’è luce, ma non riesco a tirarmi sulle gambe, mi trascinerò, una mano dopo l’altra, una gamba dopo una mano; non riesco ad andare dritta, la cella è tonda, tutto è tondo, tutto è sfuocato, non vedo, non sento, non so…

Eleonora Falchi

Eleonora Falchi scrittrice e viaggiatrice ama confrontarsi con altre culture. Ha racconti, poesie e fiabe in antologie, ha collaborato a testi teatrali e partecipato a L’Eredità delle Donne. Libri: Note in pasticceria Porto Seguro, Pensavo fosse amore invece era un Narciso del Poggio, Mini etologia della fauna maschile e altre storie Amazon, Vita che scorre e Gli occhiali e lo specchio Ensemble.

In alto: elaborazione grafica di Erna Corsi

Caterina Picchena è stata l’unica donna ad aver trascorso un periodo di detenzione nel carcere di Volterra. Vissuta nella prima metà del XVII secolo, la nobildonna toscana era figlia di Curzio Picchena, potente senatore e Segretario di Stato del Granduca Cosimo II de’ Medici. Clicca QUI per saperne di più.

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