Pillole di Femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #79

Pillole di femminile, Stella
«Era segno che proprio lei dovesse entrare in quelle storie, tesserne la trama e ricucire ferite ancora aperte: Stella era l’anello di congiunzione tra passato e futuro.»

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.
Con grande piacere pubblichiamo “La cassaforte” il racconto con il quale Monica Brescianoha partecipato alla nostra prima call del 2024.

LA CASSAFORTE di Monica Bresciano

Stella vive nel rione più alto della sua città, abita da poco nella casa in collina affacciata sul mondo, ereditata dai nonni e ancora in fase di restauro ma già piena di vita e di colori.

È la casa in cui ha vissuto da bambina, il nido in cui i suoi genitori le hanno insegnato a volare restituendole la libertà dopo due anni di vita in un Istituto per bambini abbandonati, il luogo che l’ha accolta alla sua nascita quando la sua mamma ha scelto di non tenerla con sé. Stella, malgrado il suo abbandono, è sempre stata una bambina felice, nutrita nel corpo e nell’anima dai suoi genitori adottivi che hanno disegnato per lei i contorni di un mondo ovattato in cui poter costruire se stessa. Ha sempre amato immergersi nella natura, meravigliarsi per ogni piccolo movimento tra l’erba, farsi accarezzare dal sole, inebriarsi del profumo delle rose e godere di tutta la bellezza nei cambiamenti delle stagioni. È proprio nel giardino che si estende davanti alla sua casa che oggi può ritrovare emozioni antiche e gioire per il grande dono ricevuto.

Nonostante la vita l’abbia portata in giro per il mondo, Stella non ha mai dimenticato la sua prima casa e la sua seconda casa in collina.

Ci sono luoghi che segnano indelebilmente il nostro cammino, strade riportate in grassetto sulla mappa del destino che rappresentano le grandi vie, le grandi svolte della vita, sono i ponti che ci traghettano in un tempo nuovo e che inconsapevolmente ci riportano alla nostra radice, a noi stessi.

Stella lo sa bene perché le sue due prime case hanno segnato il suo destino che si è svelato giorno dopo giorno attraverso gli incontri che hanno intrecciato i suoi passi. Il suo abbandono e il desiderio di ricostruire se stessa attraverso la ricerca delle sue radici è stato il timoniere della sua vita che l’ha condotta dove mai avrebbe pensato di arrivare. Lei, con audacia e coraggio, ha percorso salite impervie senza mai arrendersi raggiungendo vette altissime dalle quali ora è capace di guardare il mondo comprendendone ogni sfumatura.

Mentre la casa abbandonata dei nonni ritornava a vivere, nella primavera del 2021, la sua prima casa era prossima all’esecuzione della condanna: l’edificio è stato abbattuto in un’agonia durata giorni e giorni. Appena le era possibile, Stella tornava al cospetto di quei muri quasi come ad accompagnare un morente: il respiratore era attaccato ma non sarebbe stata lei a scegliere l’istante in cui staccarlo e stabilire la fine. Era un respiro agonizzante svuotato di ogni speranza, sempre più breve, sempre più affaticato. Stella non poteva stare lontana da quel presente, aveva bisogno di attraversarlo fino in fondo anche dove il buio si faceva insostenibile. Aveva necessità di guardare i buchi delle finestre, ormai senza infissi oltre i quali era rimasto il vuoto, e scorgere attraverso quelle aperture frammenti di ciò che era stato, quello che ancora era rimasto dopo che ogni stanza era stata spogliata, prima che tutti i muri si sgretolassero sotto i colpi inferti senza pietà dal carnefice.

Nel cuore di Stella è stato uno schianto, una catastrofe, una deflagrazione che le ha bucato l’anima; i ricordi però erano tutti dentro il suo cuore, scritti su ogni frammento caduto intriso del dolore di madri disperate costrette a lasciare i propri figli.

Ma tra i muri di quel luogo così denso di vita e di ricordi, era custodito un segreto: occultata tra i mattoni ricoperti da un intonaco ancora intonso, riposava una cassaforte. Anche nella morte l’istituto che era stato la casa di Stella e di tanti altri bambini stava nuovamente offrendo un futuro, le stava consegnando la vita di quelle madri e dei loro figli affinché potessero ritrovarsi.

In un attimo la vita e la morte si erano palesate nel loro legame indissolubile: la fine di un tempo segnava l’inizio di un nuovo cammino e a Stella era stato affidato il comando di una nave pronta a solcare i mari dell’ignoto per riportare alla luce frammenti di vite sepolte nei fondali.

Dopo il ritrovamento, il contenuto della cassaforte era rimasto ancora a lungo custodito in un sacchetto, esattamente come le era stato consegnato, Stella non riusciva ad aprirlo, era un gesto molto forte, le sembrava di affondare le mani nella carne di quelle madri, dei loro bambini e nei loro segreti, ma, se la vita le aveva consegnato tutto quel materiale umano, era segno che proprio lei dovesse entrare in quelle storie, tesserne la trama e ricucire ferite ancora aperte: Stella era l’anello di congiunzione tra passato e futuro.

In un giorno d’inverno, nel tepore della sua cucina, in compagnia del crepitio della legna nella stufa, Stella sciolse il nodo del sacchetto e sentì il suo respiro fondersi con quello delle vite che stava toccando.

Documenti stropicciati raccolti tra le macerie e riposti in modo confuso dentro faldoni sgualciti, fatture per l’acquisto di materiale ludico e dolci per i trovatelli, cartelle di adozione, ricevute di donazioni e ringraziamenti per i benefattori, ma, sopra ogni cosa, buste ingiallite contenenti valori inestimabili: i messaggi lasciati dalle madri ai propri figli nell’atto dell’abbandono affinché un giorno quei neonati diventati adulti potessero riconoscere in quel gesto di separazione un atto d’amore.

Stella lavorò per giorni e giorni nell’intento di recuperare ogni più piccolo dettaglio, nel cercare tra i fogli spiegazzati qualche minimo particolare che potesse portare unione in quelle vite spezzate. Catalogò tutto con amore senza mai dimenticare la sacralità di quei gesti. All’interno delle buste sigillate con uno spillo, erano contenute medagliette, orecchini, catenine, braccialetti in oro o in argento quasi tutti correlati a un nome, una data di nascita e un numero di matricola poi attribuito all’infante, i nastrini di raso azzurri, rosa o bianchi conferivano a quegli oggetti un ulteriore impatto emotivo nel quale Stella si sentiva morire ma portò a termine con gratitudine la sua missione.

Oggi nella sua vita si avvicendano storie di madri e dei loro bambini, nella forza del suo cuore si intrecciano i destini di chi si era perduto e ora ritrovato.

La sua prima casa è diventata un docufilm che racconta gli anni in cui è stata rifugio e calore per le creature abbandonate e salvezza per le madri sole, la sua casa in collina è meta di incontri e condivisione sui delicati percorsi di adozione e di ricerca delle origini; il suo giardino è la sua pace, la culla d’amore in cui tutto era già stato scritto.

Monica Bresciano vive a Mondovì dove coltiva la passione per la scrittura nelle sue diverse forme. Grazie alla propria esperienza di adozione oggi è ponte tra madri e figli nel percorso di ricerca delle origini biologiche. Nel 2015 pubblica con Araba Fenice il suo primo romanzo autobiografico Il cuore di una mamma ama, nel 2018 la raccolta di poesie Volti e nel 2022 La spirale del falco.

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