Vita in campagna. Appunti di viaggio di una cittadina in trasferta #8

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Dicembre è un mese tranquillo. Le giornate si accorciano, il buio arriva presto, tutto rallenta e c’è più tempo per stare in casa in relax.

Amo molto l’inverno, il mese di dicembre in modo particolare, e da quando vivo qui ancora di più. In campagna tutto è più tranquillo, almeno in superficie. Anche le feste hanno un ritmo diverso: non c’è frenesia, tutto rallenta, il buio arriva presto e c’è più tempo per stare in casa e dedicarsi alla lettura, guardare qualche film, giocare a carte, ma anche camminare nel bosco per ammirare le bacche rosse dell’agrifoglio e raccogliere rami da adornare per il Natale.

Dicembre è anche  il mese in cui sono nata, il mese di Santa Lucia, delle feste e, come ho scritto anche nell’ultima Top Ten, è il mese in cui sento ancora più forte e vicino il magico che ci circonda.

Qualche notte fa ho sentito i lupi: il loro richiamo fa venire i brividi, scuote nel profondo ed è difficile definire cosa si prova perché non fa solo paura. È una sorta di malia, un misterioso intreccio di timore, turbamento, attrazione e fascino che incanta, che fa trattenere il respiro. Certo, se fossi nel bosco probabilmente non mi godrei queste sensazioni. Ma a letto, sotto un bel piumone caldo è tutta un’altra cosa. È stata la prima volta e sono immensamente grata di aver vissuto quel momento.

Come quando qualche anno fa alla Chiusa, l’agriturismo immerso nelle foreste Casentinesi gestito da amici, ho sentito il bramito del cervo. Era una sera di inizio ottobre e con un gruppo di persone ci addentrammo nel bosco. Quella fu veramente un avventura: sentire nel buio e nel silenzio quel suono profondo, potente e misterioso è qualcosa che difficilmente si può dimenticare.

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Vita in campagna, gelata – Foto di Serena Betti

La magia di dicembre però non si manifesta solo quando scende il buio. Certe mattine sono uno spettacolo incredibile, soprattutto dopo una notte in cui la temperatura scende molto sotto lo zero: tutt’intorno è bianco, ghiacciato, ovattato. Potrebbe sembrare neve, ma ha un luccichio particolare e anche un silenzio diverso.

L’atmosfera è congelata, sospesa. Con la neve è diverso. La neve è “viva”. Grandi nevicate però non ne ho viste in questi anni e ancora una volta c’è lo zampino della tramontana. Se d’estate tiene lontana la pioggia, d’inverno la neve si vede solo passare e fa uno strano effetto perché fiocca in orizzontale!

Lo stupore più grande lo provo però quando certe mattine, entrando in cucina appena sveglia, le finestre mi mostrano un’immagine che oserei definire fantascientifica: una coltre di nuvole copre tutto quello che ho intorno, è come se la casa fosse sospesa nello spazio, immersa nel nulla. Il silenzio è pressoché totale: anche i pettirossi, i merli e altri uccelli del mattino interrompono il loro canto. Sono risvegli che adoro: mi preparo il tè, mi siedo in poltrona con i biscotti e non accendo neppure la radio come d’abitudine. Sono momenti preziosissimi.

Dicembre mi regala il tempo per perdermi a guardare i colori del cielo, quelli degli alberi e della terra, o a sentire odori e profumi intensi come quello del viburno farreri, ma anche per sistemare le cose in casa, fare spazio liberando cassetti, armadi e mobili da oggetti e carte accumulati durante l’anno, attività che produce un bellissimo senso di leggerezza.

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Vita in campagna, viburno – Foto di Serena Betti

E poi ho il tempo per cucinare piatti più elaborati, per fare il pane. L’orto non dà molto da fare per fortuna, a parte innaffiare le verdure nella piccola serra. La varietà di prodotti è piuttosto limitata e quindi mi ritrovo spesso a cercare su internet ricette per verze, cavolfiori o cappucci. Pulezze e cavolo nero hanno bisogno del ghiaccio per diventare più morbidi e meno amari, quindi è solo da poco che ho potuto preparare i crostini e le lasagne con il cavolo nero.

Queste ultime le cucino secondo la ricetta gustosa e facilissima trovata nel libro che qualche anno fa mi ha regalato l’amica Gloria. Cucina Povera, scritto dal marito, lo chef Luciano Ghinassi, ed edito da Le Lettere, è ricco di spunti, ma questa è sicuramente la mia ricetta preferita: utilizzo le lasagne pronte, cuocio le foglie di cavolo nero e preparo una besciamella con latte e stracchino. Quando la crema è pronta aggiungo metà del cavolo che ho tritato. Nella pirofila alterno tutti gli ingredienti e prima di mettere in forno aggiungo sull’ultimo strato una spolverata di parmigiano: un successo ogni volta.

Quest’anno ho un motivo in più per essere felice in questo mese: è arrivata Mitty, una deliziosa e affettuosissima gattina di otto mesi. Preferisce ancora stare in casa, ma da qualche giorno ho iniziato l’ambientamento nello spazio esterno e la conoscenza di Tino e Arturo che sono molto bravi e pazienti nonostante le sue soffiate. Sono fiduciosa che, dall’alto della loro esperienza felina, presto le insegneranno i segreti e le piacevolezze della sua nuova sistemazione.

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Vita in campagna, Mitty – Foto di Serena Betti

Nel frattempo mi godo le fusa che fa quando si accoccola sulle mie spalle appena mi siedo in poltrona. Il mio augurio per il prossimo anno a chi legge (ma è anche un proposito per me) è di ritagliarci più tempo per noi stesse, per ‘respirare’,  per assaporare le cose semplici che ci regalano gioia e bellezza. Ne abbiamo tuttə un gran bisogno e le abbiamo a portata di mano… basta solo vederle!

Serena Betti

In alto: Vita in campagna, agrifoglio – Foto di Serena Betti

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4 commenti su “Vita in campagna. Appunti di viaggio di una cittadina in trasferta #8”

  1. Con quanta bellezza e magia ci trasporti nel tuo piccolo mondo,grazie grazie,amica preziosa,rivoglio bene❤️

  2. Aspetto sempre con allegria un nuovo capitolo di Vita in Campagna. Pare di essere lì con te. Adoro il tuo vivere e la tua gioia.

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