La poesia nel dì di domenica: “Lettera dal balcone” di Vivian Lamarque

Vivian Lamarque
«Siamo poeti. / Vogliateci bene da vivi di più / Da morti di meno / Che tanto non lo sapremo.» da Una quieta polvere (Mondadori, 1996).

In questa ultima domenica di aprile vi propongo e presento Vivian Lamarque, poeta, scrittrice e traduttrice italiana del ‘900 e lo farò utilizzando le testuali parole del libro Poesie 1972-2002 di Vivian Lamarque – Oscar Mondadori:

«Pochissimi poeti sanno mascherare il dolore e il rimpianto attraverso le forme della lievità e della grazia come riesce mirabilmente a Vivian Lamarque. E pochissimi poeti hanno, come ha lei, la felicità naturale del dono che fa volare la parola, facendola arrivare velocissima al lettore, dandogli un’emozione vera. Ne abbiamo prova ormai da più di quarant’anni, come dimostra questa raccolta delle sue poesie, eppure ogni volta torna a stupirci e a colpirci, come si vede dal consistente gruppo di testi che viene qui a collocarsi dopo i suoi libri già noti (da Teresino fino a Una quieta polvere), libri che furono accolti dai consensi autorevoli, fra i molti, di Giovanni Raboni, Vittorio Sereni, Giovanni Giudici. A volte morbida, a volte tagliente, sempre legata alla realtà dell’esistere e alla memoria di un trauma originario portato come una cicatrice, Vivian Lamarque riesce a passare dal paradosso allo strazio del cuore, dall’incubo al gioco, con la classe cristallina di una voce poetica ormai inconfondibile.»

Il suo primo libro, Teresino, vince il Premio Viareggio Opera Prima nel 1981, primo di una lunga serie di riconoscimenti: Premio Montale, Premio Camajore, Premio Elsa Morante e Premio Rodari. Inoltre, nel 2018 è stata insignita della Laurea Apollinaris Poetica dall’Università Pontificia Salesiana di Roma, premio alla carriera per i migliori poeti italiani viventi.

Vivian Lamarque si dedica anche alla letteratura per ragazzi sia scrivendo fiabe originali, sia traducendone molte della tradizione classica. Per la sua trascrizione per ragazzi de Il flauto magico, riceve il Premio Andersen.

Chi l’ha detto che una poesia d’amore deve essere per forza struggente e appassionata? Vivian, con questi versi, ne è la dimostrazione, sono essenziali, limpidi e semplici, ma non per questo meno intensi e appassionati.

Vivian Lamarque dice di sé: «Sono una poetina media, normale, da due righe e mezzo sulla garzantina universale» eppure in questa Lettera dal balcone affronta il difficile equilibrio che l’amore impone alle sue vittime: cedere ai sentimenti senza restarne sopraffatti e la malinconia è dolce, sa quasi di gioia.

Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi Lettera dal balcone. Buon ascolto.

Debora Menichetti

Foto in alto: Vivian Lamarque

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lettera dal balcone

Ti scrivo dal balcone
dove resto ancora un poco questa sera
a guardare l’orto al sole di settembre
a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
sono una donna forte sì
ma con anche continue tentazioni di non esserlo
di lasciarmi sciogliere d’amore al sole
e carezzarti e baciarti un po’ di più di quello che tu vuoi
ti scrivo dal balcone
guardando il fico pieno di frutti
e il pero con le foglie malate
ho qualche pensiero triste
e due o tre sereni.

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