Treccani presenta l’evoluzione del suo dizionario ed è subito polemica

Alla versione femminile delle parole viene finalmente attribuita pari dignità delle colleghe al maschile, ma la parità di genere non piace a tuttə.

La Fondazione Treccani Cultura ha presentato la nuova edizione del Dizionario dell’italiano Treccani. In questo volume saranno presenti delle grandi novità; una di esse ha già suscitato caldi entusiasmi ma anche critiche accorate. Il concetto di base che ha ispirato le modifiche strutturali è il volere di rispettare i diritti di tutti; intento encomiabile che oggigiorno possiamo definire persino coraggioso. 

Fino a ieri, ogni vocabolo è sempre stato presentato in tutti i dizionari al maschile, inserendo poi il relativo femminile nella definizione, al pari del plurale o di uno dei sinonimi o contrari. Treccani, oggi, sceglie invece di proporre ogni vocabolo sia al femminile che al maschile, rigorosamente in ordine alfabetico, prima della definizione completa che viene ampliata in alcune sue parti e snellita delle informazioni che risultano obsolete. Viene ridotto l’uso delle abbreviazioni e ampliata la descrizione per limitare il più possibile il rimando ad altri vocaboli che comporta una ricerca successiva. Vengono chiariti i dubbi grammaticali più diffusi, rivisti e aggiornati sull’uso più recente.

Le novità sono molteplici, anche dal punto di vista grafico, per rendere sempre più facile e fruibile quello che dovrebbe essere considerato uno strumento importante per l’uso corretto della lingua italiana. Eppure vi sono state delle critiche per quell’unica modifica così scontata che pare impossibile non sia stata fatta prima.

«Diritto a pari dignità per uomini e donne: gli esempi d’uso delle parole non ricalcano gli stereotipi di genere (non solo le donne stirano, non solo gli uomini dirigono le aziende, etc.) e il maschile non ha priorità sul femminile (di nomi e di aggettivi sono registrate entrambe le forme, in ordine alfabetico; es. bella, bello; lettore, lettrice).» Dalla pagina Facebook di Treccani.

Un esempio della nuova impaginazione proposta da Treccani, dalla loro pagina Facebook.

Avvocata, avvocato. Architetta, architetto. Alcuni termini al femminile non piacciono a molte persone, in alcuni casi persino alle donne che hanno studiato legge o architettura e ritengono di aver sudato sette camicie per potersi erigere allo stesso livello dei loro colleghi maschi. Sapete che c’è? Eravate architette e avvocate anche prima che Treccani spostasse il termine femminile fuori dalla definizione. Non sono parole brutte, strane o cacofoniche, è solo che non siamo abituati a sentirle perché fino a pochi decenni fa le donne erano escluse da queste professioni. Così come oggi possiamo indossare i pantaloni possiamo anche, finalmente, essere orgogliose dei termini corretti che ci definiscono.

Erna Corsi

Foto in alto: La copertina del nuovo dizionario Treccani 

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