Ding Ling, una femminista in lotta nella RPC

Ding Ling - Pechino 1979
La prima scrittrice cinese a scrivere delle donne e per le donne. Autrice di rottura fino dal suo esordio letterario con Il diario della signorina Sofia.

Apriamo oggi un argomento poco conosciuto e parliamo di Ding Ling, pseudonimo di Jiǎng Bīngzhī (Linli, 12 ottobre 1904 –Pechino, 4 marzo 1986). Ding Ling nasce da una famiglia molto colta dalla quale però è costretta a fuggire per sottrarsi a un matrimonio combinato. Si reca prima a Shanghai e successivamente a Pechino, legandosi poi al poeta Hu Yepin (1903-1931). La vediamo all’opera già nel 1927, poco più che ventenne, ed è la prima scrittrice donna cinese a scrivere per le donne. Per comprendere la rilevanza che ebbe nel panorama cinese, però, bisogna narrare un po’ gli eventi di quegli anni.

In Cina l’ultima dinastia crolla ufficialmente nel 1911 a seguito della Rivoluzione Xinhai sotto la guida del leader repubblicano di educazione occidentale Sun Yat-sen, dando origine nel 1912 alla Repubblica di Cina. Per il Paese si tratta di un periodo fertilissimo sotto tutti gli aspetti: politico, filosofico e ovviamente letterario nonché linguistico. È del 1917 infatti la nascita della rivista letteraria Gioventù Nuova, proclama dei giovani intellettuali progressisti del Paese, in netto contrasto con la tradizione intellettuale dinastica. Il movimento per la riforma della letteratura doveva fondarsi su otto punti ben precisi:

  1. Scrivere per dire qualcosa;
  2. Non imitare gli antichi;
  3. Avere maggiore cura della grammatica;
  4. Sopprimere le inutili espressioni sentimentali;
  5. Non adoperare più frasi fatte;
  6. Non servirsi più di allusioni classiche;
  7. Non adoperare frasi simmetriche (tipiche della grammatica cinese classica);
  8. Non rifuggire dall’impiego di parole ed espressioni popolari.

Come si può evincere si trattava di una corrente fortemente in contrasto con la tradizione e legata a doppio filo con l’andamento politico del Paese. Ding Ling, all’interno di questo panorama, esce con il testo Il diario della signorina Sofia, dove si rifà all’eroina anarchica russa che attentò al potere zarista, delineando da subito i propri interessi.

La prima parte della produzione di Ding Ling è fortemente legata alla letteratura occidentale, ma, con la morte del marito a opera del partito nazionalista e l’adesione nel 1930 alla Lega degli scrittori di sinistra, la scrittrice si orienta sempre più verso ideali marxisti. Viene infatti poi arrestata dal partito nazionalista per motivi politici e trascorre gli anni tra il 1933 e il 1936 agli arresti domiciliari. Riesce poi a fuggire travestendosi da soldato per raggiungere la base comunista a Yan’An, dove intreccia una relazione intima con il leader comunista Peng Dehuai e si fa notare subito come elemento di disturbo denunciando il maschilismo presente all’interno del partito.

Con la nascita e la crescita del PCC, Ding Ling si dedica alla letteratura come espressione di lotta politica. Si appassiona ai discorsi di Yan’An di Mao Zedong in cui il grande condottiero, nel 1942, sottolinea l’importanza dell’arte come mezzo per arrivare al popolo e divulgare le idee portanti del partito. Dopo dodici anni di guerre interne tra nazionalisti e comunisti e di lotte esterne contro il nemico giapponese, il primo ottobre del 1949 nasce finalmente la Repubblica Popolare Cinese e tutti gli intellettuali, non senza sforzo, sono animati da nuovi intenti ispirati appunto dai discorsi di Yan’An.

In questo contesto Ding Ling pubblica il suo maggiore lavoro: Il fiume sorge sul fiume Sanggan, (divulgato in Italia in una introvabile edizione di Feltrinelli dal titolo Il fiume splende sul fiume Sangkan del 1 gennaio 1957). Il romanzo, vincitore del premio Stalin nel 1951, è un testo corale in cui figurano oltre quaranta personaggi vivaci e dettagliati. L’unico vero protagonista della narrazione è il piccolo villaggio rurale di Nuanshui nel quale si susseguono eventi legati strettamente alla radicale riforma agraria avvenuta tra il 1946 e il 1947 che portò la sottrazione delle terre ai grandi proprietari terrieri e la redistribuzione delle stesse al popolo sotto il controllo del PCC. L’azione si svolge nell’arco di un solo mese ma la ricchezza e la perizia con cui l’autrice dà vita ai personaggi la dice lunga sul grande studio sul campo da lei eseguito prima di mettersi al lavoro.

Malgrado dia prova, in questo e in altri testi, di abbracciare con entusiasmo la linea culturale del partito, Ding Ling viene espulsa dallo stesso nel 1952 per alcune sue posizioni critiche. Durante la Rivoluzione culturale passa cinque anni in prigione e successivamente viene mandata nelle campagne cinesi a svolgere lavoro di rieducazione per dodici anni. Viene riammessa nel PCC solo nel 1979, pochi anni prima della sua morte.

Una donna, insomma, che fin da giovanissima ha lottato per i propri diritti inizialmente in un Paese che ancora risentiva dell’influsso delle tradizioni dinastiche, poi contro il nazionalismo imperante precedente l’ascesa di Mao e infine all’interno del PCC stesso. Un’artista di cui in Occidente nessuno sa nulla se non gli addetti ai lavori. Vale la pena ricordarla e, se si riesce, di cercare qualche traduzione dei suoi scritti.

Laura Massera

Foto in alto: Ding Ling – Pechino 1979

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