Divinità che incarnano la complessità del femminile, il potere e la spiritualità e, sfidando le tradizioni religiose, rappresentano la forza delle donne.
Dal settimo numero de L’Altro Femminile, donne oltre il consueto, scarica il PDF della rivista o sfogliala online.
Mito di Persefone
Persefone, figlia di Demetra (dea del raccolto) e Zeus (re degli dei), era una bellissima fanciulla, la cui figura era associata alla primavera e alla natura. Quando Ade (dio degli inferi) la vide mentre raccoglieva fiori in un prato, se ne innamorò e decise di portarla con sé nel suo regno per farne la sua regina.
Demetra, devastata dal dolore per la scomparsa della figlia, cominciò a vagare per la terra alla sua ricerca trascurando il proprio compito di dea del raccolto. La terra divenne sterile e la carestia si diffuse ovunque in un inverno profondo e senza vita. Zeus decise di intervenire per salvare la vita sulla terra e mandò Hermes (il dio messaggero) negli inferi per negoziare il ritorno di Persefone.
Ade acconsentì a liberarla ma, prima che se ne andasse, le fece dono di un melograno. Quando lei mangiò sei semi del frutto cadde nel tranello di Ade e si legò per sempre agli inferi poiché chiunque ne consumi il cibo è destinato a tornare.
Fu raggiunto un compromesso: Persefone avrebbe trascorso parte dell’anno con Ade negli inferi e il resto con sua madre sulla terra alternando le stagioni. Quando Persefone è negli inferi con Ade, Demetra si lamenta e ritira le sue benedizioni, causando l’autunno e l’inverno. Quando Persefone ritorna, Demetra gioisce e la primavera e l’estate riportano fertilità e crescita alla terra.
Mito di Inanna
Analogamente il mito di Inanna (dea dell’amore, della bellezza, del sesso, della fertilità e della guerra) è una delle storie più significative e affascinanti della mitologia sumera. Come Persefone, affronta la discesa negli inferi, nota come la “Discesa di Inanna”, ma nel suo caso si tratta di una sua scelta: Inanna non subisce il proprio destino ma agisce.
Inanna, al contrario di Persefone, decide di scendere nell’oltretomba governato da sua sorella, Ereshkigal, dea della morte e degli inferi. Affronta il viaggio con l’obiettivo di consolidare il suo potere confrontandosi con sua sorella e si prepara attentamente a questo scopo. Si adorna con sette oggetti divini (tra cui una corona, una collana e delle vesti) ognuno dei quali rappresenta un aspetto del suo potere e della sua identità, la sua autorità divina e il suo status di Regina del Cielo.
Per effettuare la discesa agli inferi, Inanna deve oltrepassare sette porte e a ognuna di esse il guardiano di Ereshkigal chiede di rimuovere uno degli oggetti divini. Quando finalmente Inanna raggiunge l’ultima porta spogliata di tutto il suo potere, si trova nuda, vulnerabile e impotente di fronte a Ereshkigal che, infuriata per l’intrusione di Inanna nel suo regno, la condanna a morte.
Quando Inanna viene uccisa anche la natura ciclica della vita, della morte e della rinascita si ferma sulla terra. Enki, il dio della saggezza e dell’acqua (e nonno di Inanna), crea due esseri dalla terra sotto le sue unghie per salvarla. Questi esseri, che non appartengono né al regno dei vivi né a quello dei morti, facendo appello alle emozioni di Ereshkigal riescono a riportare in vita Inanna.
Il permesso di lasciare gli inferi è però condizionato al fatto che riesca a trovare un sostituto che prenda il suo posto. Inanna sceglie suo marito – Dumuzi – poiché invece che piangere la sua morte ha goduto della propria posizione di re durante la sua assenza. La sorella di Dumuzi – Geshtinanna – si offre però di condividerne il destino e concordano di alternare periodi negli inferi, a simboleggiare il cambiamento delle stagioni e il ciclo della vita e della morte.

Persefone e Demetra e i Misteri Eleusini
La storia di Persefone e Demetra è centrale nei Misteri Eleusini, uno dei più importanti riti religiosi dell’antica Grecia che promettevano agli iniziati una vita migliore nell’aldilà. Questi riti segreti, aperti sia alle donne che agli uomini, ponevano le esperienze delle donne al centro della pratica religiosa della comunità.
Persefone, sia come fanciulla della primavera che come regina degli inferi, incarna una dualità che riflette le complessità dei ruoli femminili all’interno delle narrazioni tradizionali. Inoltre rappresenta sia l’innocenza della giovinezza sia l’autorità di una regina, riflettendo il doppio ruolo che le donne spesso occupano nei contesti sociali e religiosi.
Come fanciulla della primavera, Persefone è associata alla vita, alla crescita e alla fertilità, qualità tradizionalmente legate al ruolo delle donne come nutrici e donatrici di vita. Tuttavia, come regina degli inferi, incarna anche il potere, la sovranità e i misteri della morte, ambiti tipicamente dominati da divinità maschili in molte tradizioni religiose.
Questa dualità sfida i ruoli, spesso limitati, attribuiti alle donne nelle narrazioni religiose, dove sono spesso confinate a funzioni passive o di supporto. Mentre inizialmente è ritratta come vittima di rapimento da parte di Ade, il suo ruolo finale di regina degli inferi suggerisce una trasformazione da impotenza ad autorità: una metafora del potenziale delle donne di trascendere i limiti imposti e affermare il loro potere, anche in circostanze oppressive.
Nelle dinamiche madre-figlia, la relazione tra Persefone e Demetra evidenzia l’importanza dei legami femminili e la trasmissione di ruoli e identità da una generazione di donne all’altra, in particolare nelle culture in cui le pratiche e le conoscenze religiose delle donne vengono tramandate attraverso linee familiari.
Nella moderna teologia femminista, la storia di Persefone è stata reinterpretata come simbolo della forza e della resilienza delle donne. Il suo viaggio negli inferi e il ritorno al mondo dei vivi vengono portati ad esempio come metafora della capacità delle donne di sopportare le difficoltà e di emergere più forti. Le studiose femministe spesso evidenziano Persefone come una figura che, nonostante la vittimizzazione iniziale, alla fine trova potere e capacità di azione, risuonando con le lotte e i trionfi delle donne nei contesti religiosi nel corso della storia.
Inanna: potere, dualità e complessità
Anche il mito della discesa di Inanna è ricco di simbolismo: viene spesso interpretato come una storia di trasformazione che, anche in questo caso, illustra la natura ciclica di vita, morte e rinascita, esattamente come con Persefone.
La privazione del potere di Inanna durante la sua discesa simboleggia la perdita degli attaccamenti mondani e l’inevitabilità della morte. La sua resurrezione descrive il rinnovamento e il ritorno della fertilità, che è essenziale affinché la vita continui. Il viaggio di Inanna rappresenta anche un’esplorazione dei doppi aspetti del suo carattere: la forza vivificante dell’amore e della fertilità e il potere distruttivo della guerra e della morte. La sua relazione con la sorella Ereshkigal evidenzia invece l’equilibrio tra vita e morte, creazione e distruzione.
Inanna è una delle divinità più potenti del pantheon sumero e la sua autorità non deriva da una controparte maschile. Questa caratteristica contrasta rispetto al modo in cui molte figure femminili nelle religioni patriarcali successive sono spesso viste, cioè come subordinate a divinità maschili. Il potere indipendente di Inanna e la sua capacità di navigare tra i regni della vita e della morte evidenziano una forma di divinità femminile che è autonoma e sovrana. Ciò è significativo nello studio delle donne nella religione in quanto fornisce una contro-narrazione ai ruoli spesso secondari che le donne svolgono in molte tradizioni religiose.
Inanna incarna i doppi aspetti della femminilità: nutriente e distruttiva. La sua capacità di creare la vita attraverso la fertilità e di toglierla attraverso la guerra rispecchia i ruoli complessi che le donne hanno svolto nelle narrazioni religiose nel corso della storia. Questa dualità sfida la rappresentazione spesso unidimensionale delle donne nei testi religiosi, dove sono spesso relegate a ruoli di pure nutrici o pericolose seduttrici.
Inoltre la discesa di Inanna negli inferi può essere interpretata come una rappresentazione simbolica dell’esperienza femminile, in particolare in relazione ai riti di passaggio come il parto, le mestruazioni e altre transizioni della vita. Il processo di discesa, di spogliazione del potere, di incontro con la morte e di rinascita è simile alle esperienze cicliche di perdita, trasformazione e rinnovamento che molte donne subiscono nel corso della propria esistenza.
Ciò si allinea con i viaggi spirituali che si trovano in varie tradizioni religiose, dove le figure femminili spesso simboleggiano trasformazione e rinnovamento.
Il mito di Inanna è parallelo anche al concetto di discesa e rinascita che si riscontra in altre tradizioni religiose, come la resurrezione cristiana o il ciclo indù del samsara.
L’eredità di Persefone e Inanna
Nel contesto delle donne nella religione, il mito sottolinea l’idea che le donne, come Persefone e Inanna, siano intimamente connesse ai cicli della vita e della morte, sia come donatrici letterali della vita sia come figure simboliche di trasformazione. Il loro ritorno dagli inferi viene spesso interpretato come una metafora della resilienza e del potere rigenerativo insiti nel femminile.
I miti di Inanna e Persefone hanno influenzato lo sviluppo di altre potenti divinità femminili in culture successive, come l’accadica Ishtar, l’Afrodite greca e persino elementi della Vergine Maria nel cristianesimo. Queste figure ereditano aspetti del potere, della sessualità e della connessione con i cicli della vita e della morte, sebbene spesso in forme più sommesse o reinterpretate all’interno di strutture religiose patriarcali.
La figura di donna forte e padrona del proprio destino, non semplice gregaria, è sempre esistita, anche nella religione. Pensiamo sempre di dover dimostrare qualcosa invece di affidarci alla memoria, allo studio e alla fiducia in noi stesse. Sempre pronte a balzare in sella in una luccicante armatura a interpretare un ruolo maschile solo per poter provare che siamo in grado di farlo, senza fermarci a ragionare se sia il caso di farlo. Non è che quelle da convincere di quanto valiamo in realtà non siano i maschi, ma siamo proprio noi donne?
Federica Carteri
Foto in alto: Il ratto di Proserpina (Persefone) di Gian Lorenzo Bernini da Inchiostrovirtuale.it
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