Un viaggio tra pioniere, icone indimenticabili e nuove rivoluzioni che stanno cambiando il mondo dello sport. Lo sport si racconta al femminile.
Immagina un campo, un palazzetto, una pista. Ogni fibra del tuo corpo desidera correre, saltare, vincere. Eppure, per secoli, una voce ha sussurrato: «Non è per te.» Questo ottavo numero de L’Altro Femminile, donne oltre il consueto rompe il silenzio. Celebriamo le atlete che hanno riscritto le regole del gioco. Raccontiamo la loro forza, resilienza e ispirazione quotidiana.
La storia dello sport ha visto a lungo una netta predominanza maschile. La società riteneva il corpo femminile troppo fragile e votato alla maternità. Per una “bambolina da salotto”, fare fatica era un’occupazione disdicevole. Nonostante ciò, le donne hanno percorso la strada dell’emancipazione con grande tenacia. Pioniere come Ondina Valla fecero da apripista. Lei, nel 1936, fu la prima donna italiana a vincere l’oro olimpico a Berlino. Sfidò le pressioni del Vaticano e della sua stessa madre. Allo stesso modo, Kathy Switzer corse la maratona di Boston nel 1967 e ignorò il direttore di gara che tentò di fermarla. Ci fu anche Annie Londonderry che, a cavallo dei due secoli, compì il primo giro del mondo in bicicletta. Così, questo mezzo divenne uno strumento di libertà e ribellione per molte donne.
Nonostante i progressi, le sfide non sono finite. Se i pregiudizi sulla fisiologia sono quasi superati, gli ostacoli psicologici persistono. Le donne sono ancora percepite come emotive e poco capaci di fare squadra. La bassa rappresentanza ai vertici influenza le politiche sportive, con solo il 20% di allenatrici e il 15% di dirigenti in Italia. Mancano ancora studi specifici sulla performance femminile, infatti solo il 5% di quelli sull’allenamento considera il genere. Le atlete guadagnano meno, hanno minore visibilità e lottano per ottenere pari dignità. Anche l’abbigliamento sportivo è un campo di battaglia. Ad esempio, nel 2021 la nazionale norvegese di beach handball rifiutò di indossare il bikini. Le calciatrici, invece, hanno chiesto di non usare pantaloncini bianchi per un maggiore agio durante il ciclo mestruale. Infine, atlete come Helen Stephens e Caster Semenya continuano a subire test sessisti. Questi episodi dimostrano una mancanza di rispetto per il corpo femminile.
Eppure, a dispetto di tutto questo, le atlete vincono e ispirano. La nazionale italiana femminile di calcio ha dimostrato una grande coesione di gruppo. Andrea Soncin ha parlato al femminile per sentirsi parte della squadra. Allo stesso modo, il tecnico di pallavolo Julio Velasco ha esaltato lo spirito di comunità delle sue ragazze, molto più forte che tra i colleghi maschi. Lo sport praticato dalle donne è semplicemente diverso e per questo arricchisce la disciplina. Nel calcio, per esempio, una minore potenza di tiro viene compensata da uno sviluppo tecnico più raffinato.
Grandissime icone come Sara Simeoni, Federica Pellegrini, Tania Cagnotto e Valentina Vezzali hanno lasciato un segno indelebile. Le atlete paralimpiche come Bebe Vio, Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto rappresentano esempi potenti di forza, resilienza e determinazione.
Lo sport femminile non è più una novità, ma una realtà in pieno sviluppo. Investirci significa credere in un Paese più sano e giusto. Le donne che praticano sport non solo migliorano la propria condizione fisica e mentale, ma sono anche meglio inserite nella società. Il riconoscimento del professionismo nel calcio femminile dal 2022, per il quale Michela Rodella si è battuta a lungo, è un traguardo fondamentale che apre nuove strade alle giovani. Anche il giornalismo e la comunità si muovono. Sara Meini, voce di spicco di Rai Sport, afferma che nel calcio femminile «ci si emoziona ancora», notando più rispetto e semplicità. Nel mondo, la chef Jenny Nguyen ha creato The Sports Bra, un locale che trasmette solo sport femminile per costruire una comunità di supporto.
Infine, le parole di Simone Biles risuonano potenti: «Io non sono la prossima Usain Bolt o Michael Phelps. Io sono la prima Simone Biles.» Questo ci ricorda che l’obiettivo non è emulare gli uomini. Piuttosto, le atlete superano i propri limiti e ispirano le bambine a essere le prime loro stesse.
Buona lettura.
Cinzia Inguanta
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