Proprio come la vita, anche quello che sembra il più delizioso dei panini può avere un sapore amaro se manca l’ingrediente più importante.
Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni. Dat settimo numero della nostra rivista.
LA LEZIONI DEL KEBAB di Erna Corsi
Luisa e Roberto stavano rientrando a casa, lei quasi appesa al braccio nudo di lui, la testa appoggiata sulla spalla, in quel gesto d’affetto che le piaceva tanto. Finalmente una serata senza pioggia in quella primavera che non voleva saperne di cedere il passo all’estate. Dopo aver passato le ultime ore alla festa del rione accanto, il rumore della strada quasi non lo sentivano.
Era stato piacevole chiacchierare con gli amici davanti a un piatto di risotto fumante, fino a quando il gruppo rock che aveva preso possesso del palcoscenico non aveva pensato bene di alzare il volume coprendo ogni possibilità di dialogo.
Nonostante l’età fosse avanzata più in fretta di quanto si aspettassero non avevano nessuna intenzione di lasciarsi annoverare nella fascia degli anziani, o aspiranti tali; ciononostante quella musica alla fine li aveva davvero stancati e con rammarico si erano congedati dalla bella compagnia per rientrare a piedi.
All’incrocio prima di casa, il profumo del kebab ricordò a entrambi che alla festa la lunga fila alla cassa li aveva fatti desistere dall’ordinare un secondo piatto, così bastò uno sguardo complice per decidere di infilarsi nel locale etnico. Dopo aver ordinato e pagato i due panini Roberto raggiunse la moglie, che si era messa un po’ in disparte ad attendere il loro turno, per scegliere salse e verdure da abbinare alla carne succulenta.
Mentre aspettava, Luisa ebbe il tempo di scrutare gli altri avventori, senza farsi notare. Una coppia di ragazzi seduti al tavolo dietro di loro parlava di un nuovo videogioco. O meglio, uno dei due aveva l’aria di saperla lunga mentre l’altro si limitava ad annuire ritmicamente trangugiando la sua porzione di patatine.
In fondo al bancone tre amici che si dividevano una pizza ne stavano ordinando un’altra: ormai è risaputo che noi italiani ne abbiamo perso il monopolio!
A Luisa scappò una risatina a questo pensiero. In quel momento entrarono quattro ragazzi sicuramente minorenni e un signore dall’aria distinta, con giacca e cravatta nonostante la serata calda.
Luisa in un primo momento pensò che fossero insieme ma poi si accorse che i ragazzini cercavano di ordinare della birra mentre l’uomo attendeva il suo turno. Al rifiuto del gestore dopo un lungo momento di esitazione che a Luisa parve carico di domande e aspettative, i quattro si erano accontentati di qualche Red Bull.
L’uomo elegante era effettivamente da solo e ordinò qualcosa da portar via, un involto bollente che gli venne consegnato quasi subito e una Coca Cola in lattina. Finalmente chiamarono il loro numero.
«Salse?» chiese l’uomo dietro il bancone.
«Quella allo yogurt» risposero in coro Luisa e Roberto, ridacchiando subito dopo.
«Verdure?»
«Per me pomodori, insalata e peperoni» rispose Luisa, ma l’uomo non si mosse, continuando a fissare Roberto.
«Sì, anche per me. Li faccia entrambi con pomodori, insalata e peperoni.»
Sotto lo sguardo sbigottito della moglie, Roberto allargò leggermente le braccia, quasi per scusarsi. Solo allora lei si rese conto che da quando erano entrati nessuno da dietro il bancone le aveva rivolto la parola o aveva incrociato il suo sguardo. Con una rapida occhiata intorno appurò che sì, non c’erano altre donne nel locale e forse ora intuiva il perché.
Entrambi i panini, bene avvolti nella carta stagnola, vennero consegnati direttamente nelle mani del capo famiglia e le due lattine di Sprite depositate sul bancone di vetro, ovviamente davanti a lui. Luisa le prese scandendo bene un «Buonasera» che non sapeva per niente di “arrivederci” e seguì il marito fuori dal locale. Con le lattine in tasca addentarono subito il pane morbido e la carne succosa.
Appena deglutito il primo boccone Luisa sbottò:
«Buono è buono, niente da dire. La prossima volta però andiamo dai ragazzi marocchini in fondo all’isolato. Non so perché… ma mi sono decisamente più simpatici!»
Roberto scoppiò a ridere, subito seguito dalla moglie, ma prese appunti mentalmente per ricordarsi in futuro di fare caso a quei piccoli segnali che fanno la differenza fra il rispetto e quella maleducazione che non ha niente a che vedere con una qualsiasi religione.
Erna Corsi
Foto in alto: elaborazione grafica di Erna Corsi
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