Pillole di Femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #70

Oliva Denaro, Pillole di femminile
A volte può capitare che la grammatica non si accordi con la vita reale, ma è proprio in questi casi che va applicata alla lettera.
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Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni. La pillola di oggi è tratta da Oliva Denaro, romanzo di Viola Ardone (Einaudi 2021).

Una volta, mentre facevamo l’analisi grammaticale, ci aveva dettato la frase: «La donna è uguale all’uomo e possiede i medesimi diritti». Tutte noi bambine ci eravamo curvate sul quaderno e avevamo iniziato a compitare: la, articolo determinativo, femminile, singolare; donna, nome comune di persona, femminile, singolare. A me però non suonava bene questa cosa: femminile singolare.

«Maestra, l’esercizio è sbagliato», avevo detto prendendo coraggio. La maestra si era toccata i riccioli rossi che portava sempre sciolti e vaporosi.

«Che cosa vuoi dire, Oliva? Non capisco».

«La donna non è mai singolare», avevo risposto.

«Una donna, tante donne, – aveva contato sulle dita. – Singolare, plurale».

Io però non ero convinta. «La donna singolare non esiste. Se è in casa, sta con i figli, se esce va in chiesa o al mercato o ai funerali, e anche li si trova assieme alle altre. E se non ci sono femmine che la guardano, ci deve stare un maschio che la accompagna».

La maestra aveva fermato a mezz’aria le dita dalle unghie laccate di rosso e aveva arricciato il naso, come sempre faceva quando pensava.

«Io una donna singolare non l’ho vista mai», avevo proseguito timidamente.

Le aveva sospirato e aveva dettato un’altra frase, così tutte ci eravamo sporte di nuovo sui banchi a disegnare le lettere in corsivo. Avevo pensato di aver detto una cosa talmente sciocca da non meritare una risposta, ma al suono della campanella, mentre le altre uscivano, lei mi aveva chiamato alla cattedra. I suoi capelli, da vicino, avevano un profumo che mi faceva venire una languidezza di stomaco, e pensai che i maschi la seguivano in strada proprio per annusarne l’odore.

«Forse hai ragione tu, Oliva – mi aveva spiegato. – Però la grammatica serve anche a modificare la vita delle persone».

«E che significa, maestra?» ero mortificata perché mi sembrava di non aver capito.

«Che dipende da noi, il femminile singolare, anche da te».

Mi aveva passato la mano sul viso, le sue dita erano pelle di pesca.

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Elaborazione grafica di Erna Corsi

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