3 canzoni che cantiamo spesso senza accorgerci di cosa parlano davvero

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I testi delle canzoni contribuiscono a formare il pensiero collettivo e forse dovremmo prestarvi più attenzione perché non sono solo canzonette.

Negli ultimi tempi sono tornate prepotentemente alla ribalta musiche e canzoni degli anni ’80 e ’90. Complice anche la scadenza dei diritti d’autore per molte di loro, le sentiamo nuovamente alla radio, vengono organizzate intere serate di musica dedicate ai ricordi, ed è bellissimo vedere diverse generazioni a questi concerti ballare e cantare insieme. All’Arena Suzuki 2023 diretto da Amadeus c’era un uomo – un ragazzo – con un cartello che diceva: «Ei figli: guardate come mi diverto».

Mi sono ritrovata così ad ascoltare vecchie canzoni che ricordo ancora a memoria, e a rabbrividire davanti ad alcuni testi. Sì, erano altri tempi. Sì, c’era una diversa visione delle cose, ma nemmeno allora le donne erano o si sentivano oggetti. Nemmeno allora e tanto meno oggi è giusto veicolare questo messaggio. Non mi piace l’intervento che si è fatto recentemente su alcuni romanzi per renderli politicamente corretti, lo trovo scorretto e aberrante: credo sia giusto mantenerli come monito, con la consapevolezza che si sta andando avanti, superando disuguaglianze e pregiudizi. 

«[…] Oh, ma Sara, mi devo laureare ma forse un giorno ti sposerò
Magari in chiesa, dove tua madre sta aspettando per poter piangere un po’
Sara, tu va dritta e non ti devi vergognare
Le tue amiche dai retta a me lasciale tutte parlare […]
Il tuo bambino, se ci credi nascerà.»
Sara, Antonello Venditti

Tranquilla, ti ho messa incinta ma tu ce la farai, da sola contro il mondo. Io intanto mi faccio la mia vita, mi laureo e se non trovo di meglio magari torno e ti sposo, visto che tu mi aspetterai comunque. 

«Apri la porta a un guerriero di carta igienica (ti amo)
E dammi il tuo vino leggero (ti amo, ti amo)
Che hai fatto quando non c’ero (ti amo, ti amo)
E le lenzuola di lino (ti amo, ti amo, ti amo, ti amo)
Dammi il sonno di un bambino
Che fa, sogna cavalli e si gira
E un po’ di lavoro
Fammi abbracciare una donna che stira cantando (ti amo)
E poi fatti un po’ prendere in giro (ti amo, ti amo)
Prima di fare l’amore (ti amo, ti amo)
Vesti la rabbia di pace.»
Ti amo, Umberto Tozzi

Sì, me ne sono andato a farmi i cavoli miei, ma adesso che sono tornato tu (ovviamente) mi accogli a braccia aperte e sei felice di stirarmi anche le lenzuola. 

«Mi dispiace di svegliarti
Forse un uomo non sarò
Ma ad un tratto so che devo lasciarti
Fra un minuto me ne andrò
E non dici una parola
Sei più piccola che mai
In silenzio morderai le lenzuola
So che non perdonerai
Mi dispiace devo andare
Il mio posto è là
Il mio amore si potrebbe svegliare
Chi la scalderà»
Tanta voglia di lei, Pooh

Un colpo da maestro: come riuscire ad offendere moglie e amante in un colpo solo. La cara amica di una sera si suppone si strapperà i capelli per la disperazione mentre la moglie, cornuta e (forse) ignara, non è nulla senza di lui. Standing ovation! 

Questi sono i passaggi chiave delle tre canzoni che più mi hanno colpita per la scorrettezza del testo, seguite dal mio commento volutamente provocatorio. Mi piacerebbe sapere se anche voi ne aggiungereste altre all’elenco.

Erna Corsi

Foto in alto: di Cottonbro Studio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 commento su “3 canzoni che cantiamo spesso senza accorgerci di cosa parlano davvero”

  1. Emanuele Corocher

    Erna la tua riflessione è più che logica e sottolinea il prendersi gioco dell’amore, il sentimento più importante della vita.
    Quanti “uomini” hanno buttato nel cestino la propria vita, legata a quella di una donna?

    I giardini di marzo di Lucio Battisti

    … Poi, sconfitto, tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
    E alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli (mm, mm)

    Che anno è, che giorno è?
    Questo è il tempo di vivere con te
    Le mie mani come vedi non tremano più
    E ho nell’anima
    In fondo all’anima cieli immensi
    E immenso amore
    E poi ancora, ancora amore, amor per te
    Fiumi azzurri e colline e praterie
    Dove corrono dolcissime le mie malinconie
    L’universo trova spazio dentro me
    Ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è

    I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
    E le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori
    Camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti “Tu muori”
    “Se mi aiuti, son certa che io ne verrò fuori”
    Ma non una parola chiarì i miei pensieri
    Continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri (mm) …

    Viviamo la vita, non aspettando i numeri magici giocati al poker! Difficilmente usciranno… Solo l’amore, la fiducia e la sincerità, potranno regalarci la libertà (e con la nostra famiglia accanto).

    Grazie Erna

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