Pillole di Femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #56

Pillole di femminile - salomè
Salomè, Oscar Wilde «Tu l’hai visto il tuo Dio ma me non mi hai visto mai. Se tu mi avessi vista, mi avresti amato. Io ti ho veduto, Iokanaan, e ti ho amato.»

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.

La pillola di oggi è il monologo scritto da Oscar Wilde per lo spettacolo teatrale Salomè rappresentato per la prima volta a Parigi nel 1896, in quanto in quegli anni era proibita la rappresentazione teatrale di opere bibliche in Inghiletrra. Salomè, la bellissima figlia della regina di Giudea Erodiade, chiede a re Erode che le venga consegnata la testa di Giovanni Battista su un piatto d’argento. Egli, per compiacerla, la accontenta.


«Ah! tu non hai voluto lasciarmi baciare la tua bocca, Iokanaan. Ebbene, adesso la bacerò! La morderò coi miei denti come si morde un frutto maturo. Sì, bacerò la tua bocca, Iokanaan.
Te l’avevo detto, non è vero? Te l’avevo detto. Ecco! Io la bacerò adesso… Ma perché non mi guardi, Iokanaan? I tuoi occhi che erano così terribili, che erano così gonfi di collera e di disprezzo, ora sono chiusi. Perché sono chiusi? Apri gli occhi!
Solleva le palpebre, Iokanaan. Perché non mi guardi?
Hai dunque paura di me, Iokanaan, che non vuoi guardarmi?…
E la lingua, che, come un rosso serpente, dardeggiava veleni, non si muove più; non dice nulla, ora, Iokanaan, questa vipera rossa che ha vomitato su di me il veleno. È strano, non è vero? Come mai la vipera rossa non si agita più?
Tu non hai voluto saperne di me, Iokanaan. Mi hai rifiutata. Mi hai detto cose infami. Mi hai trattato come una cortigiana, come una prostituta, me, Salomè, figlia di Erodiade, principessa di Giudea! Ebbene, Iokanaan, io vivo ancora, ma tu sei morto e la tua testa è cosa mia. Ne posso fare ciò che voglio. Posso gettarla ai cani e agli uccelli dell’aria. Ciò che avanzeranno i cani lo divoreranno gli uccelli dell’aria… Ah! Iokanaan, Iokanaan, sei stato l’unico uomo ch’io abbia amato. Tutti gli altri uomini mi nauseano. Ma tu, tu eri bello.
Il tuo corpo era una colonna d’avorio su un piedistallo d’argento. Era un giardino pieno di colombe e di gigli d’argento. Era una torre d’argento ornata di scudi d’avorio. Non c’era nulla al mondo bianco come il tuo corpo. Non c’era nulla al mondo nero come i tuoi capelli. Nel mondo intero nulla era rosso come la tua bocca. La tua voce era un incensiere che spandeva strani profumi, e quando io ti guardavo udivo una musica strana!
Ah! Perché non mi hai guardata, Iokanaan?
Tu hai nascosto il volto dietro le mani e le bestemmie. Hai messo sopra gli occhi la benda di colui che vuol vedere il suo Dio. Ebbene, tu l’hai visto il tuo Dio, Iokanaan, ma me, me… non mi hai visto mai. Se tu mi avessi vista, mi avresti amato. Io, io ti ho veduto, Iokanaan, e ti ho amato. Oh! Come ti ho amato! E ti amo ancora.
Non amo che te… Ho sete della tua bellezza. Ho fame del tuo corpo. E né il vino né la frutta potranno saziare il mio desiderio. Che farò, adesso, Iokanaan? Né i fiumi, né gli oceani potranno spegnere la mia passione.
Io ero una principessa, e tu mi hai rifiutata. Io ero una vergine, e tu hai distrutto la mia verginità. Io ero casta, e tu mi hai riempito le vene di fuoco… Ah! Ah! Perché non mi hai guardato, Iokanaan? Se tu mi avessi guardato, mi avresti amato. Lo so bene che mi avresti amato, e il mistero dell’amore è più grande del mistero della morte. Non bisogna guardare che all’amore.»

La pillola di oggi è un estratto dal dramma Salomè (1893) di Oscar Wilde.

In alto: Elaborazione grafica di Erna Corsi

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