Antropologhe: chi le ha nascoste? Questo e altri i dilemmi di oggi

Mara benadusi - antropologhe
Una breve incursione nella disciplina che studia donne, uomini e culture esplorando mondi un tempo sconosciuti.

C’è chi sostiene che leggere apra la mente, che permetta di “viaggiare”. Devo ammettere che studiare antropologia in effetti è stato un vero e proprio viaggio in un mondo sconosciuto. Una disciplina che sapevo occuparsi dell’uomo e delle sue culture, ma la mia era una conoscenza molto superficiale. Per uomo si intende l’essere umano, donne e uomini, anche se qualche aspetto è un mistero da chiarire.

Il testo La scuola in pratica. Prospettive antropologiche sull’educazione di Mara Benadusi pubblicato da Editpress nel 2017 ripercorre l’evolversi di uno specialismo della disciplina: l’antropologia educativa, che si è concentrata sulle modalità di trasmissione delle culture fra generazioni e in ambito educativo. Una storia nata a metà degli anni Cinquanta negli Stati Uniti e che, passo dopo passo, è arrivata ai giorni nostri grazie al contributo di studiosi e studiose. La materia è affascinante ma ha lasciato in me un paio di perplessità alle quali non sono riuscita a rispondere. Magari qualcunə potrà illuminarmi.

Nel proseguire pagina dopo pagina ho incontrato una moltitudine di antropologhe. Sarà perché sono perlopiù americane (è lì che la disciplina è nata) e magari nel nostro Paese sono meno conosciute. Sarà perché l’antropologia stessa non è molto conosciuta, ma possibile che tutte queste donne oltre il consueto siano rimaste nell’ombra? Si tratta di donne che fin dagli anni Trenta si sono dedicate agli studi che le appassionavano viaggiando in paesi lontani. Considerando che all’epoca non era neanche così diffuso, come mai non se ne parla?

Oltre a Margaret Mead della quale abbiamo già scritto qui e che credo sia fra le antropologhe più celebri, ma dove sono rimaste nascoste le altre? Ruth Benedict, Cora Du Bois, Susan Phillips, Ann Davidson, Margaret Gibson, tanto per citarne alcune. C’è poi un altro particolare che mi ha incuriosita e cioè la presenza di diverse coppie antropologiche come Luise e George Spindler, Beatrice e John Whiting, Shirley e Edwin Ardner senza parlare che la stessa Mead fra i suoi tre mariti annovera anche l’antropologo Gregory Bateson. Non credo di aver mai incontrato una disciplina che ha fatto incontrare così tante coppie, sarà forse perché affrontando tematiche umanistiche viene sollecitata una particolare sensibilità? Un mistero da risolvere. Ma non è finita qui.

Se nel testo di Mara Benadusi le donne si alternano ai colleghi maschi mi domando perché invece nel manuale di antropologia culturale di Fabio Dei le antropologhe siano meno citate. Sarà mica dovuto ad un approccio di tipo androcentrico? Insomma, diversi dilemmi mi hanno attanagliato durante il mio studio matto e disperatissimo, ma approfondiremo la questione e confido che prima o poi si risolveranno. Nel frattempo, spero che tutte queste donne oltre il consueto mi assistano il giorno che dovrò sostenere l’esame di antropologia.

Paola Giannò

Foto in alto: Mara Benadusi da Siké Edizioni (sikeedizioni.it)

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