Pillole di femminile. Storie piccole che raccontano un mondo grande #1

Pillole di femminile

Obbedienze. Perché non si può essere libere di uscire di casa la notte? Una paura antica impone il suo volere.

Al via Pillole di femminile, la nostra nuova rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.

Il frinire delle cicale continua incessante da giorni. Si sta trasformando in quel rumore di sottofondo a cui ci si abitua senza volerlo e che, quando finisce, lascia un silenzio a metà tra il sollievo e la sorpresa. Marta non ha avuto il coraggio di uscire di casa per tutto il giorno. Rintanata nei sui cinquantacinque metri quadri ha passato il tempo tra Netflix e i ghiaccioli del discount, tranne quelli alla menta che ha lasciato sciogliere nel lavandino. Perla le dorme ai piedi, rinfrescata dal pavimento e dalla carezza del ventilatore a pale del soffitto. Sono uscite molto presto, con il chiarore del sole appena più su dell’orizzonte e l’aria che definire frizzante sarebbe un generoso complimento. Fa piccoli scatti con le zampe, impercettibili tremolii di baffi, quasi le dispiace svegliarla. Ma ormai il sole è calato, è giunta l’ora di scorporarsi dal divano e sottomettersi a un’estate che non accenna nessun tipo di tregua.

«Andiamo?» Marta si alza, spegne la tv e chiama Perla in un unico gesto. Il cane riemerge dal suo sonno vigile e si solleva lenta, stiracchiandosi.

La notte non è fresca, non è ventilata e soprattutto non è silenziosa. Se non altro, però, non c’è il sole a bruciare la pelle e anche l’asfalto è sopportabile per i polpastrelli ruvidi di Perla. Sono le undici passate e in giro non c’è nessuno, nemmeno un padrone che prende aria per sé fingendo di portare fuori il cane. Marta scioglie Perla ai margini di un giardinetto, poi si siede su una panchina. Si diverte a guardarla camminare con il naso incollato ai ciuffi d’erba gialla e riarsa, chissà quali odori sta codificando. Poi la vede alzare la testa di scatto, orecchie tese, coda dritta: ha sentito un rumore. Marta guarda nella direzione in cui Perla sta concentrando la sua attenzione, un gruppo di cespugli sformato dalla crescita primaverile, ma non vede niente. Si cerca il telefono addosso, in una smorfia si ricorda che è rimasto sul tavolo della cucina.

Respira lentamente, si convince che dev’essere un gatto e prova a tranquillizzarsi; anche Perla ritorna alle sue sniffate. Poi ancora un rumore, stavolta l’ha sentito anche Marta. L’attenzione di Perla è di nuovo catturata, quello che attanaglia Marta invece è un sottile senso d’inquietudine. Si dà della sciocca ma non riesce a ignorare l’agitazione che le sta crescendo dentro, così richiama Perla e s’incammina verso casa. Non c’è la leggerezza dei passi di prima, quei passi che portavano fuori da una giornata torrida ora la allontanano da qualcosa che non sa ma che teme possa essere. Movimenti frettolosi e rigidi la portano via, si sbriga, quasi corre. In un paio di occasioni trascina via Perla tirandola per la pettorina, sa che non è giusto nei suoi confronti, ma non lo è nemmeno avere così paura di stare da sola, per strada, la notte. Non è una cosa che ha scelto, lei purtroppo deve solo obbedire inerme, e deve solo pregare che qualcuno non decida di farle del male in una torrida notte di luglio.

Serena Pisaneschi

Foto in altro: di Kellepics su Pixabay

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