Elisabetta VS Diana. Ma è davvero così? Andiamo oltre la semplificazione

Diana Spencer, Elisabetta II
Due donne estremamente diverse costrette in un ruolo del tutto simile, che porta molti privilegi ma anche infiniti doveri.

Elisabetta II è la regina più longeva di sempre. Nei suoi settant’anni di regno ha affrontato diverse volte crisi familiari e di Stato, ma il presunto attrito creatosi con la moglie del suo primogenito sembra non essere mai uscito dalle prime pagine. Quale morbosa curiosità si nasconde dietro tutto questo?

Diana Spencer era una giovane ragazza di 19 anni quando accettò di sposare l’erede al trono d’Inghilterra e molto probabilmente non comprese completamente che cosa comportasse quel titolo. Inoltre il suo promesso sposo era di parecchi anni più grande di lei e… era innamorato di un’altra donna. Come ripiego il principe avrebbe comunque preferito la sorella più grande della piccola Diana, ma la sposa lo seppe solo la sera prima delle nozze. Sembra la trama promettente di una avvincente telenovela ma purtroppo è vita vera, e i protagonisti sono persone, prima che membri di una casa reale. 

Elisabetta divenne regina a soli venticinque anni, quando perse prematuramente il padre che amava moltissimo. Era il 1952 e da quel momento il suo giovane e fiero marito avrebbe dovuto stare per sempre un passo indietro rispetto a lei, come prevede l’etichetta reale, e questo non giovò sicuramente al loro rapporto di coppia. Non era stata preparata a quel ruolo fin da bambina, perché divenne erede al trono solo con l’abdicazione dello zio, ma seppe prendere sulle sue spalle ogni responsabilità, assolvendo ogni suo compito, sempre.

Il presunto conflitto fra Elisabetta e Diana nasce forse da questa differenza. Due donne estremamente diverse costrette in un ruolo del tutto simile, che porta molti privilegi ma anche infiniti doveri. Mentre la regina ha dedicato tutta la sua vita al suo paese, spesso trascurando anche la famiglia, la principessa sente che la sua natura non le consentirà mai di fare altrettanto. Il divorzio del principe Carlo fu un colpo molto duro per la casa reale, e sicuramente per il cuore delle due donne. Entrambe ne patirono le conseguenze e ognuna di loro reagì a seconda del proprio carattere. 

Diana non seppe mai essere abbastanza forte per stringere i denti e sopportare il peso della posizione che aveva accettato, ma lo fu per affrontare qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima e ottenne la sua libertà. 

Elisabetta è rimasta sempre ferma, ma come un faro nella tempesta, non come un masso posato a terra. Il suo essere apparentemente immobile ha segnato il passo e mantenuto l’ordine; ha negato a sua sorella la possibilità di sposare un uomo separato perché questo prevedono le regole, ma con il passare degli anni ha concesso al figlio di potersi risposare con una donna divorziata, l’amore della sua vita. Ha recentemente modificato la regola della linea di successione al trono in modo che le eredi non vengano più scavalcate dai fratelli minori. 

L’ultimo atto di questa diatriba montata dai media si svolse nel 1997, quando Diana morì in un tragico incidente stradale a soli trentasei anni. La regina si trovava nella residenza di Balmoral con tutta la famiglia quando apprese la notizia e venne aspramente criticata da pubblico e stampa per non essere corsa subito a Londra. Elisabetta in quel momento si concesse di essere prima di tutto una nonna: perché mai avrebbe dovuto abbandonare due nipoti giovanissimi che avevano appena perso la madre per correre a Buckingham Palace? A fare cosa, esattamente? 

Per Diana vennero celebrati i funerali di stato, richiesti a furor di popolo, anche se il suo ruolo (nessuno in realtà) non li prevedeva. Il risultato fu un trauma indelebile per i due figli costretti a seguire a piedi il feretro della madre in mondovisione. Credo sia troppo facile giudicare le persone senza tenere presente il contesto, perché è proprio questo che sono prima di essere personaggi pubblici: persone reali. Proviamo, ogni tanto, a metterci nei loro panni.
God save the Queen!

Erna Corsi

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