Angelica Rubino, scrivere la quotidianità per trasmettere emozioni

Angelica Rubino
Dalla provincia pugliese una giovane autrice che, da sempre, scrive storie di vita comune nelle quali è facile immedesimarsi.

Diplomata in Grafica Pubblicitaria e studentessa in Scienze della Comunicazione (anche se momentaneamente in pausa), Angelica Rubino ha trovato nella letteratura la sua strada. Conosciamola meglio.

Come nasce la sua passione per la scrittura?

«La passione per la scrittura è nata con me. Mia madre mi ha sempre detto che, quando ero piccola e stavo nel passeggino, allungavo le mani perché volevo vedere i libri, i fumetti ecc. e ho trovato tanto sostegno anche nella mia maestra d’italiano, la maestra Lidia.»

Quindi ha iniziato da giovanissima a scrivere.

«Sì. Il mio primo libro risale ai miei diciotto anni (anche se avevo iniziato a scriverlo quando ne avevo sedici), Apollo Edizioni pubblicò Jeremy Jenkhins e il fiore della montagna perduta. Da lì poi sono usciti altri titoli: Perché sei un essere speciale, che parla di bullismo e ha anche una piccola base autobiografica, e Pistola e polvere da sparo, entrambi editi da Montedit, Shatz: una storia vera, edizioni Manoscrittiebook e La ragazza del 1935, Io me lo leggo editore, un thriller erotico ambientato durante la seconda guerra mondiale.»

Quali sono le storie che le piace raccontare?

«Principalmente storie di vita, di quotidianità, amore, amicizia, tutto quello che ha a che fare con i sentimenti. Mi capita di osservare una scena per strada e inventare una storia su quello. I miei libri raccontano storie comuni, Shatz: una storia vera, per esempio, è nato grazie al desiderio di una donna di far conoscere la propria storia e io l’ho fatto per lei.»

Ha partecipato a molti concorsi letterari fino a che, l’anno scorso, ha deciso di crearne uno lei.

«Esatto. Insieme all’Associazione Culturale Aracnea abbiamo creato il Concorso Letterario Egidio Saracino per diffondere la scrittura anche sul territorio di Castellaneta. È stato bello stare dall’altra parte, far parte della giuria e leggere le storie inviate per la partecipazione.»

Ci saranno altre edizioni, immagino.

«Sì, il concorso ha avuto un grande successo, ne siamo rimasti entusiasti.»

In un mondo tanto smart, lei come si trova con i social?

«Il mio rapporto con i social si può definire poco consono, le spiego perché. Il mio profilo Instagram adesso è la_ragazza.dei.libri, ma fino a poco fa non era questo. Avevo un altro profilo con circa quattromila follower e io l’ho chiuso proprio a causa di questo.»

Perché? Avere un grosso numero di seguaci sui social è quasi fondamentale, al giorno d’oggi.

«È vero, ma mi ero accorta che quel numero non mi rispecchiava davvero. È inutile avere tanti follower se, poi, ti seguono solo perché hai tanti follower. Molti vedono quel numerino alto e allora automaticamente pensano che sei qualcuno d’importante e si aggiungono senza curarsi dei contenuti. Dare valore ai profili solo in base a questo è sbagliato perché, dal punto di vista umano, è bello creare interazioni e condivisioni, invece basarsi solo sul numero di follower è molto disumanizzante. Mi è capitato di percepire gentilezza e riavvicinamento solo perché avevo molti follower, ovvero in modo superficiale, non genuino, quindi ho preferito chiudere il vecchio profilo e aprirne uno in cui chi interagisce lo fa perché spinto da vero interesse. Meglio avere cinquecento follower veri che tremila falsi.»

Sta lavorando a un nuovo scritto, in questo momento?

«Ho scritto la bozza di un racconto che parla di una storia vera accaduta a Castellaneta, mi è stata raccontata da alcuni anziani e mi ha incuriosita. Ancora una volta una storia “normale”, ma d’altronde questa è la mia passione.»

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Angelica Rubino

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