Libri, film, musica, di tutto un po’. Dieci suggerimenti per le nostre lettrici e i nostri lettori insieme agli auguri di tutta la Redazione de L’Altro Femminile, donne oltre il consueto.
Una top ten fatta di nascite, di madri, di figli. Natale è passaggio alla vita.
1. Il mio Natale ideale lo passerei in una Chiesa, in un Circolo, in un Teatro ad ascoltare dal vivo la Buona Novella (1970) del maestro Fabrizio De André. Inutile dire che sia un capolavoro, questo già lo sappiamo e molti critici musicali e letterari si sono espressi in questo senso; quello che invece suggerisco, in assenza di concerti dal vivo, è di ascoltarselo con le cuffie, nella penombra, in solitudine: la vedete Maria che se ne va fra l’altra gente che si raccoglie intorno al suo passare? La vedete la sua mano che nasconde il sorriso del bambino appena partorito nella solitudine di una grotta? La vedete piangere l’uomo che ha partorito e che vede morire sulla croce senza peccati da espiare? Sentite la sua voce che rimpiange di aver messo al mondo il figlio di Dio e così di trovarsi ai piedi di una croce, senza più speranze? Direi di iniziare a recuperare così lo spirito del Natale, guardando a Gesù come a “il più grande rivoluzionario di tutti i tempi” (cit.), quello che anche al Padreterno insegnò a perdonare.
2. A supporto del punto 1, propongo la lettura (dura un’ora, non di più) di In nome della madre (Feltrinelli, 2006) di Erri De Luca. Mi meraviglio sempre quando un uomo indaga con umiltà e forse anche con stupore l’intimità femminile e in particolare il momento del parto. Ecco allora che emerge con forza una Madonna umana tra le pagine di De Luca, dove la divinità si percepisce nell’aria ma più forte e potente è la carne, l’aprirsi del corpo alla vita nuova, il desiderio di arrivare in fondo a un viaggio, la semplicità di un momento così intenso e irripetibile. La nascita, ciò che davvero dovremmo ricordare ogni 25 dicembre, è protagonista di questo piccolo prezioso libro.
3. La poesia non può mancare a Natale. Propongo un libro introvabile nelle librerie, ma che magari riuscirete a scovare in qualche fornitissima biblioteca: La guerra delle parole (Ed. Le Lettere, 1999) di Nichita Stanescu. Poeta rumeno candidato al Nobel per la letteratura nel 1979, ha avuto la capacità di afferrare visioni oniriche e a volte deliranti e trascinarle giù, sulla Terra, grazie a parole che sanno di divino, che scavalcano i sensi compiuti e ci trascinano al confine tra ciò che è e ciò che non sappiamo. Esploriamo le possibilità dell’umano, grazie a lui. Una poesia, fra tutte quelle della raccolta? Il diritto al tempo, che altro non è se non la nostra vita.
4. Nascere è semplicemente imprescindibile. Vero. Ma spesso si può pensare di essersi allontanati dall’essenza di questo momento, dal suo magico avvenire. Clara Scropetta, farmacista per formazione, doula per vocazione, nel suo libro Accanto alla madre (Terra Nuova Eidzioni, 2012) riesce a riportarci indietro, fino al significato ancestrale del venire al mondo, mettendosi nei panni della donna che partorisce senza dimenticare lo sguardo del nascituro. I suoi sono occhi nel ventre che raccontano, un tornare alle origini che ci radica nella natura del venire al mondo.
5. Il legame con le madri è stato esplorato in lungo e in largo in tutte le arti, compresa la letteratura. Alcune nostre connazionali hanno scritto libri incentrati principalmente su questo rapporto e, nonostante il tema così battuto, sono riuscite a regalarci una nuova sfumatura, un ponte di significato ancora non attraversato. Fra loro certamente Claudia Durastanti con La straniera (La Nave di Teseo, 2019), che con questo libro ha riportato l’autofiction alla ribalta della scena letteraria italiana. La Durastanti è riuscita a dosare ironia e acume intellettivo per descrivere i propri genitori, e naturalmente se stessa, all’interno di due mondi apparentemente distanti e inconciliabili, quello di una remota provincia lucana e quello di una grande metropoli americana. La formazione universitaria in Antropologia ha sicuramente agevolato il compito di auto-analisi, ma vero è che questo libro dice molto di noi come genere umano unico, suddiviso geopolicamente in Stati e culture diverse.
6. Secondo libro che parla del rapporto con la madre in modo originale è Lingua madre, il romanzo di esordio di Maddalena Fingerle, vincitore del Premio Italo Calvino nel 2020. Qui l’autrice mostra tutta la propria abilità nel giocare con le parole, facendo diventare la lingua stessa un personaggio del romanzo, capace di condizionare pensiero e azioni del protagonista. Lingua come ossessione, come salvezza, come ostacolo, come ponte: una metariflessione sul linguaggio che però non impedisce lo sviluppo di una trama avvincente e travolgente.
7. Laura Forti, autrice già affermata, sceneggiatrice per il teatro di spettacoli rappresentati in tutto il mondo, ha prodotto un vero e proprio gioiello autobiografico: Forse mio padre (La Giuntina, 2020). Nonostante il titolo, anche qui l’occhio di bue è incentrato sulla relazione madre-figlia, che viene sviscerata come in una seduta psicanalitica. Si va indietro nel tempo, fino alla resistenza partigiana, e poi dentro il presente che nasconde segreti ormai inespugnabili, sepolti insieme alla madre. Con questo romanzo Laura Forti si è aggiudicata il premio Supermondello e Mondello Giovani 2021.
8. Ocean Vuong, vietnamita d’origine, cresciuto poi negli Stati Uniti, ci regala tutta la sua poesia (nasce infatti come poeta, già premiato in prestigiosi concorsi internazionali) con un libro di narrativa destinato a restare nella storia della letteratura mondiale: Brevemente risplendiamo sulla terra (la Nave di Teseo, 2020) brilla effettivamente di una luce lirica purissima, ma al tempo stesso annaspa nel fango della povertà, dei rifiuti, della solitudine, della droga, della perdita, del mancato riconoscimento. Una scrittura pulsante, sanguinante, atroce e fiera: con questo affilato strumento, Vuong riesce a ricostruire il suo rapporto con la madre e con la terra che l’ha visto crescere, in un costante desiderio di accettazione mai appagato pienamente. Vince nel 2020 l’American Book Awards.
9. Madre è stata per undici volte, Giulia Lorimer. Madre nella vita e nell’arte, perché oltre ai suoi undici figli, ha tenuto a battesimo anche il gruppo Whisky Trail, interamente dedito alla musica tradizionale irlandese, pur essendo composto da musicisti fiorentini. Un’esistenza che non ha mai smesso di tendere a qualcosa di grande, una generosità che trabocca da ogni sua esperienza, e che ritroviamo limpidissima nel suo libro di ricordi autobiografici La lana rimasta sulle siepi (Bastogi, 2008). Giulia Lorimer è mancata proprio quest’anno, a 89 anni, lasciandoci ricchi dei suoi dischi e delle sue parole, una voce che non si spegne mai.
10. La generosità, la comprensione, l’altruismo, la distribuzione equa delle risorse: tutti i valori del Natale cristiano sono ben rappresentati da Charles Dickens nell’intramontabile classico Il canto di Natale (1843). Per i bambini segnalo questa edizione, affascinante realizzazione artistica della favola britannica, dove ombre e disegni riescono a generare stupore al pari delle parole: illustrazioni e ingegneria cartotecnica di Agnese Baruzzi, laureata in progettazione grafica dal 2001, lavora come illustratrice e autrice; finora ha illustrato circa cento titoli per ragazzi. Canto di Natale da Charles Dickens, White Stars edizioni, 2017.
Cristina Trinci
In alto: illustrazione di Agnese Baruzzi da Canto di Natale da Charles Dickens, White Stars edizioni