Marina Cuollo: l’umorismo come potente mezzo di comunicazione

Marina Cuollo
Attivista, scrittrice, content creator… tanti aspetti di una donna che sa come rendere efficace un messaggio e che si pone sempre in modo molto diretto.

Laureata in Scienze biologiche e Dottoressa in ricerca, Marina Cuollo è diventata un volto noto dei social e dell’attivismo. Si pone sempre in modo molto diretto, combatte i pregiudizi e usa con intelligenza l’ironia.  Autrice di un libro che fa tanto sorridere quanto riflettere,  ha accettato di rispondere alle nostre domande.  Ecco qui la nostra chiacchierata.

Ho finito di leggere da pochissimo A Disabilandia si tromba (Sperling & Kupfer) e devo dire che è stata una lettura piacevole e illuminante sotto molti aspetti. Com’è nata l’idea di questo libro?

«L’idea di questo libro nasce in maniera del tutto casuale. Diversi anni fa mi trovavo in un periodo di stallo, e in uno di quei momenti in cui fai un po’ il punto della situazione ho sentito una forte urgenza di comunicazione. Sentivo il bisogno di mettere nero su bianco le esperienze vissute e il percorso di consapevolezza che mi ha portato a comprendere quanto determinati comportamenti verso la disabilità fossero sbagliati. Da lì la scelta dell’umorismo come mezzo di comunicazione è stata quasi automatica. Di disabilità raramente si parla in maniera divertente.»

Leggendo, si capisce subito che l’umorismo che alimenta tutto il libro è un mezzo azzeccatissimo e potente per arrivare dritti al punto, molto più di qualsiasi altra voce. Pensa che passare attraverso un sorriso sia più efficace per trasmettere un messaggio?

«Sono convinta che l’umorismo sia un mezzo molto potente per veicolare messaggi, specialmente quelli più complessi. Trattare con leggerezza certi argomenti non significa sminuirli o essere superficiali, tutt’altro. Io vedo l’umorismo come una sorta di autostrada della comunicazione, porta gli argomenti in maniera più veloce. Insomma, tu sei li che te la ridi ma sotto sotto il tuo cervello ragiona.»

I video di Super Cuolk sono sicuramente efficaci, così come le sue storie su Instagram. È sempre diretta e pungente, l’ironia è piacevole, mai volgare o offensiva. Le è mai capitato di ricevere critiche per il suo attivismo e per il modo in cui si pone?

«Mi è capitato, ma per fortuna non succede di frequente. Ci sono persone che sono convinte che un determinato approccio non sia adatto alla disabilità. C’è ancora quell’alone di intoccabilità intorno a questo argomento, che a mio avviso non ha ragione di esistere.»

Su Instagram ha oltre trentamila follower. Attualmente i social sono il mezzo per eccellenza per trasmettere messaggi, ma sono anche molto “veloci”. Come si fa a essere davvero incisivi nel tempo?

«Penso che la comunicazione, tutta, anche quella via social, debba stare al passo con i tempi. Non di meno l’umorismo. Se non ci si aggiorna e si rimane ancorati a comunicazioni vecchie e stantie si rischia di rimanere indietro. E non sempre è questione di brevità, ma molto spesso è più una questione di contenuto.»

Si sono appena concluse le Paralimpiadi, un successo strepitoso per le atlete e gli atleti che hanno portato a casa sessantanove medaglie. Purtroppo non c’è stato né lo stesso clamore mediatico delle Olimpiadi né lo stesso trattamento economico. Perché un/una paratleta “vale” meno di un atleta, secondo lei?

«Esiste ancora questa idea un po’ tra le righe che gli atleti paralimpici siano atleti di serie B, e lo vediamo dalla comunicazione che troppo spesso si sofferma sui corpi e sulle patologie invece che sui traguardi sportivi, dall’inspiration porn che viene utilizzato quando si raccontano le loro vite, e dalla disparità dei compensi tra gli atleti paralimpici e olimpionici. Siamo ancora lontani da una reale parità di trattamento e di diritti.»

Area Marina è la sua rubrica su Vanity Fair in cui parla di abilismo, società, parità di diritti ecc. Come sceglie gli argomenti da trattare?

«La scelta varia a seconda delle situazioni. A volte si tratta di temi che mi stanno particolarmente a cuore, altre volte invece sono alcune notizie a spingermi a una riflessione. Per fortuna ho libertà di movimento e questo per me rappresenta un grandissimo traguardo. Ho la possibilità di parlare non solo di disabilità, ma di tutto ciò che ritengo importante.»

Ringrazio Marina Cuollo per essere stata così disponibile e invito tutti a seguirla sui social e leggere il suo bel saggio che, senza dubbio, ha qualcosa da insegnare a tutti.

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Marina Cuollo

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Solve : *
15 × 16 =