Ritratto di un uragano, donne fuori dai canoni comuni

donne oltre il consueto
«Il giorno degli attentati hai scritto, per tranquillizzare tutti, che come sempre eri da quelle parti, ma non eri tra i feriti o tra i morti» da Coprifuoco, Le luci della centrale elettrica. 

Quando la musica concede regali inaspettati si possono trovare anche ritratti di donne fuori dai canoni comuni. Questo accade con Le luci della centrale elettrica dove, tra gli altri, nell’album Terra, uscito il 3 marzo 2017, abbiamo la bellissima Coprifuoco in cui è una ragazza, col nome di un uragano, colei che finalmente parte per non tornare, senza dubbio un’eroina come nelle migliori visioni di Marina Pierri. Un’eroina che inciampa tra un futuro che faticosamente si costruisce e un passato da ridimensionare. Trova una Varese più grande a Toronto, dribbla tra un attentato e l’altro e cerca di spiegare discorsi difficili a un ragazzo che l’ascolta senza capire. Ci prova, ma probabilmente il suo linguaggio è troppo elevato o tecnico per lui che rimane imbambolato ad amarla senza sapere cosa rispondere. Lontano, forse abbandonato. Non c’è niente da fare: è una donna che ha preso il controllo della propria vita e non è più raggiungibile dai comuni mortali suoi coetanei. Il progetto che prende il nome de Le luci della centrale elettrica è nato negli anni Zero e finito pochi anni fa. 

Quasi ogni loro canzone è il ritratto di una o più donne mai cantate prima. Come Le ragazze stanno bene, dall’album Costellazioni, in cui si parla di un amore diverso, quello di Chiara, che ha smesso, è pulita, e riscopre la vita osservando la sua Sara, bellissima nella sua sfioritura adulta, pacificando ancora una volta il passato e lasciando l’interpretazione dei sogni alla visione della sua amata. Sarà un caso che Le luci abbiano intrecciato la loro carriera con quella della bellissima voce di Rachele Bastreghi? Non lo crediamo. Sono più le storie di donne che quelle del frontman e vale la pena ascoltarle proprio tutte. Storie di donne, di viaggi e di periferie. Di sopravvivenza e di lotta, tra macerie e futuri incerti. Solo una voce fuori dal coro delle donne eroine: quella della ragazza veneta che con dissimulata indifferenza torna a casa dai genitori che mai nulla dovranno sapere del suo passato da combattente e da guerriera. Un passato a tratti glorioso ma con lunghe ombre che dovranno essere negate. Questa la protagonista di Nel profondo Veneto, sempre dall’album Terra, unica eroina sconfitta tra le tante che compongono una costellazione di astri nascenti a una femminilità finalmente completa e complessa, emancipata da se stessa e tutta da cantare. 

Laura Massera 

In alto photo di Priscilla Du Preez su Unsplash 

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