La poesia nel dì di domenica presenta la poesia di Ana Cristina Cesar

Il suo approccio era radicale: poesia come diario, come pensiero a voce alta, come rivelazione istantanea di ciò che si cela.

Nella sua breve ma intensa carriera artistica, Ana Cristina Cesar ha incarnato una nuova forma di poesia: viva, frammentaria, fatta di dettagli quotidiani e di tensioni esistenziali. Il suo stile, ricco di elementi autobiografici, rifletteva una personalità libera, costantemente in bilico tra desiderio e memoria, tra volontà di archiviazione e impossibilità dell’oblio.

La poeta ha sfidato le convenzioni fondendo prosa, poesia e confessione in una forma ibrida, capace di toccare corde intime con apparente leggerezza. Ma dietro quella semplicità si nasconde una costruzione dolorosa, una tensione che si avverte nella censura del verso, nell’ellissi, nel vuoto.

Ana Cristina Cesar si definiva «la donna più discreta del mondo: una che non ha segreti», eppure la sua scrittura è tutta un gioco di nascondimenti e rivelazioni. Come in un teatro mentale, ogni frase è una maschera che potrebbe cadere da un momento all’altro, mostrando ciò che davvero brucia sotto la superficie.

La sua poesia, come ha dichiarato lei stessa, è costruita con razionalità, ma anche con dolore. È uno spazio di raccolta e dispersione, dove l’amore si moltiplica e la memoria si organizza in tentativi vani di dimenticare.

Nella poesia Conto alla rovescia i versi restituiscono tutta la complessità della sua voce: l’illusione di una nuova storia come possibilità di cancellare le precedenti, e invece la scoperta che ogni nuovo amore è solo un’altra porta attraverso cui rientrano i fantasmi del passato. Ana Cristina Cesar ci ha lasciato poesie che non cercano risposte, ma continuano a porre domande. In quell’inquietudine, resta il suo sguardo più vivo che mai.

Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi Conto alla rovescia di Ana Cristina Cesar. Buon ascolto.

Debora Menichetti
Foto in alto: Ana Cristina Cesar (fonte: Collezione IMS)
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Conto alla rovescia

Ho creduto che amando di nuovo
avrei scordato almeno
gli altri tre o quattro volti che ho amato
In un delirio di archiviazione
ho organizzato la memoria in alfabeti
come chi conta le pecore e si calma
e intanto col fianco aperto non scordo
e amo in te gli altri volti

(traduzione di Massimiliano Damaggio, con un aiuto di Luca Elli)

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