Oltre la gloria letteraria. L’instancabile impegno educativo e diplomatico di un Nobel che ha amato profondamente la sua terra.
Tra le magnifiche diciotto, spicca la figura di Gabriela Mistral, pseudonimo di Lucila Godoy Alcayaga. Fu la quinta donna e la prima persona latinoamericana a ricevere, nel 1945, il Premio Nobel per la letteratura. La motivazione ufficiale del premio fu: «per la sua lirica, ispirata da forti emozioni, che ha fatto del suo nome un simbolo delle aspirazioni idealistiche dell’intero mondo latino americano.»
Gli anni della formazione e l’impegno nell’insegnamento
Nata a Vicuña, nella pittoresca provincia di Elqui, il 7 aprile 1889, Gabriela Mistral crebbe in una famiglia di umili origini contadine. Suo padre, Juan Jerónimo Godoy Villanueva, maestro e poeta, abbandonò il focolare domestico quando Gabriela aveva appena tre anni. Ironia della sorte, furono proprio i versi paterni, riscoperti casualmente, a risvegliare in lei la passione per la poesia. Sia il padre che la sorella Emelina, quindici anni maggiore, furono figure chiave nella sua formazione. Emelina, in particolare, le trasmise l’amore per l’insegnamento e per la Bibbia, temi che sarebbero diventati pilastri della sua produzione letteraria.
Lucila Godoy Alcayaga a soli quindici anni intraprese la carriera di maestra rurale. In un contesto sociale che vedeva l’insegnamento come l’unica professione decorosa per una giovane donna della sua estrazione, Mistral si scontrò con le rigide barriere del sistema educativo cileno di inizio ‘900. Nonostante avesse superato brillantemente gli esami di ammissione alla Scuola Normale di La Serena, fu ingiustamente espulsa a causa di alcuni suoi scritti apparsi su riviste locali, giudicati «esaltati, ribelli, e scandalosi.» Un episodio ancora più remoto, risalente a quando aveva undici anni, l’aveva vista accusata ingiustamente di furto di materiale didattico. Questo evento la spinse ad abbandonare la scuola femminile e a ricevere lezioni private dalla sorella.
Nonostante gli ostacoli, grazie al sostegno di Emelina, Gabriela Mistral ottenne incarichi in scuole minori e, gradualmente, in licei sempre più prestigiosi, fino a ricoprire il ruolo di ispettrice generale. L’insegnamento rimase una costante nella sua vita, tanto da affermare con convinzione: «Ho insegnato fino ad oggi.» Si ritirò dall’attività didattica solo nel 1924, poco prima dell’approvazione di una normativa che riservava le cattedre ai soli laureati.
La nascita della poeta e le opere fondamentali
Lo pseudonimo Gabriela Mistral fu adottato da Lucila Godoy Alcayaga come omaggio a tre figure significative. Il poeta italiano Gabriele D’Annunzio, di cui ammirava lo stile; il poeta occitano Frédéric Mistral, premio Nobel nel 1904; e il vento impetuoso del Midi francese, il mistral.
La sua ascesa nel panorama poetico ebbe inizio con i Tre Sonetti della Morte, versi struggenti dedicati al tragico amore per Romelio Urreta, suicidatosi nel 1909. Questi sonetti le valsero il primo premio ai Juegos Florales di Santiago nel 1914. Tuttavia, la sua profonda timidezza le impedì di presenziare alla cerimonia di premiazione. Infatti preferì assistere nascosta nel loggione, pur consapevole della grande acclamazione suscitata dai suoi versi.
La sua prima raccolta poetica, Desolación, vide la luce a New York nel 1922 grazie all’interessamento di Federico de Onís e sancì la sua affermazione a livello internazionale. Quest’opera si configura come un «caleidoscopio di identità», riflettendo il dolore, la solitudine e le molte sfaccettature dell’anima dell’autrice. Si passa dalla donna innamorata e sofferente di Dolor alla figura della maestra ne La escuela, fino alle evocazioni del mondo rurale in Los Recados, che richiamano le sue umili origini.
Nel 1924, Madrid pubblicò Ternura, una raccolta delicata dedicata all’infanzia, intessuta di ninne nanne e filastrocche. La silloge segnò un’evoluzione stilistica verso una poetica meno austera e più intimista.
Un’altra pietra miliare della sua produzione fu Tala, pubblicata a Buenos Aires nel 1938 con il sostegno di Victoria Ocampo. Quest’opera rappresentò un ulteriore cambio di registro stilistico. Gabriela Mistral abbandonò le forme moderniste per abbracciare moduli popolari e arcaici, adottando un linguaggio che si fece più oscuro e denso di significati. Temi centrali sono il lutto per la madre, magistralmente espresso in Muerte de mi madre, e la nostalgia struggente, racchiusa nella sezione Saudade, parola portoghese che evoca rimpianto e solitudine.
Con un gesto di profonda umanità, Gabriela Mistral destinò i proventi di questo libro agli orfani della Guerra Civile Spagnola. Nelle note a Tala, descriveva se stessa come una «creatura vagabunda, desterrada voluntaria», che scrive «in mezzo a un vaho di fantasmi». Per la poeta, la terra d’America e la sua gente erano diventate un «corteo malinconico» che la opprimeva. Accennava anche a come il libro raccogliesse «avanzi» di altre opere, metafora che richiamava la pigiatura dell’uva nella sua amata valle d’Elqui.
La sua ultima raccolta significativa, Lagar, pubblicata nel 1954, risentì profondamente del dolore per la perdita del nipote e delle tensioni che laceravano il mondo. Si apre con la poesia La otra, quasi un preludio a un approccio femminile inedito alla realtà. La sezione Donas locas offre un ritratto vivido di diverse figure femminili, che riflettono le diverse sfaccettature dell’animo della poeta: l’abbandonata, l’ansiosa, la sradicata. In questa fase, la sua scrittura si fece più concisa, nel tentativo di condensare la parte più intima e instabile del suo essere.
Le opere di Mistral rivelano una personalità complessa e sfaccettata. La sua poesia intreccia influenze europee e tradizioni culturali autoctone, dando vita a un’identità letteraria meticcia e originale. L’amore, il dolore, la maternità e le umili origini emergono come elementi chiave, presenti con forza espressiva in Desolación e Tala. La maternità, in particolare, è un tema centrale, non solo come esperienza personale negata (come espresso nella toccante poesia La donna sterile), ma anche come simbolo universale di cura e accudimento, strettamente legato alla figura materna come archetipo quasi religioso.
Una figura internazionale: educazione, diplomazia e viaggi
L’impegno di Gabriela Mistral trascendeva i confini della poesia e dell’insegnamento in Cile. Nel 1922, su invito di José Vasconcelos, Ministro dell’Educazione messicano, collaborò attivamente a un ambizioso piano di riforma scolastica. In Messico, fu accolta con un entusiasmo travolgente e pubblicò Lecturas para Mujeres (1923). Era un’antologia che raccoglieva i suoi scritti sull’importanza di un’istruzione specifica per le donne. Mistral sosteneva infatti che queste percepivano e assimilavano le materie umanistiche in modo peculiare.
Grazie a una borsa di studio messicana, tra il 1923 e il 1924 intraprese un viaggio significativo negli Stati Uniti e in Europa, toccando città come New York, Washington D.C., e poi l’Italia, la Francia e la Spagna. Strinse un legame profondo con il continente europeo. Fu nominata segretaria delle sezioni americane della Lega delle Nazioni e dell’Istituto di Cooperazione Intellettuale a Ginevra e Parigi, rimanendo in Francia fino al 1932.
Al pari di molti intellettuali latinoamericani del suo tempo, Mistral intraprese la carriera diplomatica, servendo come console cileno dal 1932 fino alla sua scomparsa. Ricoprì questo ruolo in diverse città, tra cui Napoli, Madrid, Petrópolis, Nizza, Lisbona, Los Angeles, Santa Barbara, Veracruz e New York. La sua netta posizione antifascista le impedì, in un certo periodo, di esercitare l’incarico in Italia. Tenne numerose conferenze in scuole e università, diventando una voce autorevole e influente. Il suo “messaggio femminista” fu considerato antesignano, rivendicando la piena equiparazione della donna all’uomo. Partecipò attivamente anche alla Commissione per la condizione giuridica e sociale delle donne. Poco prima della sua morte, pronunciò un significativo Messaggio sui Diritti Umani all’Assemblea delle Nazioni Unite.
Nonostante i viaggi e gli incarichi prestigiosi, Gabriela Mistral si sentì spesso una figura errante, tormentata da un profondo senso di sradicamento e di non appartenenza. Una vera e propria «straniera» che aveva perso le proprie tradizioni e che sognava una patria utopica. Tema ricorrente in poesie toccanti come El país de la ausencia e La extranjera.

Dolore personale e riconoscimenti
Profonde sofferenze personali costellarono la vita di Gabriela Mistral. Oltre al tragico amore per Romelio Urreta, la devastò la prematura scomparsa del nipote Juan Miguel, affettuosamente chiamato Yin Yin. Nel 1943, a soli diciassette anni, Yin Yin, cresciuto con lei e da lei considerato quasi un figlio, morì in circostanze misteriose. Sebbene la versione ufficiale parlasse di suicidio, Mistral rimase convinta si trattasse di omicidio. Questa perdita lacerante segnò profondamente la sua poesia, in particolare l’ultima raccolta, Lagar.
Nel 1945, anno cruciale che vide la fine della Seconda Guerra Mondiale, Gabriela Mistral raggiunse l’apice del riconoscimento internazionale con l’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura. Fu la prima donna latinoamericana a ricevere tale onore. La notizia le giunse quasi contemporaneamente a quella della tragica morte del nipote. In Svezia, fu celebrata come «la grande interprete della misericordia e della maternità, la regina spirituale di tutta l’America Latina.»
Nel corso della sua vita, ricevette numerosi altri prestigiosi riconoscimenti, tra cui lauree honoris causa da diverse università e il Premio Nazionale di Letteratura del Cile nel 1951. Nel 1953, fu nominata console a New York, una città che percepiva come «Troppo fredda e senza nome.» Proprio a New York risiedeva la scrittrice statunitense Doris Dana, con la quale nel 1946 aveva intrapreso una relazione sentimentale intensa e profonda. La loro corrispondenza, raccolta postuma nel volume Niña errante, rivela un legame affettivo complesso, segreto e reso difficile dalla distanza.
Gabriela Mistral morì a New York il 10 gennaio 1957, all’età di 67 anni, assistita dalla fedele Doris Dana. La causa della morte fu un cancro al pancreas. Nove giorni dopo, i suoi resti furono traslati in Cile, e il governo cileno decretò tre giorni di lutto nazionale in segno di profondo rispetto.
L’eredità e le sue volontà
Nel suo testamento, redatto a New York nel 1956, Gabriela Mistral designò Doris Dana come sua erede universale ed esecutrice testamentaria. Le lasciò i diritti di pubblicazione e i proventi delle sue opere in tutto il mondo, ad eccezione del Sud America. Tuttavia, Mistral non dimenticò le sue radici. Dispose infatti che i proventi delle vendite dei suoi libri in Sud America e i suoi beni in Cile fossero devoluti ai bambini poveri di Montegrande, la sua amata terra natale. Espresse inoltre il desiderio di essere sepolta nella «amata città di Montegrande, Elqui Valley, Cile». Questo suo desiderio fu esaudito nel 1991, quando il cerro Fraile, vicino a Montegrande, fu ribattezzato Cerro Gabriela Mistral in suo onore.
L’attuazione del testamento, tuttavia, incontrò notevoli ostacoli. Durante il regime di Pinochet, un decreto del 1979 tentò di sottrarre a Doris Dana la gestione dei diritti d’autore. Il decreto rese inapplicabile parte delle volontà testamentarie e di fatto lasciò i proventi nelle casse delle case editrici. Nonostante l’abrogazione del decreto nel 2003, la situazione non migliorò per la «cattiva amministrazione dei fondi» da parte della fondazione francescana incaricata della gestione. Ancora oggi si dibatte sul destino del lascito destinato ai bambini di Montegrande, che sembrano aver ricevuto scarsi benefici.
Mistral ebbe con la sua terra natia un rapporto complesso e ambivalente. Sebbene fosse ampiamente riconosciuta all’estero, in Cile fu spesso oggetto di critiche e discriminazioni a causa dei contenuti delle sue opere. Questi infatti si distaccavano significativamente dai canoni di una società descritta come «maschilista, centralista ed elitaria.» Tutto ciò insieme allo «scarso rispetto dimostrato dal governo per le disposizioni testamentarie», spinse Doris Dana a ritardare la donazione di oltre 40.000 manoscritti e 250 lettere al governo cileno. Donazione che avvenne solo dopo la sua morte nel 2006.
Nonostante le controversie, il Cile ha simbolicamente onorato la memoria di Gabriela Mistral. L’Organizzazione degli Stati Americani ha istituito in suo onore il Premio Gabriela Mistral. La sua effigie è apparsa sulla banconota da 5000 pesos cileni. Numerosi luoghi in Cile portano il suo nome, tra cui l’Università Gabriela Mistral e il Centro Cultural Gabriela Mistral a Santiago.
Conclusione
Gabriela Mistral fu molto più di una semplice poeta. Fu un’educatrice appassionata, una figura pubblica influente e una diplomatica impegnata. La sua opera, impregnata di dolore, di una maternità elevata a simbolo universale e di un viscerale legame con la terra e le sue origini, seppe dare voce alle «aspirazioni idealiste dell’intero mondo latino americano.»
La sua storia ci ricorda le sfide affrontate dalle donne nel mondo della letteratura e la costante necessità di equità e inclusione. Il suo lascito, sia poetico che umano, continua a vivere, illuminando il cammino delle generazioni future.
Cinzia Inguanta
Foto in alto: Gabriela Mistral – Getty Images
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