Ve lo ricordate Cioè, il giornalino delle ragazzine degli anni ’80?

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Posta del cuore, consigli per il trucco, ma anche poster dei big da appendere in cameretta e adesivi da applicare sul diario scolastico. 

Per le ragazzine degli anni ’80 ogni settimana c’era un appuntamento fisso in edicola: l’uscita di Cioè, un giornalino edito da Panini (dall’ottobre 1980) e confezionato con parametri completamente nuovi per l’epoca. La testata riprendeva la parola più diffusa nei dialoghi fra i giovani, parola che oggi molti giovanissimi hanno storpiato in “cè” ma che allora si usava come intercalare onnipresente. Super colorato e con le pagine di adesivi in regalo era una novità assoluta, e venne presto copiato da molti altri editori. Oggi come allora contiene notizie sui big e rubriche su quelle che oggi, da adulte, noi potremmo forse considerare sciocchezze. Negli anni ’80 una componente fondamentale erano i poster in regalo da appendere in camera da letto e che ci facevano sognare, perché non c’era ancora zio internet sempre pronto a fornire le foto dei cantanti o degli attori del cuore. 

E poi c’era la posta. Quella posta piena di dubbi adolescenziali sul sesso, sul trucco, sul difficile rapporto con i genitori. Quando ancora si poteva fare una domanda e dare una risposta senza il terrore di incappare in un’azione legale. Ricordo nettamente una lettera che chiedeva consigli per ottenere un trucco “che non si vede” perché i genitori di quella ragazzina erano contrari al fatto che usasse dei cosmetici. Oggi questo passaggio avviene fra gli undici e i tredici anni, la ragazzina in questione ne aveva sedici e non era certo l’unica in quella situazione. Anticipare troppo tutto ciò che fa sentire adulte le ragazzine provoca in loro uno squilibrio che faticheranno a recuperare. È vero che se “lo fanno tutte” essere diversa le può far sentire escluse, ma è anche vero che hanno bisogno di vivere serenamente la loro età per maturare quella consapevolezza che permetterà loro in futuro di scegliere come vogliono essere, senza uniformarsi forzatamente a ciò che viene loro imposto dalla società.

La risposta del giornale, ineccepibile, fu che il make up è per definizione qualcosa di visibile, che modifica l’aspetto del viso, non ne esiste (e non avrebbe motivo di esistere) uno che non si vede. Il consiglio, saggio, era quello di parlare con i genitori per arrivare ad avere il loro permesso per utilizzare un trucco leggero. 

Nel bene e nel male Cioè è entrato nella vita di molte ragazze, mi piacerebbe sapere chi lo leggeva e quali ricordi ne conserva; ma anche notizie di chi lo legge oggi. Scrivetemi, se vi va. 

Erna Corsi

Foto in alto: elaborazione grafica di Erna Corsi

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