L’incontro, di Michela Murgia. Un racconto che riporta indietro nel tempo

Michela Murgia
Ne L’incontro il ritorno a quando le estati volevano dire spensieratezza, gli anziani erano memoria e la comunità appartenenza.

Nel 2012 è uscito per Einaudi L’incontro, un racconto lungo di Michela Murgia. L’autrice ci catapulta negli anni ’80, in una Sardegna rurale fatta di piccoli paesi e tradizioni.

Maurizio ha dieci anni e, come ogni anno, viene portato in campagna dai nonni per trascorrere l’estate. Il ragazzino attende con trepidazione quella parentesi di vita, specchio di una comunità che non può vivere altrove. «A Maurizio non veniva così facile dire noi, perché non c’è plurale nel mondo di un figlio unico, educato dalla solitudine a diventare per sempre l’unica misura di se stesso» scrive Murgia, sottolineando quanto Maurizio desiderasse entrare a far parte di quel ‘noi’ che «non era un pronome come negli altri posti, ma la cittadinanza di una patria tacita dove tutto il tempo si declinava così, al presente plurale.» Così ogni estate ritrova gli amici di scorribande e, tra appostamenti per la caccia agli uccelli acquatici, costruzione di zattere con le cassette di polistirolo, avventure e racconti folkloristici dei vecchi del paese la sua estate si tinge di appartenenza.

Ne L’incontro, però, si racconta anche di quanto sia fervente l’appartenenza parrocchiale. All’arrivo di un nuovo prete, quindi alla nascita di un’altra parrocchia, la comunità si sgretola, dividendosi. Nascono così asti, inimicizie e addirittura antagonismo tra chi, fino al giorno prima, era stato buon amico. Sarà la saggezza dei più giovani a risolvere quella che poteva diventare una guerra a colpi di rosari e processioni.

Michela Murgia, con la sua inconfondibile penna, ci regala un piccolo quadro con la splendida cornice della Sardegna e degli anni in cui le giornate dei bambini erano piene di niente pur racchiudendo moltissimo. L’incontro è un piacevole ritorno a un’epoca che non c’è più, che quelli nati prima della generazione Z ricordano con nostalgia e che le generazioni successive non potranno più vivere.

Serena Pisaneschi

Foto in altro: Michela Murgia

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