Fiori sopra l’inferno, un libro che svela la capacità di guardare oltre

Il romanzo di Ilaria Tuti è una discesa nel buio dell’animo umano, ma è anche una finestra aperta sulla sua redenzione. 

Recentemente, su RAI1, è andata in onda la serie televisiva tratta dal romanzo di Ilaria Tuti Fiori sopra l’inferno, diretta da Carlo Carlei e interpretata da Elena Sofia Ricci, Giuseppe Spata e Gianluca Gobbi. Il libro è edito da Longanesi nel 2018 ed è ​​vincitore del Premio Edoardo Kihlgren Opera Prima Città di Milano, finalista al POP (Premio Opera Prima) 2018, finalista al Premio NebbiaGialla per la letteratura noir e poliziesca 2018. Lo potete trovare anche su Audible, narrato dalla voce di Federico Zanandrea.

La trama si sviluppa intorno alle indagini della polizia che si muove sulle tracce di un presunto assassino. Quando i crimini diventano più di uno viene ipotizzato che si tratti di un serial killer, ma qualcosa non torna. Il commissario Teresa Battaglia riscontra anomalie nel modus operandi adottato per i vari crimini. La sua lunga esperienza le suggerisce di trovarsi davanti a qualcosa di assolutamente insolito, qualcosa che non risponde ai canoni tradizionali della criminologia e che si spinge ben oltre rispetto alle loro ipotesi basate sui parametri standard canonizzati dagli esperti. 

«È forse bravo un lupo che divora la preda o è semplicemente se stesso?»

Il commissario è una donna che appare forte anche attraverso le sue debolezze, non perché sia incrollabile, ma proprio perché conscia dei limiti umani. Il rapporto di profonda fiducia sui colleghi si basa proprio su questo, così come le sue intuizioni che spesso dipanano un caso difficile prendendo in considerazione anche le ipotesi che sembrano meno credibili. In questo romanzo un caso apparentemente scontato si rivela il sintomo di un male molto più grande che qualcuno ha tentato disperatamente di nascondere agli occhi del mondo.

«Si fugge da ciò che spaventa e ferisce, o vuole farci prigionieri.»

La scrittura ricca di Ilaria Tuti descrive il paesaggio montano e la piccola comunità che lo abita con dovizia di particolari, rendendoli vicini e reali. La risonanza emotiva che si crea con i personaggi alimenta il crescendo della tensione verso un finale che, seppure intuibile da un certo punto in avanti, concede spazio alla speranza e a un senso vero di giustizia.

Erna Corsi

Foto in alto: di Francesco Ungaro

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