Girl Power: scuotere una società che continua a sbagliare

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È fondamentale che le donne facciano rete tra loro, ma perché avvenga il cambiamento devono agire gli uomini.

Qualche giorno fa ho visto un film su Netflix, si intitola Girl Power.  I protagonisti sono tipici adolescenti di un liceo americano, tutti presi da se stessi, dallo sport e dai turbamenti ormonali. Film del genere ce ne sono a centinaia, mi direte, ma in realtà non è così. Non c’è la solita lotta di classe tra cheerleader e secchione o atleti e nerd, qui l’argomento è diverso, qui si parla di sessismo e prevaricazione maschile. Le ragazze del film subiscono ogni genere di angheria sessista, dalle liste di gradimento e sgradimento, praticamente tutte a sfondo sessuale, alle vere e proprie prepotenze fisiche.  Anche la scuola regge il gioco del patriarcato esaltando la squadra maschile di football e il suo immancabile capitano, squadra che tra l’altro porta a casa ben pochi risultati positivi, mentre la squadra femminile di calcio, regolarmente vincente, non viene nemmeno considerata. Qualcuno però si accorge di tutto questo, una ragazzina timida e riservata che è stata bollata come “la più ubbidiente”. Mossa dai racconti di lotta femminista della mamma e grazie a una colonna sonora spettacolare, decide di creare una fanzine anonima e distribuirla in tutto il liceo. Le altre studentesse cominciano ad aprire gli occhi, a domandarsi perché debbano sottostare a discriminazioni continue che vanno dal mancato riconoscimento dei meriti alla libertà di abbigliamento. Inizia così una lotta silenziosa ma serrata nella quale le studentesse trovano sostegno reciproco formando un gruppo solido.

Questo film mi ha fatto molto riflettere.  Ancora una volta ho rafforzato in me la convinzione che le donne debbano fare rete e aiutarsi a vicenda, perché unite hanno molto più potere e a volte serve la spinta di qualcuna per muovere il primo passo. Ma ho anche capito che, sebbene succeda che le sceneggiature tendano un po’ a ingigantire gli eventi per creare conflitti e climax, qui di gonfiato non c’è proprio nulla. Le donne sono costantemente oggetto di giudizio e di etichettatura e ogni parere ha sempre uno sfondo sessuale, sfido chiunque a negarlo. Nel film tutto parte da quelle liste in cui i ragazzi trattano le ragazze come oggetti, liste che, nel piccolo cervello testosteronico maschile, dovrebbero essere lusinghiere, ma che invece fanno sentire le compagne come animali alla fiera del bestiame. Che cosa li rende legittimati a esprimersi in quegli spregevoli termini? Che cosa legittima chiunque a farlo?

Andando oltre il film, questo succede anche nella vita reale. Da sempre le donne sono trattate come prede sessuali, il loro corpi mercificati, messi in mostra come trofei vuoti. Perché tutto questo? Perché non si capisce che c’è tanto di più e oltre? E se qualcuno ribatte dicendo che anche i corpi maschili sono trattati allo stesso modo rispondo che è vero, ma molto di meno, in tempi solo recenti e con indole meno animalesca. Perché in pubblicità non si vede mai un uomo addentare una banana o leccare un gelato, invece di donne che lo fanno, e in modo pure lascivo, è pieno il marketing? Perché un’immagine sexy vende, fosse anche un prodotto scadente. Ed ecco che si ritorna alla mercificazione del corpo femminile a sfondo puramente sessuale. Ma c’è anche un’altra domanda che mi gira in testa da un po’: perché tu, uomo, ti senti giustificato a esprimere il tuo parere non richiesto? Perché ti senti libero di classificare una donna solo per un attributo fisico? Chi te l’ha data, questa libertà?

Credo che la risposta più ovvia sia la società che, dipingendo da sempre le donne come corpi utili solo allo scopo riproduttivo, ha messo tutto il resto in secondo piano, ma anche terzo e quarto.  Ancora gli uomini più belligeranti potrebbero dire che anche le donne esprimono tali pareri e non li contesto affatto, ma credo sia palese che le basi sociali da cui partiamo siano diverse. È innegabile quanto l’aspetto fisico sia considerato una caratteristica fondamentale per una donna, una caratteristica che comunque la lega alla superficialità del ruolo che potrebbe mai ricoprire. Un apprezzamento estetico su una donna ha il sovrumano potere di svilire immediatamente la donna che ne è oggetto sia a livello culturale che professionale, ma la stessa cosa non succede agli uomini. Una professionista seria e competente se non rispetta i canoni estetici come minimo è str*nza e raccomandata, se invece li rispetta ha offerto favori sessuali, è incompetente o addirittura si tratta della segretaria di un chicchessia professionista uomo.

Manifestazioni, convention, eventi sociali, spettacoli ecc. sono posti in cui possiamo trovare schiere di donne con le gambe scoperte o il décolleté generoso, e a fare cosa? Portare birre, reggere ombrellini, indicare i bagni. Tutto questo perché serve la calamita, l’esca che attira l’uomo. La società vede da sempre la donna come oggetto o poco più, non è possibile negare questo fatto. Qualcuno dirà che le donne stesse si mettono in mostra, è vero, verissimo, ma un certo vanto esteta non mi sembra un gran danno se l’intelligenza comune riesce ad andare oltre. Purtroppo però di questa intelligenza è carente una buona parte della popolazione mondiale, e allora la donna che ha piacere a mostrare il proprio corpo come espressione di sé diventa quella facile, quella sessualmente allettante, la preda, appunto.

Mi duole molto affermare che, dopo secoli di progresso, evoluzione e conquiste eccezionali in moltissimi campi, in quello più importante, quello umano ed empatico, si continui a rimanere poco più lontano dei blocchi di partenza. C’è un enorme errore di fondo, proprio alla base della cultura, che è il caso che gli uomini debbano cominciare a considerare come tale. Devono riuscire a vederlo e non ripeterlo, lottare anche loro con quella rete di donne che si batte da secoli. Perché il commento sessuale, lo svilimento, la pacca sul sedere se la propria squadra perde non sono comportamenti goliardici o di poco conto, sono pietre che affossano il valore delle donne, gettate da uomini che non sanno andare oltre una basica (e sbagliata) educazione sessista. È anche da questo che deve partire il cambiamento, perché lottare contro corrente è molto faticoso. So che le donne non si fermeranno mai, le braccia si sono irrobustite e la spinta è diventata più forte, ma se gli uomini non cominceranno a capire che stanno sbagliando, che la società deve cambiare, la traversata sarà ancora lunga e difficile. E io, se fossi un uomo che non riconosce tutto questo o, peggio, lo riconosce e lo sostiene, comincerei a domandarmi chi sia il vero animale da fiera del bestiame (con tutto il rispetto per gli animali da fiera del bestiame).

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Girl Power

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