Virginia Woolf e la sua stanza: tra fantasia e verità con ironia

Virginia Woolf
Una stanza tutta per sé dopo oltre novant’anni regala infiniti spunti di riflessione sempre attuali con un linguaggio ironico e tagliente.

Virginia Woolf è considerata una delle principali figure della letteratura dello scorso secolo. Scrittrice e saggista attivamente impegnata per i diritti delle donne, non ha certo bisogno di presentazioni. Nella sua produzione letteraria c’è tuttavia un libriccino, poco più di cento pagine, che merita di essere ricordato.

Una stanza tutta per se è un saggio pubblicato nel 1929, che ancora oggi ha da suggerire infiniti spunti di riflessione. Tutto nasce dall’esigenza della protagonista di tenere delle conferenze alle università di Oxford e Cambridge sulle donne e sul romanzo, argomento non così scontato come può sembrare. Partendo dal dilemma su come tale argomento dovesse essere inteso e quindi affrontato, l’intenzione era di offrire al suo pubblico almeno un nocciolo di pura verità. Riuscirà infine ad offrire “solo” un’opinione su una questione piuttosto secondaria: una donna, se vuole scrivere romanzi, deve avere soldi e una stanza tutta per sé. Virginia Woolf e la sua protagonista cercheranno di spiegare al loro pubblico come siano giunte a questa conclusione. In realtà vi svelo che la protagonista di questo saggio è anonima, è una donna senza nome e che per questo potrebbe essere ognuna di noi.

È un saggio in cui la verità si mescola alla fantasia, tocca a chi legge cercare dove sia la verità. Sono inventati ad esempio i riferimenti a una fantomatica Judith, sorella di Shakespeare, anche lei desiderosa di scrivere, di viaggiare e vedere il mondo come suo fratello ma alla quale tutto questo non è concesso. Una donna può e deve solo occuparsi di attività domestiche e di bambini, questo non è inventato considerato il periodo storico di chi scrive. Judith si ribellerà a tutto questo, ma il suo gesto non avrà proprio gli esiti che si augurava. Già su questo aspetto le riflessioni su questioni attualissime si sprecano.

Il viaggio della nostra anonima protagonista prosegue esaminando gli scaffali di una biblioteca alla ricerca delle donne. Gli scaffali sono pieni di libri su donne di cui gli uomini scrivono, raccontano. Donne che ispirano le loro poesie. In tutto questo le donne non hanno però modo di parlare, anzi scrivere, usando la loro stessa voce: in pratica non hanno facoltà di parola. A dire il vero qualche scrittrice all’epoca c’era, ce ne sono state anche prima. La nostra saggia protagonista non le dimentica, ma si accorge che sono poche, anzi pochissime e, guarda caso, nessuna di loro aveva figli. George Eliot arrivò addirittura a usare uno pseudonimo maschile per essere presa in considerazione: il suo vero nome era  Mary Anne Evans. Dal 1800 a oggi, passando per la scrittura della metà del Novecento della nostra Alba de Cespedes, tacciata di scrivere romanzi rosa, forse certi pregiudizi sulle capacità al femminile (non solo come scrittrici s’intende) sono ancora piuttosto radicati.

Questo lungo viaggio nel mondo femminile che c’è e non c’è avviene con un linguaggio ironico e tagliente sorprendente. Una meraviglia che, essendo l’autrice per l’appunto una donna, abbiamo anche rischiato di perdere. Chissà quante altre perle ci sono sfuggite.

La protagonista si interroga anche sul perché gli uomini siano così restii a concedere spazi e riconoscimenti alle loro amate consorti, figlie e prima ancora madri. Forse perché immaginando l’inferiorità dell’altro sesso l’uomo riesce a sentirsi superiore? La questione si presta a un dibattito ampio. Vale la pena chiedersi se la domanda che si pone Virginia Woolf possa essere alla base di molti, troppi,  episodi che leggiamo sulle cronache quotidiane. Sono fenomeni culturali e sociali sui quali una riflessione è urgente, e trovare soluzioni lo è ancora di più. Dal canto suo credo che se Virginia Woolf potesse dare una sbirciata al mondo del 2021, potrebbe anche inorridire.

Paola Giannò

Foto in alto: Virginia Woolf, ritratto di George Charles Beresford, 1902

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