Ilaria Ciofini: una donna con una vita piena di passioni

Ilaria Ciofini
Sport e musica portati avanti con passione al di là di pregiudizi e stereotipi, con il sogno che, prima o poi, la società apra gli occhi.

Ilaria Ciofini, vicepresidente Uisp, calciatrice e musicista, è sicuramente una persona che non si tira indietro. Una donna con una vita piena di passioni. Ci incontriamo virtualmente, grazie a una delle tante piattaforme che nell’ultimo anno sono state protagoniste indiscusse di qualsiasi tipo di comunicazione. Mi accoglie nel salotto di casa sua, dopo una giornata di lavoro e in attesa che chi è ai fornelli prepari la cena.

Ilaria, raccontaci com’è iniziata la tua carriera nel calcio.

«Sono approdata al calcio a diciannove anni, in modo del tutto casuale, anche se da bambina ci ho sempre un po’ giocato sia con mio padre che con gli amici, al campino. Figurati che da adolescente praticavo la pallamano e proprio alcune ragazze, che avevano smesso di giocare a pallamano e si erano “spostate” sul calcio, sapendo che ero portata, mi hanno invitata a giocare con loro.»

Hai iniziato con il calcio a undici, poi sei passata al calcio a cinque.

«Sì, ho giocato a calcio a undici fino a due anni fa. Ho iniziato nello Stella Azzurra di Arezzo, dove ho trovato una vera e propria famiglia e un’occasione di grande crescita sia sportiva che personale, poi mi sono spostata a Siena, al San Miniato, per sei anni. Nel 2019 ho fatto la scelta di passare al calcio a cinque, anzi al futsal, usando una terminologia tecnica, entrando a far parte del San Giovanni e gareggiando in un campionato FIGC in serie A2.»

Ci sono differenze tra il cacio a undici e il futsal?

«Il calcio a undici è fatto più di attese mentre il futsal è più dinamico. Si gioca più velocemente, la reattività sia fisica che mentale è molto diversa, per questo anche la preparazione atletica è differente.»

E invece tra calcio femminile e maschile ci sono differenze?

«Le differenze sono dovute solo all’atteggiamento con cui ci si pone di fronte al calcio femminile, solitamente un atteggiamento di superiorità. Il calcio è un caposaldo della cultura popolare, una di quelle cose tanto care e intoccabili all’uomo, che spesso non ammette il valore e la validità del calcio femminile. Mi è capitato di palare con amici o conoscenti e mi sono resa conto che la nostra realtà sportiva è tristemente sottostimata, non creduta, perché si tende a voler paragonare i due tipi di gioco. Il calcio è l’unico sport in cui si cerca il paragone, non sento mai confrontare le prestazioni di una nuotatrice a quelle di un nuotatore, per esempio, però quando si parla di calcio ecco che non se ne può fare a meno. E questo succede perché il calcio è intoccabile, emblema stesso della mascolinità se vogliamo, e non ammette niente di diverso. Ma è innegabile che il calcio femminile sia diverso, sia per caratteristiche tecniche che per atteggiamento, e lasciami dire che sono felice che il calcio femminile sia privo di quelle sovrastrutture che caratterizzano (e penalizzano) il calcio maschile, perché è più genuino, più sentito sia in campo che fuori. Detto questo, però, mi dispiace molto che il nostro impegno, così come la passione che ci muove, non venga apprezzato, e penso che per “istruire” l’uomo a vedere un palmo oltre il proprio naso e accettare che il calcio femminile esiste e ha pari valore sarebbe importante trasmettere le partite in tv, far capire che c’è anche una realtà diversa e altrettanto importante.»

Ilaria Ciofini

Secondo te cosa è necessario fare per rendere gli sport “di genere” più inclusivi, a cui possano giocare sia i bambini che le bambine senza sentirsi giudicati?

«Ritengo che l’input debba nascere dalle scuole. Per quanto riguarda il calcio andrebbe seguito il modello americano, infatti non è un caso che l’America abbia vinto i Campionati Mondiali. Ho messo al primo posto la scuola e non la famiglia non perché non ritenga la famiglia importante, ma perché occorre sdoganare certe mentalità e la scuola è il primo passo. Ci sono esperienze che si fanno al di fuori dell’ideologia del nucleo familiare ed è vitale che la scuola possa fornire gli strumenti giusti per rendere i ragazzi e le ragazze liberi e libere, specialmente se crescono in un contesto familiare di vedute troppo ristrette. È impossibile ambire a risultati sportivi importanti se non c’è la cultura del calcio femminile, infatti la prestazione ai Mondiali della nostra nazionale ha segnato un risultato epocale e speriamo sia un forte stimolo a promuovere questo sport. Non ci dovrebbe essere un’identità di genere nello sport, dovrebbe essere solo passione e divertimento.»

Come hai passato il periodo del Covid?

«Giocando in un campionato A2 non abbiamo mai smesso di allenarci e giocare, certo non c’era pubblico, ma riallacciandoci a quanto detto poco fa le nostre partite non vantano gli spettatori del calcio maschile e quindi noi siamo abituate a scendere in campo già cariche di adrenalina senza bisogno che ci sia un pubblico sugli spalti a sostenerci: siamo molto motivate fin dagli spogliatoi. Io personalmente sono stata in quarantena venticinque giorni perché sono risultata positiva a novembre e la cosa più difficile è stata recuperare la forma dopo uno stop così lungo, a trentaquattro anni si fa più fatica che a ventiquattro, anche se alla fine avevo organizzato un circuito di allenamento in casa anche per non andare fuori di testa.»

So che oltre a giocare a calcio sei anche musicista.

«Sì, suono il basso elettrico in un gruppo rock tutto al femminile, che si chiama I Scream, abbiamo inciso due album auto pubblicati composti da inediti. Suono anche la chitarra in un duo acustico, le MAD, con il quale facciamo prevalentemente cover, ma abbiamo anche composto l’inedito Ruggine

Progetti futuri?

«Sicuramente tornare a suonare. La pandemia ci ha tolto il momento di condivisione che ci regala la musica, mi auguro che a breve si possa riprendere a fare concerti. Poi ricominciare con il campionato di calcio, sia come vicepresidente Uisp che come atleta.»

Ci salutiamo dopo un’ora e la prima cosa che mi viene in mente chiusa la chiamata è la citazione cinematografica che aveva alle spalle Ilaria e che ha fatto da sfondo per tutta l’intervista: la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita. Aveva proprio ragione Forrest Gump, la vita riesce sempre a sorprenderti ed è molto piacevole quando ti presenta una donna che segue le proprie passioni senza farsi scoraggiare dai pregiudizi, lottando per creare un mondo in cui poter essere più libere.

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Ilaria Ciofini

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo

1 commento su “Ilaria Ciofini: una donna con una vita piena di passioni”

  1. Pingback: Sport al femminile: il valore non riconosciuto - L'Altro Femminile

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Solve : *
30 − 10 =