Una rivoluzione sentimentale, una storia che insegna a sporcarsi le mani

Molte sono le rivoluzioni che si possono intraprendere nel corso della vita e Zelda si troverà ad affrontarne una fondamentale.

Nell’ottobre del 2016 esce per Salani Una rivoluzione sentimentale, secondo romanzo di Viola Ardone.

Zelda, precaria ricercatrice universitaria, decide di dare una scossa alla propria vita accettando la cattedra di ruolo in un liceo scientifico di provincia. Andrà ad insegnare italiano e latino in una quinta e si troverà ad affrontare una realtà diversa anni luce dalla propria. Lei, ragazza di buona famiglia, ordinata, poco incline a trasporti emotivi e cresciuta in una famiglia che le ha regalato pochissimo affetto, si troverà al cospetto di ragazzi e ragazze del popolo, sanguigni e coloriti. A cominciare dal linguaggio, la differenza tra l’insegnante e la classe è marcata soprattutto dal modo in cui affrontano rispettivamente la vita. Zelda resta in superficie e mette distanza tra sé e gli altri. La classe invece è irrequieta, si batte per ciò in cui crede e tenta una rivoluzione.

La visione del vivere di Zelda, ostinatamente prudente, viene scossa da una manciata di alunnə che non temono il rischio di prendere una posizione. Loro, direttamente e indirettamente, le faranno aprire gli occhi. Le faranno capire che galleggiare non è come nuotare, che lasciarsi trasportare dalla corrente, poi, porta in luoghi da cui è difficile tornare indietro. Ma anche lei insegnerà loro qualcosa, sebbene non si credesse affatto capace.

Una rivoluzione sentimentale è un romanzo che ispira al movimento. Zelda viene sbalzata dal suo mondo di ovatta e si rende conto che, sopravvivendo, va a finire che non si prova niente. Al pari di Amerigo, Oliva ed Elba anche questo personaggio di Ardone dimostra coraggio, anche se deve lottare un po’ con se stesso per cedere e accedere alla propria rivoluzione. E una volta iniziata una rivoluzione non è più possibile tornare indietro, di qualsiasi rivoluzione si tratti.

Riflettendo sulla frase di Don Milani: «A che cosa sarà servito avere le mani pulite se le abbiamo tenute in tasca?», che fa da fil rouge per tutte le rivoluzioni del romanzo, Ardone/Zelda ci fa capire che avere le «mani sporche della vita» è l’unico modo per vivere. E poi, una volta che le mani si sono sporcate, come si fa a rimetterle in tasca?

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Viola Ardone

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