Educazione sessuale e affettiva sono temi scomodi e purtroppo ignorati dalla società. Re.Vulva lavora affinché queta dannosa omertà cada.
Uno dei grandi temi inesplorati – ma diciamo pure volutamente ignorati – dalla società è l’educazione sessuale e affettiva. Chiusura e disinformazione primeggiano, i programmi scolastici non vogliono includerla e le nuove generazioni si trovano a fare i conti con una miscellanea di input sbagliati, molto spesso sessisti e anche un po’ bigotti.
Ma allora come si può diffondere un’educazione sana e costruttiva? Nel 2021 Martina Cacciato, consigliera comunale di Prato, ha fondato Re.Vulva insieme a Elisa Bartolini, educatrice professionale e sessuale, laureanda in Psicologia Clinica, e Costanza Gori, consulente sessuale laureanda in Psicologia Clinica e docente alla FUA, con lo scopo di diffondere conoscenza e informazioni e abbattere l’omertà che aleggia da sempre sopra il tema della sessualità.
Abbiamo chiesto a Martina Cacciato di spiegarci cos’è Re.Vulva – La Rivoluzione dal Basso, e come lavora sul territorio.
Martina, cos’è Re.Vulva?
«Re.Vulva è un collettivo che si occupa di educazione sessuale e affettiva, con un approccio inclusivo, femminista, scientifico e accessibile. È nato dal desiderio di creare spazi sicuri dove poter parlare di corpo, piacere, identità, relazioni e diritti, rompendo i tabù e contrastando la disinformazione che ancora circonda questi temi.»
Qual è l’esigenza sociale dietro Re.Vulva?
«L’esigenza principale è colmare un enorme vuoto: quello lasciato dall’assenza strutturale di un’educazione sessuale e affettiva nelle scuole italiane. Questo vuoto produce ignoranza, vergogna, violenza e relazioni poco consapevoli. Re.Vulva nasce proprio per offrire strumenti di conoscenza e consapevolezza, rivolgendosi a giovani e adulti con linguaggi e approcci differenti.»
Alla base del progetto Re.Vulva ci sono informazione, educazione e libertà di scelta, temi di cui si dovrebbe occupare un’educazione sessuale e affettiva valida. Come riesce il collettivo a tamponare queste carenze culturali?
«Attraverso incontri, laboratori, eventi pubblici, contenuti online e collaborazioni con scuole, comuni e associazioni, Re.Vulva cerca di riportare l’educazione sessuale tra le persone. Creiamo spazi dove poter parlare liberamente di piacere, consenso, corpi, orientamenti, stereotipi e affettività. Ogni nostro progetto è pensato per essere accessibile, rispettoso e costruito sull’ascolto di chi partecipa.»
Re.Vulva è molto attivo sul territorio pratese grazie all’attuazione di vari progetti. Ce ne può parlare?
«Certo! Negli anni abbiamo portato avanti percorsi di educazione sessuale per adolescenti e per adulti, cicli di incontri per genitori, laboratori nelle scuole, talk pubblici in spazi culturali, performance e momenti di attivismo. Ogni progetto è pensato a partire dalle esigenze del territorio, e spesso nasce in collaborazione con realtà locali. Uno dei nostri obiettivi è proprio costruire reti e comunità che si prendano cura del benessere sessuale e affettivo delle persone.»
Le ragazze e i ragazzi come accolgono il messaggio di Re.Vulva? E le persone più grandi?
«Le ragazze e i ragazzi lo accolgono con entusiasmo e curiosità. Spesso ci dicono che è la prima volta che qualcuno parla loro di questi temi in modo chiaro, senza imbarazzi o moralismi. Si sentono sollevati, visti, legittimati nelle loro domande e nei loro vissuti. Con le persone adulte ci vuole a volte un po’ più di tempo: possono emergere resistenze, pudori, o il timore di non sapere “cosa dire ai propri figli”.
Ma quando capiscono che il nostro approccio è rispettoso, informato e mai giudicante, si aprono volentieri, e spesso sono loro stessi a chiedere più strumenti per comunicare meglio. Ogni primo giovedì del mese, al Circolo Arci Quinto Martini di Prato, abbiamo come appuntamento fisso il Gruppo di Autocoscienza sessuale. È un bel momento di scambio e di buone pratiche di comunicazione, un buon metodo con il quale riusciamo a entrare in contatto anche con una certa magia e potenza. È difficile spiegare, ma c’è intensità.»
Vista la carenza di un’educazione affettiva valida, com’è possibile instaurare un dialogo aperto con i nostri figli e le nostre figlie in tema di sessualità?
«La chiave è non aspettare che siano loro a fare domande, ma iniziare noi, con semplicità e chiarezza. È importante usare un linguaggio adatto alla loro età, essere onesti, non giudicanti e disponibili all’ascolto. Anche ammettere di non sapere tutto è un buon punto di partenza: possiamo imparare insieme. Il dialogo sulla sessualità non è una “grande conversazione da fare una volta sola”, ma un processo che accompagna la crescita.»
Nel tempo Re.Vulva ha affiancato altre realtà del territorio che si occupano di parità di diritti. Che esperienze ha avuto nella collaborazione con queste realtà?
«Le collaborazioni sono uno dei punti di forza di Re.Vulva. Abbiamo lavorato con associazioni femministe, centri antiviolenza, collettivi LGBTQIA+, biblioteche, spazi culturali, scuole e istituzioni locali. Ogni collaborazione è un’occasione di crescita reciproca e un modo per costruire alleanze che rafforzino la cultura del rispetto, del consenso e della libertà.»
Come possiamo seguire le iniziative di Re.Vulva?
«Siamo molto attive su Instagram, dove pubblichiamo aggiornamenti, contenuti informativi e il calendario dei nostri eventi. Organizziamo spesso incontri dal vivo a Prato e in Toscana, ma partecipiamo anche a eventi nazionali. Sul nostro sito è possibile iscriversi alla newsletter per restare aggiornati su tutte le attività.»
Se volete incontrare Martina Cacciato e Re.Vulva, li troverete all’interno del panel di eventi di Monturainbow, che si terrà sabato 17 maggio al parco di Montuliveto a Pistoia.
Serena Pisaneschi
Foto in alto: da sinistra Elisa Bartoli, Martina Cacciato e Costanza Gori
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