Oltre la retorica della Festa dei Lavoratorә: il divario salariale mina l’autonomia femminile ed è una forma inaccettabile di violenza economica.
Il Primo Maggio, Festa dei Lavoratorә, è la data che ci ricorda le conquiste sociali e i diritti ottenuti con lotte spesso aspre e coraggiose. Celebriamo il valore del lavoro, la dignità che conferisce e l’importanza di condizioni eque per tuttә. Eppure, anche in questo giorno di riflessione sui diritti, una ferita ancora sanguina nel tessuto del mondo del lavoro. È il divario salariale di genere, il cosiddetto gender pay gap.
Non si tratta di una semplice disparità economica. Questa forbice, che vede le donne guadagnare mediamente meno degli uomini a parità di mansioni, competenze ed esperienza, è più di una questione di “soldi”. È un attacco diretto all’indipendenza economica femminile. Un ostacolo concreto alla piena realizzazione di sé. Ma anche un sintomo profondo di una cultura che ancora fatica a riconoscere appieno il valore del lavoro delle donne.
Negare l’indipendenza economica significa tarpare le ali, rendere più difficile sottrarsi a situazioni di disagio e limitare le scelte di vita. Si tratta di perpetuare una dipendenza che troppo spesso sfocia in dinamiche di potere squilibrate e, nella sua forma più estrema, in violenza di genere. Una donna economicamente indipendente ha maggiore libertà di autodeterminarsi, di costruire il proprio futuro secondo i propri desideri e bisogni, di allontanarsi da contesti oppressivi.
Il gender pay gap non è un fenomeno isolato, ma si intreccia con una fitta rete di stereotipi che relegano la donna a ruoli marginali, svalutano le sue competenze, la penalizzano nelle progressioni di carriera e la rendono più vulnerabile. È lo stesso retaggio culturale che ci spinge a immaginare la femminilità confinata a «tacco, trucco, allevare figli, tenere la casa…».
È tempo di scardinare questi schemi obsoleti. Tempo di riconoscere che il “sentire” femminile, il modo di approcciarsi all’arte, alla storia, alla scienza, all’imprenditoria non è una debolezza, ma una ricchezza, un valore aggiunto che non può e non deve essere sminuito attraverso una retribuzione inferiore.
L’Altro Femminile nasce proprio con l’intento di illuminare le donne inascoltate, quelle che lottano per affermare il proprio valore al di là dei preconcetti. In questo Primo Maggio, il nostro impegno è puntare l’indice sull’ingiustizia del gender pay gap, sostenere chi rivendica pari dignità economica e contribuire a costruire una società in cui l’indipendenza economica femminile non sia un’eccezione, ma la norma.
Ricordiamo le eroine del passato e sosteniamo le combattenti del presente, consapevoli che la piena uguaglianza passa anche e soprattutto attraverso la parità salariale. Solo così potremo celebrare un vero Primo Maggio per tutte e tutti.
Cinzia Inguanta
Foto in alto: immagine creata con Microsoft Designer
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